Rns, Martinez: riconsegnare Cristo all’umanità

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Si sono chiusi ieri a Rimini i lavori della 32.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. “Siamo pronti – ha detto il presidente del movimento, Salvatore Martinez – a rendere il nostro servizio a Dio”. “Siamo un popolo – ha aggiunto – che ha trovato nuovo vigore nell’annuncio del Vangelo, in un mondo che necessita di un vero rinnovamento spirituale”. A Rimini è stato ribadito che occorre portare Gesù Cristo e il suo Regno, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il presidente Salvatore Martinez:

R. – Abbiamo, come il pellegrino, riaffermato che c’è una strada da seguire che è Cristo e c’è una meta da raggiungere: riconsegnare Cristo a questa nostra umanità. Mettersi a favore del vento, a favore della Pentecoste, credo che sia la sfida di questo nostro momento storico e a Rimini la gioia è aver visto che migliaia di persone hanno ritrovato con passione per il tempo attuale, mille e mille sentimenti, sperimentati nei volti dei bambini, dei giovani, delle famiglie, di tanti anziani, di decine e decine di sacerdoti ma anche una sola parola da portare, “Gesù Cristo e il suo Regno”.

Sfide

D. – A proposito di sfide, come proclamare il Vangelo nel mondo di oggi, spesso così lontano da Dio e nello stesso tempo anche bisognoso di Dio?

R. – Provando a comprendere che la fede, oggi, non può più essere trasmessa per ripetizione ma attraverso la fantasia dello Spirito. Serve una nuova iniziazione dei cristiani, un nuovo inizio, un’epoca di rinnovamento; bisogna dare più fiducia allo Spirito Santo. Un movimento come il nostro deve sentirsi partecipe di ciò che è già in atto, non ciò che vorremmo fare; è già in atto il Regno di Dio, è già in atto l’evangelizzazione, bisogna sentirsene responsabilmente partecipi; bisogna rimettere nelle mani della gente il Vangelo e bisogna anche rimetterlo nei cuori. Il valore della comunità cristiana è l’antidoto alla solitudine del nostro tempo ma è anche una risorsa che le comunità cristiane hanno già in atto.

Il valore dell’umiltà

D. – Tra i valori che avete indicato c’è l’umiltà, una virtù oggi dimenticata?

R. – Oggi bisogna evangelizzare senza però apparire. Il Vangelo passa dagli umili, la prima Beatitudine è proprio quella dei “poveri in Spirito”. Bisogna allora ripartire dagli ultimi, ripartire dai piccoli e saranno loro, come in ogni momento decisivo della storia, a segnare il nostro cammino. Quindi, un Vangelo che è certamente luce ma che, soprattutto, deve recuperare l’idea di un cristianesimo del lievito che ama scomparire ma dare valore, significato, forma a questa massa, a questa pasta che è la storia.

Progetto a favore di detenuti

D. – Durante l’incontro avete anche presentato un progetto a favore di detenuti, ex detenuti e delle loro famiglie. Sono queste opere della fede…

R. – Opere sempre più attuali che ci dicono che non c’è soluzione alla questione sociale fuori dal Vangelo; bisogna essere testimoni delle ragioni dello Spirito attraverso una nuova cultura, che noi chiamiamo “cultura della Pentecoste”, per far vedere che la dottrina sociale della Chiesa si incarna, ogni giorno, attraverso buone prassi che poi sono la traduzione degli ideali della nostra fede. Fare credito alla speranza è possibile; in questo caso, ripartire dagli ultimi, può addirittura essere vincente perché è significativo che siano proprio loro, in questo anno, a dirci quanto sia attuale il Vangelo del sociale, la nuova evangelizzazione del sociale.

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