© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Nel giorno in cui il Papa ha lanciato all’Angelus un nuovo appello per l’Iraq, nel Paese arabo le violenze hanno continuato a colpire civili innocenti. Gli ultimi drammatici casi sono quelli di una donna, accusata di adulterio e lapidata in pubblico, e di due civili rimasti uccisi per un attentato compiuto in un mercato di Baghdad. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

In un Paese dove gli scontri e gli attentati sono quotidiani, un nuovo drammatico episodio diventa lo specchio di un profondo malessere: una giovane donna irachena di 22 anni, accusata di adulterio, è stata condannata a morte da sostenitori di Al Qaeda e poi lapidata in pubblico. La feroce mano di Al Qaeda si muove anche in attività di propaganda che puntano a condizionare l’ambito culturale e il sistema educativo iracheno: i seguaci della rete terroristica hanno distribuito, infatti, volantini nei pressi di moschee intimando alle ragazze dai 14 anni in su di non frequentare le scuole.

Minacce e attentati

Nei volantini, si minaccia anche di morte chiunque promuova un sistema misto di istruzione. Alle minacce si aggiunge, poi, l’ormai quotidiano dramma degli attentati: una bomba, nascosta sotto un’auto, è esplosa stamani in un mercato di Baghdad uccidendo almeno due civili. Un gruppo sunnita ha rivendicato inoltre l’attacco di ieri sera contro un altro mercato, a sud della capitale, costato la vita a 18 persone. La situazione è dunque sempre più difficile e l’amministrazione americana continua a cercare possibili soluzioni.

Strategia Usa

Nel corso di una riunione con il segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, e i vertici militari, il presidente statunitense, George Bush, ha detto ieri che la vittoria resta l’obiettivo prioritario. Ma cambierà, ha aggiunto, la strategia degli Stati Uniti per raggiungere questo scopo. “Questo non vuol dire – ha chiarito Bush – che ritireremo le truppe prima di aver completato la missione”. Una missione delicata non solo per le azioni di ribelli e di militanti di Al Qaeda, ma anche per i continui scontri interetnici. La speranza è che il cosiddetto “patto della Mecca”, l’accordo sottoscritto ieri da 29 leader sciiti e sunniti per chiedere a tutti gli iracheni di unire i loro sforzi per la pace, promuova un’autentica riconciliazione in Iraq.

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