Sviluppo sostenibile nell’intervento di mons. Migliore all’Onu
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Anche in contesti caratterizzati da una veloce transizione e mutazione, “la nostra economia continua a fondarsi, essenzialmente, sulla relazione con la natura”. E’ il richiamo dell’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU intervenendo ieri alla 61.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il presule ha anche auspicato che le strategie in campo energetico siano capaci di soddisfare i bisogni di media e lunga durata e di tutelare la salute umana e l’ambiente. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Diversi sistemi che rendono possibile la sopravvivenza nel mondo – ha spiegato l’arcivescovo Migliore – “sono stati irreparabilmente guastati o distrutti”, rendendo in questi casi non praticabile la via economica. Per questo – ha aggiunto – le preoccupazioni ambientali non devono essere ritenute esterne o marginali rispetto all’economia, ma devono essere considerate dai politici le basi su cui poggiano tutte le attività economiche.
Conseguenze ambientali vere priorità
L’adempimento degli impegni presi al Summit della Terra a Rio de Janeiro nel 1992 per uno sviluppo sostenibile – ha poi sottolineato mons. Migliore – è la risposta minima richiesta. “Le conseguenze ambientali delle nostre attività economiche – ha infatti avvertito il presule – sono le vere priorità del mondo”. Quello ambientale – ha proseguito – non è solo un “rilevante problema etico e scientifico”, ma anche una “questione politica ed economica”.
Sviluppo sostenibile
Non si deve solo integrare lo sviluppo sostenibile in programmi di riduzione della povertà e di crescita economica – ha quindi osservato il presule – ma anche riflettere su “problemi ambientali nelle strategie di sicurezza e su questioni umanitarie nei piani di sviluppo a livello nazionale, regionale e internazionale”. La Comunità internazionale – ha aggiunto – dovrebbe continuare ad approfondire “la comprensione dei collegamenti tra pace e sviluppo umano”. Uno sviluppo – ha detto l’osservatore vaticano – che deve comprendere maggiori investimenti in tecnologie più pulite”.
Allarmante il degrado ambientale
Tra i vari segnali che rendono allarmante il degrado ambientale, il presule ha evidenziato infine la desertificazione e la siccità, il deterioramento del settore agricolo, dal quale dipendono soprattutto le popolazioni più povere e il sempre più problematico accesso all’acqua, dovuto non ad una effettiva mancanza ma spesso ad una non adeguata gestione delle risorse idriche.