Nigeria, liberate 42 persone rapite in una scuola
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews La notizia della liberazione giunge poche ore dopo il sequestro di oltre 300 studentesse in una scuola nel nord Ovest del Paese. Il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan: le famiglie hanno paura, tanta gente sta ritirando “i propri figli dalle scuole che si trovano in zone più isolate”.
In Nigeria sono stati liberati 27 ragazzi, 3 insegnati e 12 familiari che erano stati rapiti in un istituto lo scorso 16 febbraio a Kagara, nello Stato nigeriano del Niger, nell’ovest del Paese. Non ci sono invece ancora notizia delle studentesse, oltre 300, rapite nella notte dello scorso 25 febbraio nello stato di Zamfara, nel nord ovest del Paese. Le ragazze sono state prese in ostaggio da uomini armati in una scuola secondaria nella città di Jangebe. Militari e polizia hanno lanciato un’operazione congiunta. L’Unione Europea e le Nazioni Unite chiedono il rilascio “immediato e incondizionato” delle studentesse. A questa richiesta si aggiunge l’accorato appello della Chiesa. Il cardinale nigeriano John Olorunfemi Onaiyekan sottolinea, inoltre, che gruppi di banditi agiscono in modo non solo criminale, ma anche crudele. Quella dei sequestri di massa in Nigeria è una piaga che, negli ultimi anni, ha sconvolto più volte il Paese.
R. – Non sappiamo se si tratta di incapacità del governo oppure della non volontà del governo di agire. La Nigeria dispone dell’esercito forse più grande dell’Africa. Non sappiamo perché il nostro esercito, che si è dimostrato così abile in missioni svolte in altri Paesi fuori dalla Nigeria, non sia capace di rendere sicuro il nostro Paese. Questo è il problema. Allo stesso tempo, non si può capire il fatto che il governo non riesca a controllare questa gente che fa parte di gruppi armati. Fanno ciò che vogliono. Hanno portato via oltre 300 ragazze. Ma dove le portano? Gli agenti di sicurezza non li possono rintracciare? Non si tratta di cercare nel deserto. Speriamo di non trovarci di nuovo davanti ad un caso come quello di Cibok avvenuto nel 2014. In quella circostanza, il rapimento di massa era stato opera di un gruppo organizzato, Boko Haram. Gli ultimi sequestri sono stati compiuti da gruppi di banditi. Non sappiamo come riescano a rapire tante ragazze.
È anche a rischio il futuro della Nigeria. Le famiglie hanno paura di mandare i loro figli e le loro figlie a scuola…
R. – Questa è la seconda dimensione della tragedia. La prima è nazionale. Ma la seconda dimensione, che è ancora più terribile, è a livello delle famiglie. Quelle ragazze sono figlie di povera gente. Tanta gente sta ritirando i propri figli dalle scuole che si trovano in zone più isolate. In Nigeria abbiamo un sistema di scuole dove i ragazzi e le ragazze vivono negli istituti. Mangiano lì, dormono lì. Questi luoghi adesso diventano pericolosi. Generalmente, gli attacchi contro le scuole avvengono nel buio della notte, verso l’una o le due di notte. Non è possibile mettere pattuglie di soldati in ogni scuola. Anzi non è una cosa buona. Come possono i bambini vivere e studiare con la presenza di pattuglie di soldati armati?
Eminenza, cosa direbbe agli uomini armati che rapiscono ragazzi e ragazze nelle scuole?
R. – Semplicemente che è crudele ciò che fanno. Non è soltanto criminale. Devono lasciare che le ragazze possano raggiungere le loro famiglie. Certamente queste ragazze sono innocenti. Non hanno fatto niente.