© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Iraq non si interrompono le violenze: a Mosul sono scoppiati furiosi combattimenti, costati la vita a dodici persone, tra la polizia irachena e gruppi di miliziani. E sempre a Mosul due iracheni, tra i quali una donna, sono rimasti uccisi in seguito all’esplosione di una bomba che aveva come obiettivo un convoglio militare americano. In questo complesso scenario si devono comunque registrare importanti svolte sul fronte ostaggi: sono stati liberati, infatti, quattro autisti giordani, rapiti lo scorso 27 luglio dalla guerriglia, e due camionisti turchi recentemente presi in ostaggio da un gruppo legato ad Al Qaeda. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

La notizia del rilascio dei giordani è stata data, stamani, dal fratello di uno dei sequestrati e confermata da fonti del ministero degli Esteri di Amman. I guerriglieri hanno chiesto alla Giordania di sospendere l’appoggio alle forze della coalizione. Un’altra liberazione, quella di due autisti turchi, è stata annunciata in un messaggio consegnato all’emittente araba Al Jazeera e confermata dal governo di Ankara. I rapitori, che lunedì scorso hanno diffuso su internet il filmato dell’uccisione di un terzo ostaggio turco, hanno dichiarato, in un nuovo video, di aver liberato i due uomini perché “le loro ditte si sono impegnate a sospendere i trasporti con rifornimenti alle truppe americane in Iraq”.

La vicenda delle torture nel carcere di Abu Ghraib

Sulla drammatica vicenda delle torture commesse nel famigerato carcere di Abu Ghraib da soldati americani contro prigionieri iracheni, si deve registrare, intanto, la deposizione di Paul Arthur, capo degli investigatori militari che hanno indagato sulla vicenda. Intervenendo al processo contro Lynndie England, la soldatessa statunitense ritratta in diverse agghiaccianti fotografie, l’investigatore ha dichiarato che gli abusi sono stati compiuti dai militari americani “per sfogare la loro frustrazione e per divertimento”.

 

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