Ricerca su gioco d’azzardo e consumo di droghe

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

E’ sempre più evidente, soprattutto tra i giovani e gli anziani, il legame tra gioco d’azzardo e consumo di droghe. E’ quanto emerge dallo studio condotto in Italia con dati relativi al 2012 e diffusi dal Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri. Sugli aspetti principali emersi da questa indagine, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il capo Dipartimento Politiche antidroga, Giovanni Serpelloni:

 

R. – Chi fa un utilizzo maggiore delle macchinette da gioco, cioè le slot machine, chi è più colpito da gioco d’azzardo patologico ha anche – contestualmente – un aumento dell’uso di sostanze stupefacenti, in particolare cannabis e cocaina. Sono colpiti fondamentalmente i giovani e gli anziani. I giovani, soprattutto, hanno una condizione di immaturità cerebrale, poiché tale maturità va a completarsi verso i 22 – 23 anni. Nel momento in cui si instaurano o si inseriscono percorsi di dipendenza, sia da sostanze sia da gioco d’azzardo, questo sviluppo cerebrale, e quindi tutti i modelli cognitivi che stanno sopra i valori delle persone, vengono comunque deviati.

Gioco d’azzardo e altre dipendenze

D. – Possiamo dire che il gioco d’azzardo è la miccia d’innesco di altre dipendenze?

R. – Noi su questo ci stiamo lavorando, perché è un’idea che abbiamo intuito, ma di cui non abbiamo ancora prove scientifiche. Abbiamo visto – comunque – che chi ha una propensione alle dipendenze, è una persona cosiddetta vulnerabile; ha dipendenze perché nasce con delle caratteristiche individuali, a volte geneticamente trasmesse, che lo rendono più incline a ricercare stimoli emotivi molto forti e quindi, poi, a restarne dipendente. Non abbiamo ancora certezze, perché semplicemente non le abbiamo cercate, per stabilire se il gioco d’azzardo possa essere una prima introduzione alle dipendenze. Ma sicuramente è una cosa che va approfondita dal punto scientifico. E questo lo stiamo facendo.

Dipendenze in connessione

D. – Dunque, le dipendenze formano spesso una rete articolata, una ‘trappola’ da cui le persone non riescono a liberarsi. Un approccio integrato, che utilizza una pluralità di competenze, appare la risposta più adeguata …

R. – Sì, la prevenzione deve essere assolutamente di stampo educativo. Una buona educazione, impostata in particolare sulla famiglia e sulla scuola, fatta molto precocemente, con i linguaggi adeguati, con la trasmissione di stili di vita, di comportamenti, di atteggiamenti, di valori paga assolutamente nel tempo. Quindi la prevenzione è quella che poi scientificamente provoca anche una maggiore ritenzione dei messaggi e dei comportamenti nel tempo all’interno del cervello delle persone. Parlo da neuro scienziato; le assicuro che l’educazione è in grado di forgiare e di mettere all’interno di un cervello principi che poi restano per tutta la vita.

Responsabilità dello Stato

D. – Anche lo Stato ha delle evidenti responsabilità. Ricordiamo che in Italia, il gioco d’azzardo ha assunto dimensioni rilevanti anche grazie ad una forte spinta commerciale di matrice statale…

R. – Lo Stato ha e deve avere come priorità la salute dei cittadini. Non è possibile pensare e andare avanti facendo reddito o rimpinguando le casse dello Stato con i giochi d’azzardo, e tanto meno, con la legalizzazione di sostanze stupefacenti o cose di questo genere. Ci sono delle priorità da rispettare. È chiaro che – di fatto – c’è una situazione molto complessa, perché dietro al gioco d’azzardo legale ci sono circa seimila aziende, con centinaia di migliaia di addetti. In qualche modo, è necessario comprendere come bilanciare l’intervento dello Stato per non andare a lesionare anche posti di lavoro. Ma, sicuramente, le priorità sono la protezione dell’individuo e della famiglia.

Nasce il Comitato consultivo nazionale per il gioco d’azzardo

D. – A proposito di priorità, il Dipartimento politiche antidroga ha annunciato la nascita del Comitato consultivo nazionale per il gioco d’azzardo…

R. – “In questi giorni stiamo raccogliendo le adesioni per la realizzazione di un comitato consultivo dove tutti quelli che hanno un’organizzazione, un’associazione o comunque una struttura associativa rappresentativa della varie parti della società civile, possono esprimere la loro opinione e dare consigli ed indicazioni. Indicazioni che noi riporteremo fedelmente all’interno dell’osservatorio, in modo da poter costruire quelle linee di indirizzo che sono state chieste, sia interne di prevenzione, sia di cura e soprattutto di riabilitazione, con la partecipazione di tutti”.

Battaglia da vincere

“Questa è una battaglia che si può vincere, come quella contro la droga, come quella contro tutte le dipendenze, solo se l’intera società si mobilita. È chiaro che gli interessi di qualcuno non possono essere superiori a quelli della società e della comunità in generale come è in questo caso. Quindi quel comitato consultivo dovrà per noi essere il motore di idee, di indicazioni, che poi porteremo all’interno dell’osservatorio, dove sono presenti – fondamentalmente – tutte le amministrazioni centrali che devono dare le risposte a questo problema”.

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