Tragedia alla Mecca, incidente sconcertante
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
E’ di almeno 700 morti il bilancio, ancora parziale, dell’incidente avvenuto ieri alla Mecca in occasione del pellegrinaggio dell’Hajj, al quale partecipano ogni anno milioni di musulmani. In raduni così imponenti anche straordinarie misure di sicurezza non possono scongiurare tragedie dovute alla calca. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, l’islamologo frate Ignazio De Francesco:
R. – E’ una tragedia che colpisce molto, di grande portata, e anche che si ripete. Non è il primo anno che accade. Le misure di sicurezza sono imponenti ma il numero dei pellegrini supera la capacità anche di contenimento. Molto spesso sappiamo che avvengono incidenti proprio per la calca, per il numero di persone che si incontrano nei luoghi del pellegrinaggio.
D. – Negli ultimi 25 anni, sono stati oltre 2.800 i morti. In questi anni non si è riusciti, proprio per l’alto numero di pellegrini che arrivano alla Mecca, a trovare soluzioni adeguate…
Evento difficilmente gestibile
R. – Credo che il numero di milioni di pellegrini renda molto difficile la gestione di un evento di questo genere. Per quello che posso ricordare nel periodo vissuto in Medio Oriente, nel dialogo con guide di pellegrinaggi, credo sia anche un problema di educazione dei pellegrini. Ogni gruppo ha le sue guide. C’è una certa attività di preparazione di questi pellegrinaggi, però rimane il rischio di questi incidenti improvvisi che sono sconcertanti per dimensioni.
Strage avvenuta durante il rito della lapidazione di satana
D. – La strage è avvenuta nel momento culminante del pellegrinaggio: il rituale della “lapidazione di satana”. Di cosa si tratta?
R. – E’ un rito molto antico, il lancio di sette sassolini contro una delle tre steli che rappresentano il diavolo, il nemico dell’uomo. E’ un rito simbolico, un rito di esorcismo. Il pellegrino compie alcuni passi di corsa, poi lancia i sassi… Questo è un momento di calca, per cui è proprio lì che c’è il rischio che si verifichino incidenti come quello che abbiamo visto.
Il pellegrinaggio dell’Haji
D. – Quali aspetti caratterizzano il pellegrinaggio dell’Hajj, la festa del sacrificio…
R. – Il pellegrinaggio islamico è una ripresa islamizzata di un antico rito preislamico, dove convergevano le tribù. Una ricorrenza poi di incontri, di rapporti anche commerciali, familiari. Un grande rito sociale, tribale, che l’islam ha assunto e al quale ha dato un valore religioso, facendone uno dei pilastri. E’ un obbligo per il musulmano che ne abbia la possibilità. Ed è un rito spirituale nella vita del musulmano che lo fa molto importante. Il pellegrinaggio è vissuto come un momento di riconciliazione con Dio, quindi un momento di purificazione, di cambiamento di vita. E’ un momento forte nella vita spirituale del pellegrino come individuo ma anche come gruppo, come comunità. Ha un valore profondamente unitivo.
La vicinanza del Papa
D. – In questo momento di dolore e di tragedia, il Papa ha espresso la propria vicinanza ai “fratelli musulmani”. “In questo momento di preghiera – ha detto il Santo Padre durante i vespri nella cattedrale di San Patrizio a New York – mi unisco e ci uniamo nella supplica a Dio Padre onnipotente e misericordioso”. I cristiani sono vicini ai fratelli musulmani in questo momento di sofferenza…
R. – La condivisione del dolore e della morte è un valore molto importante per la cultura dei popoli che abitano il Medio Oriente. Non dobbiamo mai dimenticarci che il Medio Oriente è stato, fino ad oggi, un grande mosaico di civiltà, con una base comune molto forte, molto condivisa, e quindi in questi momenti – il momento delle condoglianze, il momento di condivisione del dolore, musulmani – cristiani ed anche ebrei possono ritrovarsi.