Iraq: elezioni vinte da coalizione sciita

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Iraq, come previsto, la coalizione che riunisce i partiti sciiti ha vinto le elezioni. Ma si tratta di un successo inferiore alle aspettative: l’alleanza sciita si è aggiudicata, infatti, solo 132 dei 275 seggi e non ha ottenuto, quindi, la maggioranza. Si aprono adesso scenari preoccupanti per un Paese già dilaniato da gravi tensioni interne ed anche oggi sconvolto da nuovi episodi di violenza. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Per governare gli sciiti dovranno venire a patti con le altre forze politiche. La maggiore è l’alleanza formata dalle due principali formazioni curde che hanno conquistato 71 seggi. Nettamente al di sotto delle previsioni, lo schieramento guidato dal primo ministro ad interim Allawi che ha ottenuto soltanto 38 seggi. L’unica lista sunnita che ha superato il quorum aggiudicandosi 5 seggi è quella del presidente uscente Ghazi al Yawar.

Hanno votato 8 milioni di persone

Alla luce di questi risultati, i favoriti per la carica di premier sono gli esponenti politici più vicini al leader sciita Al Sistani: si tratta dell’attuale ministro delle Finanze, Adel Abdel Mahdi, e del vicepresidente uscente Ibrahim al Jaafari. Un altro dato che sottolinea le profonde divisioni del Paese è quello dell’affluenza. Hanno votato, infatti, oltre 8 milioni di persone ma nelle province a maggioranza sunnita la partecipazione è stata molto bassa: nella regione di al Anbar ha votato solo il 2 per cento degli iscritti ed in quella di Salahadin circa il 29 per cento degli aventi diritto.

Ancora scontri e violenze

Oltre all’incertezza sul futuro politico dell’Iraq, si devono purtroppo rimarcare anche nuovi episodi di violenza: fonti dei servizi di sicurezza hanno reso noto che tre iracheni sono stati uccisi ieri a nord di Baghdad. A Samarra un soldato americano è morto in seguito ad un attacco condotto da ribelli. E a Nassiriya uomini armati hanno ucciso un interprete che lavorava per i militari italiani. Nell’agguato è morto anche il figlio del traduttore. Forti esplosioni hanno danneggiato, inoltre, due oleodotti nei pressi di Kirkuk, principale centro petrolifero del Kurdistan iracheno.

Nuovo sequestro

Sul fronte dei sequestri, il sedicente gruppo ‘Martiri al Isawi’ ha rivendicato il rapimento, avvenuto lo scorso 28 gennaio, del segretario del partito cristiano democratico iracheno. Lo ha reso noto l’emittente Al Arabiya aggiungendo che i sequestratori hanno chiesto il ritiro delle forze americane dall’Iraq in cambio della liberazione dell’ostaggio, Ibrahim Al Yussufi. L’uomo è stato rapito mentre era in viaggio tra Baghdad e Mossul.

Caso Sgrena, governo italiano. trattative aperte

Sul caso dell’inviata del Manifesto rapita in Iraq, Giuliana Sgrena, il ministro degli Esteri italiano Gianfranco Fini ha precisato, infine, che le trattative sono aperte tramite “canali politici, diplomatici e di intelligence”. “Il governo – ha aggiunto Fini – sta lavorando a pieno ritmo per ottenere il suo rilascio ma questo non significa che verrà pagato un riscatto”.

 

 

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