Migranti: accordo per gestire la crisi in Europa

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Nuove tragedie dell’immigrazione: in Libia sono stati recuperati dalla Mezzaluna Rossa 40 corpi: 27 nei pressi del porto di Zliten, gli altri sulla spiaggia di Khom. In Grecia, davanti all’isola di Lesbo, una donna e due bambini sono morti inoltre in seguito ad un ennesimo naufragio. Altre 7 persone risultano disperse. Situazione sempre più critica in Siria, dove circa 130 mila civili sono in fuga dall’offensiva aerea e di terra in corso da parte della Russia, dell’Iran e delle forze governative nelle regioni centro-settentrionali di Hama, Idlib ed Aleppo. A Bruxelles, intanto, il vertice sull’emergenza immigrazione si è chiuso con un accordo per la gestione della crisi dei migranti in Europa. L’intesa prevede, in particolare, che saranno accolte 100.000 persone nei Centri di accoglienza, di cui la metà in Grecia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

Sono 17 i punti dell’accordo, raggiunto in extremis, per gestire il flusso di migranti verso l’Europa lungo la rotta balcanica. I nodi cruciali sono la creazione di nuovi Centri di accoglienza e la registrazione dei migranti. La Grecia assicurerà 30.000 nuovi posti entro la fine dell’anno e con il sostegno dell’Acnur, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, ospiterà altri 20.000 profughi. Chi non  si registrerà – ha annunciato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker- non potrà pretendere alcun diritto. L’accordo prevede anche misure per scoraggiare il movimento dei migranti da un confine all’altro senza informare i Paesi vicini. Per rendere efficace il ricollocamento dei rifugiati in tutti gli Stati membri  – ha spiegato l’Alto commissario Onu ai rifugiati Antonio Guterres – le infrastrutture di accoglienza “devono essere messe in piedi dove ci sono gli hotspot”.

L’accordo è un primo passo

Nessun Paese – ha osservato – “potrà quindi più scaricare in massa i migranti alle frontiere dei vicini senza prima il loro assenso”.  L’intesa – ha affermato la Cancelliera tedesca Angela Merkel – è un primo passo: “è solo un contributo e non la soluzione del problema migratorio – ha dichiarato – ma almeno garantisce che i rifugiati abbiano condizioni umane”. La situazione – ha dichiarato infine il premier sloveno Miro Cesar – resta molto grave: se l’Europa – ha spiegato il primo ministro della Slovenia – non adotterà subito soluzioni comuni e concrete, l’Unione europea è destinata a sgretolarsi.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) esprime inoltre forte preoccupazione per notizie di abusi e violenze sessuali in Europa ai danni di donne e minori migranti. E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco la portavoce dell’Acnur per il Sud Europa, Carlotta Sami:

 

R. – In questi mesi è mancata un’adeguata accoglienza dei rifugiati che, per il 30% sono donne e bambini, minori anche molto piccoli. Quindi l’esposizione ad abusi è molto concreta. Abbiamo anche ricevuto alcune testimonianze molto preoccupanti. Sono persone che sono scappate da guerre, o da contesti comunque molto violenti e che, non avendo un modo legale per arrivare in Europa, hanno dovuto pagare dei trafficanti, esponendosi in alcuni casi anche a gravissimi abusi.

Preoccupazione per l’arrivo dei mesi freddi

D. – E c’è anche grande preoccupazione in vista del prossimo inverno per decine di migliaia di migranti in Europa e per milioni di sfollati in Siria. Dovranno affrontare questo inverno al freddo…

R. – L’inverno dell’anno scorso è stato particolarmente freddo per oltre quindici milioni di rifugiati tra Siria, Libano, Giordania e Iraq. Questo – purtroppo – ci ha posto di fronte a tragedie immani, in cui anche bambini di pochi giorni non ce l’hanno fatta. Siamo molto preoccupati per il freddo e, già da alcune settimane, abbiamo cominciato i preparativi per mettere al riparo le famiglie che vivono in condizioni già molto precarie in questi Paesi. Siamo anche molto preoccupati per ciò che il freddo potrà fare a quei rifugiati che stanno arrivando in Europa.

Centinaia di migliaia di persone in arrivo

La situazione sarebbe gestibilissima: stiamo parlando di alcune centinaia di migliaia di persone, circa 600.000. Siamo contenti che il Vertice abbia deciso alcuni piani, come la messa a disposizione di circa 100.000 posti in accoglienza, a cominciare dalla Grecia. Ma siamo stati molto chiari nel dire che noi siamo già lì da mesi a supportare qualsiasi azione, a supportare l’accoglienza – abbiamo oltre 400 colleghi che sono in Europa dell’Est, a cominciare dalle isole greche – ma bisogna fare tutto questo immediatamente. L’anno scorso, anche su quella rotta purtroppo abbiamo avuto dei morti.

L’emergenza in Algeria

D. – E un’altra emergenza è stata innescata da devastanti inondazioni che hanno colpito 25.000 rifugiati saharawi nel campo di Tindoulf in Algeria…

R. – Purtroppo gli effetti climatici si accaniscono su persone che già vivono in condizioni molto difficili… Siamo riusciti ad intervenire immediatamente, anche grazie all’intervento della Cooperazione italiana, che proprio per l’Acnur ha stanziato 200.000 euro. Questo ci ha dato la possibilità di intervenire subito e portare gli aiuti alle persone.

Serve un piano condiviso

D. – Come giudicare questo accordo raggiunto “in extremis” durante il Vertice sull’immigrazione?

R. – Sono dei passi importanti. Si deve uscire dalla logica della soluzione messa a disposizione da parte dei singoli Paesi, in modo scoordinato dagli altri. Se si vuole che il piano funzioni, deve essere un piano messo in atto da tutti. Deve essere un progetto europeo. La chiusura da parte di alcuni non provoca altro che danni enormi sia ai rifugiati sia ai Paesi vicini. Servono decine di migliaia di posti in accoglienza innanzitutto in Grecia, perché, se si vuol far funzionario il piano europeo, anche quello che prevede la redistribuzione dei rifugiati attraverso l’Europa, servono due aspetti.

Due priorità per l’accoglienza

In primo luogo, l’accoglienza, l’assistenza immediata – credibile – che dia ai rifugiati ciò di cui hanno bisogno, perché arrivano in condizioni disastrose. In secondo luogo, l’identificazione: le persone devono essere identificate per poter essere redistribuite all’interno dell’Unione Europea. Ogni Paese dell’Unione può e deve essere in grado di fornire assistenza e accoglienza ai rifugiati.

Foto:

By DFID – UK Department for International Development [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

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