Con le bandiere sventolano anche simboli di pace e fratellanza

0

Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Con la macchina del tempo di “Doppio Click”, programma della Radio Vaticana, torniamo a 160 anni fa, ai primi giorni del Regno d’Italia, quando il tricolore diventa la bandiera nazionale. Un’occasione per riflettere sul significato e sui valori associati ad una bandiera, un simbolo su cui si sono soffermati anche vari Pontefici.

È il 14 marzo del 1861. A Torino, durante una seduta solenne della Camera dei deputati, viene approvato il disegno di legge che conferisce a Vittorio Emanuele II il titolo di re d’Italia. In quell’anno, la nascita del nuovo Stato si accompagna anche alla scelta di simboli che identificano non solo la patria, ma anche un popolo. Il Regno d’Italia adotta tre colori – verde, bianco e rosso – per la propria bandiera. Nel resoconto stenografato di quella seduta del 14 marzo del 1861 si coglie il momento storico: “Il voto che oggi ci si chiede conserva il carattere puramente nazionale che il governo ha voluto dargli, e la Commissione unanime confida che sarà veramente un grido d’entusiasmo convertito in legge”. Tre giorni dopo, la legge viene pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. “Il Re Vittorio Emanuele II – si dice nel testo – assume per sé e per i suoi successori il titolo di Re d’Italia”. La storia italiana, dopo quelle prime pagine del 1861, è poi scandita dal passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Nella bandiera viene rimosso lo stemma sabauda. Ma non vengono modificati colori e forma. Nell’articolo 12 della Costituzione si stabilisce che “la bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.

Un simbolo che suscita emozioni

La bandiera, non solo per uno Stato, è un simbolo inequivocabile. Un segno di  identità e di coesione. Un drappo di tessuto colorato che suscita emozioni perché si lega anche alla vita e ai ricordi delle persone. La bandiera è, innanzitutto, un segno di appartenenza. Nel 1916, in occasione del centenario della Gendarmeria fondata nel 1816 da Pio VII, Papa Benedetto XV ricorda i valori legati alla bandiera di questo Corpo che oggi svolge funzioni di ordine pubblico, di sicurezza e di polizia giudiziaria. “I soldati capiscano – sottolinea Benedetto XV – che onorando la bandiera non abbiamo voluto soltanto celebrare la loro Milizia ma anche, attraverso un’immagine di virtù e di fede, ricordare loro di condurre una vita degna del loro ruolo e di mantenere e conservare sempre il rispetto dovuto al Pontefice Romano”. Un’altra bandiera è sullo sfondo, il 6 maggio di ogni anno, di una importante cerimonia per la Guardia Svizzera Pontificia: le nuove reclute, chiamate per nome, si fanno avanti e giurano. La mano sinistra è sulla bandiera della Guardia e la destra è alzata con le tre dita aperte, quale simbolo della Trinità.

Identità e passione

La bandiera è uno dei “volti” più riconoscibili di uno Stato. Nel Motu Proprio del 1929 di Pio XI si ricorda, in particolare, che “la bandiera della Città del Vaticano è costituita da due campi divisi verticalmente, uno giallo aderente all’asta e l’altro bianco, e porta in questo ultimo la tiara colle chiavi”. Le bandiere sono anche il simbolo di una passione. Nel 1953, in occasione dell’apertura dello Stadio Olimpico di Roma, Papa Pio XII ricorda il legame tra sport e bandiere. “Le numerose bandiere, che da oggi in poi sventoleranno affiancate l’una all’altra sui suoi spalti, sono l’espressione della gloria, forse più bella, dello sport, maturata per virtù del Cristianesimo in smagliante realtà”. Ci sono anche bandiere che uniscono Cielo e terra, diventando una certezza in cammini illuminati dalla fede. Nel 1956 la preghiera alla Santissima Vergine di Papa Pio XII si conclude con queste parole: “O Maria, forte come un esercito, dona alle nostre schiere la vittoria. Siamo tanto deboli, e il nostro nemico infierisce con tanta superbia. Ma con la tua bandiera ci sentiamo sicuri di vincerlo; egli conosce il vigore del tuo piede, egli teme la maestà del tuo sguardo. Salvaci, o Maria, bella come la luna, eletta come il sole, forte come un esercito schierato, sorretto non dall’odio, ma dalla fiamma dell’amore. Così sia”.

Amor patrio e valori

Le bandiere sono spesso legate in modo indissolubile ad un popolo, ad una storia, ad una tradizione. Incontrando il 3 maggio del 1959 vari gruppi di impiegati provenienti da varie regioni d’Italia, Giovanni XXIII rivolge in particolare queste parole ad alcuni lavoratori di Siena: “Il vostro glorioso e storico Palio, le vostre sgargianti uniformi, le vostre fiammeggianti bandiere – afferma – sono simbolo di perenne giovinezza, di robusta disciplina, di sincero amor patrio. Diletti figli! Siate sempre incoraggiati al ben fare, e siate benedetti”. Le bandiere identificano non solo Stati ma anche associazioni e componenti del tessuto sociale. All’Angelus dell’11 giugno del 1972 Papa Paolo VI pronuncia queste parole: “Vediamo con piacere, dalle bandiere e dagli striscioni che si alzano sulla consueta assemblea domenicale di piazza San Pietro, che sono oggi presenti anche numerosi lavoratori cristiani. Vi salutiamo tutti con affetto paterno; per codesta vostra significativa presenza, e vi ricordiamo con grande speranza la vostra missione di testimonianza religiosa e sociale, che, proprio in quanto Lavoratori cristiani, siete chiamati a dare dovunque si svolga la vostra fatica quotidiana, in una fedeltà senza compromessi a Cristo e alla Chiesa, e in sicura fiducia di giovare così all’elevazione nella giustizia e nella dignità a tutto il mondo del lavoro”.

Un simbolo da benedire

La bandiera è anche un messaggio di pace. L’8 aprile del 1984, salutando i militari prima delle Messa del Giubileo internazionale, Giovanni Paolo II afferma: “Militari, che da varie parti d’Italia e da numerosi Paesi del mondo siete giunti a Roma per celebrare il vostro Giubileo, siate i benvenuti! Nel rivolgervi il mio saluto cordiale, desidero rendere omaggio alle vostre bandiere, simbolo della Patria e costante richiamo a quei sentimenti di fierezza, di nobiltà, di altruismo, che fanno degna la vita. Cristo vi accoglie oggi sotto il vessillo della Croce. Possa il suo messaggio d’amore e di pace trovare eco generosa nei vostri cuori”. Uno dei primi momenti che seguono la nascita di una nuova bandiera, è solitamente quello della benedizione. Esattamente come è avvenuto il 17 giugno del 1984 in occasione dell’incontro di Giovanni Paolo II con un gruppo sportivo si sciatori svizzeri. “La vostra associazione – ha affermato durante quell’incontro Papa Wojtyła – ha chiesto simbolicamente che la sua bandiera sia benedetta. Il vostro emblema stia a ricordarvi sempre che voi situate la vostra vita, il vostro sport e l’amicizia che vi unisce nel piano di Dio! Con gioia vi benedico e benedico ora il vostro vessillo”.

Tra ricordi ed emozioni

Le immagini che si legano ai ricordi di un viaggio apostolico sono a volte unite allo sventolio delle bandiere. Il 21 dicembre del 2012 Benedetto XVI, nel discorso per gli auguri natalizi alla curia romana, pronuncia queste parole. “Ricordo che, dopo l’arrivo in Messico, ai bordi della lunga strada da percorrere, c’erano interminabili schiere di persone che salutavano, sventolando fazzoletti e bandiere. Ricordo che durante il tragitto verso Guanajuato, pittoresca capitale dello Stato omonimo, c’erano giovani devotamente inginocchiati ai margini della strada per ricevere la benedizione del Successore di Pietro”.

Spirito di fratellanza

La bandiera può anche essere fonte di fraternità. Incontrando il 23 novembre del 2013 i delegati del Comitati Olimpici europei, Papa Francesco ricorda valori legati alla condivisione e alla convivenza tra i popoli. “Anche i cinque anelli intrecciati, simbolo e bandiera dei Giochi Olimpici, stanno proprio a rappresentare – sottolinea Francesco – lo spirito di fratellanza che deve caratterizzare la manifestazione olimpica e la competizione sportiva in generale”. La bandiera esprime poi l’identità di un popolo. Indica la provenienza di un gruppo o di una persona. Papa Francesco in diverse occasioni e in particolare durante l’Angelus, osservando  piazza San Pietro dalla finestra del Palazzo Apostolico, saluta gruppi di fedeli che sventolano vessilli dei loro Paesi. Domenica 30 agosto 2020 pronuncia, ad esempio, queste parole dopo la recita della preghiera mariana: “Saluto tutti voi qui convenuti oggi da Roma, dall’Italia e da diversi Paesi. Vedo le bandiere lì, e saluto la Comunità Religiosa di Timor Est in Italia. Bravi, con le bandiere! I pellegrini di Londrina e Formosa, in Brasile; e i giovani di Grantorto, diocesi di Vicenza. Benvenuti! Vedo anche bandiere polacche, saluto i polacchi; bandiere argentine, anche gli argentini. Benvenuti tutti!”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *