Crisi politica in Italia, Zuppi: serve “uno scatto di responsabilità”

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Il presidente della Conferenza episcopale italiana sottolinea in un comunicato che in questo momento è necessaria una “chiarezza di decisioni e una forte concertazione con le parti sociali e con l’Europa”. Intervista con il professor Francesco Bonini, rettore della Lumsa: “nel Quirinale abbiamo una garanzia. Credo che se insieme i cattolici in Italia dicessero esplicitamente quelle cinque cose che servono al Paese, farebbero un servizio a tutti, un servizio di orientamento”.

Dopo le dimissioni respinte dal presidente Sergio Mattarella, il premier Mario Draghi si presenterà alle Camere, nella giornata di mercoledì 20 luglio, per una verifica politica. La crisi di governo è stata innescata dalla decisione del Movimento 5 Stelle di non votare al Senato la fiducia sul decreto Aiuti. Riferendosi all’attuale scenario il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), sottolinea in un comunicato di guardare “con grande preoccupazione alla situazione politica che si sta determinando e che rischia di sovrapporsi ad una fase di crisi più generale che sta già incidendo in modo pesante sulla vita delle persone e delle famiglie”.

Confronto dialettico ma nel massino della convergenza

Il porporato ricorda alcune delle criticità che impongono “chiarezza di decisioni e una forte concertazione con le parti sociali e con l’Europa”: “la guerra in Ucraina e le sue temibili conseguenze; l’inflazione a livelli eccezionali che richiede continuità e tempestività di interventi urgenti; le pandemie che non smettono di colpire; il lavoro mortificato dalla precarietà e dalla generale incertezza”. “Il confronto dialettico e il pluralismo – ricorda nel comunicato il cardinale Zuppi – sono una ricchezza irrinunciabile della democrazia ancora di più in vista delle prossime naturali scadenze elettorali, ma in un momento come questo conviene avvenga nel massimo della convergenza e della stabilità per terminare l’avvio di interventi decisivi sui quali da mesi si sta discutendo e che condizioneranno i prossimi anni”. Il presidente della Cei esprime poi l’augurio che “vi sia uno scatto di responsabilità in nome dell’interesse generale del Paese che deve prevalere sulle pur legittime posizioni di parte per identificare quello che è necessario e possibile per il bene di tutti”.

Il professor Bonini: serve una grande politica

Ci sono pochi margini per ricomporre la crisi. Lo sottolinea a Vatican News il professor Francesco Bonini, rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa), sottolineando che la presidenza della Repubblica può svolgere, in questa fase, “una funzione di baricentro”. “Se insieme i cattolici in Italia dicessero esplicitamente quelle cinque cose che servono al Paese – aggiunge il professor Bonini – farebbero un servizio a tutti, un servizio di orientamento”.

Il presidente Mattarella ha respinto le dimissioni del premier Draghi. Quali scenari si aprono in questo momento?

È difficile dirlo: un “Draghi bis” sembra complesso, un governo simile a quello di Draghi, ma senza Draghi, potrebbe traghettare verso la fine della legislatura se non si va nella direzione delle elezioni anticipate. Scenario che qualcuno dice di volere. Molti non vogliono, però c’è la possibilità che gli eventi travolgano i protagonisti. È certo che nel Quirinale abbiamo una garanzia.

Ci sono dei margini per ricomporre questa crisi?

Ci sono pochi margini anche perché la crisi mette in evidenza due dati. Il primo è quello dei personalismi. Il secondo dato è che nel Paese e in vista delle elezioni c’è molta voglia di opposizione per intercettare un sentimento nel Paese complesso, un sentimento anche di protesta.

Questa nuova voglia di opposizione e questi sentimenti di protesta possono essere più forti di un richiamo all’unità?

È questo un sentimento trasversale in un momento in cui ci sono delle cose da fare e in una situazione molto magmatica. E le sorprese sono dietro l’angolo.

Quali riflessi ha questa crisi italiana per l’Europa, in un tempo ancora scosso dalla pandemia e anche dal dramma della guerra in Ucraina?

Certamente l’Europa è in una fase molto complessa e questo conflitto in Ucraina, come Papa Francesco non si stanca di ripetere, è una guerra fratricida e sacrilega. Ed è una guerra strana in cui l’aggredito fornisce il gas all’aggressore. In questa situazione l’Europa ha molti problemi. Le leadership europee sono deboli. Quello che noi cittadini aspettiamo dall’Europa è un soprassalto di disegno: un disegno espansivo che le risorse del Pnrr renderebbero possibile. Ma che, purtroppo, urta contro questo individualismo di interessi a corto regime. Questo si registra anche perché purtroppo non esistono, a livello europeo, grandi forze politiche strutturate. E questo, indubbiamente, rende l’Unione Europea e i singoli Paesi molto più deboli di fronte ad una realtà sistemica straordinariamente complessa segnata da una crisi energetica, da una crisi climatica e da una crisi bellica. È veramente una situazione che richiede una grande politica.

A cosa bisogna tornare per costruire una grande politica?

Secondo me dobbiamo ritornare alle cose fondamentali, alla necessità che le forze culturali, sociali e anche quelle spirituali si esprimano e ribadiscano quello che i cittadini si aspettano. Sono quattro, cinque le cose fondamentali che servono per dare senso alle istituzioni e, quindi, al futuro e alla coesione delle comunità nazionali verso il futuro. Credo che traducendo, nella situazione italiana, le indicazioni di Papa Francesco i cattolici possano dire qualcosa non per fare partiti o per promuovere schieramenti. Ma per dire quelle cose di cui noi cittadini ci preoccupiamo e quelle cose che a noi cittadini interessano e sulle quali le forze politiche si devono confrontare. Abbiamo bisogno di punti di riferimento condivisi. In questa fase credo che se insieme i cattolici in Italia dicessero esplicitamente quelle cinque cose che servono al Paese, farebbero un servizio a tutti, un servizio di orientamento. Poi la politica farà il suo corso. Credo che anche la presidenza della Repubblica possa svolgere questa funzione di orientamento e di baricentro. Abbiamo scoperto, in questa crisi così complessa, che è questa la cosa di cui abbiamo bisogno.

Quali sono queste cinque cose che i cattolici dovrebbero chiedere al mondo della politica?

Prima di tutto l’attenuazione delle diseguaglianze. Poi la vaccinazione contro forme di liberismo selvaggio. In terzo luogo, una autentica promozione della pace a livello internazionale. In quarto luogo, una idea di Europa che sia basata sulle persone e sulle comunità. E in quinto luogo una idea di diritti che non siano basati sul consumo ma che siano sincronizzati con i doveri. E quindi richiamano le relazioni, il valore e l’identità della persona, il valore e l’identità delle istituzioni.

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