Il mondo biciclette e i Papi: una “pedalata” tra storia e fede
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Puntata di Doppio Click, programma della Radio Vaticana, dedicata alla Giornata mondiale della bicicletta, che si celebra il 3 giugno. Un’occasione per ricordare anche quanto affermato dai Pontefici su questo mezzo di trasporto e sul ciclismo.
“L’equilibrio della Chiesa assomiglia all’equilibrio della bicicletta: è ferma e va bene quando è in moto; se tu la lasci ferma, cade”. Queste parole pronunciate da Papa Francesco durante la meditazione mattutina nella cappella Domus Sancta Marhae, il 24 aprile del 2018, disegnano una metafora che si può accostare anche alla Terra. La nostra casa comune, infatti, raggiunge l’equilibrio indispensabile per la vita attraverso le rotazioni sul proprio asse e intorno al Sole. Il movimento è uno degli elementi essenziali della bicicletta, un mezzo di trasporto sostenibile semplice, economico ed ecologico che contribuisce a rendere l’aria più pulita e a diminuire la congestione del traffico. Ed anche a rendere più accessibili per le popolazioni più vulnerabili l’istruzione, l’assistenza sanitaria e altri servizi sociali.
Per richiamare l’attenzione sui vantaggi dell’uso di questo mezzo, che può portare attraverso l’attività fisica notevoli benefici alla salute, si celebra il 3 giugno la Giornata mondiale della bicicletta istituita dall’assemblea generale delle Nazioni Unite per sottolineare l’apporto del ciclismo e della bicicletta allo sviluppo sostenibile. Un contributo che può diventare ancora più prezioso in questo tempo scosso dalla pandemia, in cui molte città sono chiamate a ripensare i loro sistemi di trasporto.
Francesco: il ciclismo mette in risalto alcune virtù
Oltre al movimento, altri tratti distintivi della bicicletta si legano ai valori dello sport. La vita della Chiesa si intreccia ogni giorno con pedali, ruote, manubri. Immagini di sacerdoti in bicicletta o di missionari che percorrono strade polverose e di periferia sono anche oggi scene abituali e contemporanee in molte regioni del pianeta. Alcuni peculiari aspetti del ciclismo, come la salita verso una montagna e il senso di squadra, rendono questo sport una feconda metafora anche per le comunità ecclesiali: l’esperienza della Chiesa e la vita comunitaria sono infatti un cammino, una “pedalata” tra le vie del mondo che interpella tutto il popolo di Dio. Incontrando il 9 marzo del 2019 la Federazione ciclistica italiana il Papa ha ricordato che il rapporto tra Chiesa e sport “ha una lunga storia e, nel tempo, si è sempre più consolidato”. Lo sport può rivelarsi “di grande aiuto per la crescita umana di ogni persona perché stimola a dare il meglio di sé”.
I Pontefici e il mondo delle biciclette
La prima storica corsa a tappe per gli atleti delle due ruote è il Tour de France, nato nel 1903. Sei anni dopo, nel 1909, viene organizzato il primo giro d’Italia. È questa l’epoca di un ciclismo al quale giunge anche la benedizione prima di Pio X poi di Benedetto XV. Durante gli anni drammatici della seconda guerra mondiale brilla l’umanità di un uomo di fede, di un ciclista. Si tratta Gino Bartali, che rischia la propria vita per salvare quella di tanti ebrei perseguitati dai nazisti. Corre il rischio di finire nei campi di concentramento: usando la sua bicicletta nasconde documenti falsi, ma preziosi, per salvare quasi mille persone. Il 26 giugno del 1946 questo straordinario atleta – dichiarato “Giusto tra le Nazioni” dallo Yad Vashem, il memoriale israeliano delle vittime dell’olocausto – viene ricevuto da Pio XII.
Pochi mesi dopo, nel discorso rivolto il 7 settembre del 1947 ai membri dell’Azione Cattolica non manca, da parte del Pontefice, il riferimento a questo grande sportivo, terziario carmelitano. “La dura gara, di cui parla San Paolo, è in corso; è l’ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti – afferma in quell’occasione Pio XII – possono decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell’Azione cattolica; egli ha più volte guadagnato l’ambita ‘maglia’. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben più nobile palma: Sic turrite ut comprehendatis”. Il 3 giugno del 1963 la notizia della morte di Giovanni XXIII raggiunge la carovana del Giro d’Italia. La gara del giorno successivo si disputa in un clima mesto e senza premiazioni. Il leader della classifica Franco Balmamion partecipa con una fascia nera al braccio in segno di lutto.
Il 30 maggio del 1964 Paolo VI, incontrando i ciclisti del Giro d’Italia nel giorno in cui transitavano nella città di Roma, pronuncia queste parole: “Siamo felici di assistere a questo vostro passaggio romano per altre due importanti ragioni; e cioè per avere così una nuova occasione di manifestare la Nostra simpatia per tutti gli sportivi e la Nostra stima per lo sport”. “La Chiesa – aggiunge Papa Montini – vede nello sport una ginnastica delle membra e una ginnastica dello spirito”. Nel 1972 l’edizione di quel Giro è salutata dall’allora patriarca di Venezia, cardinale Albino Luciani: “Nulla di ciò che è umano è estraneo alla Chiesa. Sono qui – afferma il porporato che nel 1978 salirà al soglio di Pietro – per amore del Giro, ma anche per amore di Venezia Nel 1974 la cinquantasettesima edizione del Giro d’Italia prende il via dalla Città del Vaticano. “Diciamo il nostro compiacimento a voi e agli organizzatori della popolare competizione – afferma Paolo VI il 16 maggio del 1974 – per aver voluto così sottolineare la vostra volontà di dare un significato all’Anno Santo”.
Nel grande Giubileo del Duemila il Giro d’Italia parte da Roma e la prima tappa si chiude in Piazza San Pietro. San Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai ciclisti il 12 maggio del 2000 , esprime un auspicio: “lo sport risplenda con quelle caratteristiche di limpidezza, coerenza, onestà e condivisione che ne fanno uno dei veicoli significativi di alti valori di umanità”. Nel 2011, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Naz-Sciaves Benedetto XVI ricorda un momento della sua infanzia legato alla bicicletta. “Nell’anno 1940, quando avevo 13 anni, per la prima volta noi tre fratelli abbiamo fatto una gita in bicicletta e siamo andati nel Tirolo del Nord”.
È una bicicletta da corsa lo sfondo di un incontro avvenuto il 16 giugno del 2021. In quel giorno Papa Francesco incontra, al termine dell’udienza generale, il ciclista colombiano vincitore del Giro d’Italia di quella edizione, il colombiano Egan Arley Bernal Gómez. Riferendosi al colloquio con il Pontefice, lo sportivo afferma: “È stata un’esperienza unica. Sono cresciuto in una famiglia cattolica. È stata l’esperienza più importante per me, più importante di quella del Tour de France e del Giro d’Italia”. In quell’occasione lo sportivo ha donato al Papa la sua bicicletta e la maglia rosa. È il primo ciclista colombiano ad aver conseguito il doppio successo nelle due corse a tappe più blasonate: il Tour de France e il Giro d’Italia.
I ciclisti e la Madonna del Ghisallo
La Beata Vergine Maria del Ghisallo è stata proclamata patrona dei ciclisti da Pio XII nel 1949. Secondo la tradizione, fin dall’XI secolo sulla sommità del colle del Ghisallo, all’interno dei due rami del Lago di Como, era collocata un’icona mariana. Attorno all’anno Mille, il Conte Ghisallo viene minacciato di morte da alcuni delinquenti e chiede protezione alla Madonna. L’immagine sacra prende quindi il nome di “Madonna del Ghisallo”. Il Ghisallo è anche uno dei più celebri colli della storia del ciclismo: da sempre “palestra” per gli amatori e luogo di competizione per i professionisti. Nel corso degli anni le pareti del Santuario si sono riempite di cimeli votivi (biciclette, maglie, gagliardetti, coppe, medaglie) di campioni, società e federazioni. Sul colle del Ghisallo, tra straordinari panorami, si può anche ammirare il monumento al ciclista, benedetto da Paolo VI il 4 luglio 1973. Di fronte al Santuario, è anche sorto il Museo Internazionale del Ciclismo, la “casa” dei ciclisti di tutto il mondo.
L’Athletica Vaticana e l’Unione ciclistica
Ai ciclisti viene naturale rallentare per ri-accompagnare nel gruppo i compagni che sono rimasti attardati, per una caduta o per un incidente. Uno stile, secondo Papa Francesco, che dovrebbe valere nella quotidianità delle donne e degli uomini del nostro tempo. Lo stile di Fratelli tutti. Prendendo spunto da questo “suggerimento sportivo” del Pontefice Athletica Vaticana, associazione polisportiva costituita in Vaticano, è diventata ufficialmente membro dell’Unione ciclistica internazionale (Uci). Il 28 ottobre del 2021 il presidente dell’Uci, il francese David Lappertient, ha la certificazione dell’affiliazione al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, al quale la Segreteria di Stato ha affidato Athletica Vaticana.