Primo maggio, l’auspicio del card. Tettamanzi
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Un momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche o sociali, per affermare i propri diritti e migliorare la propria condizione. Nasce con questa connotazione la giornata del primo maggio, che affonda le sue radici nel 1866 nell’ambito della Prima Internazionale riunita quell’anno a Ginevra. Oggi, la festa dei lavoratori viene celebrata in tutto il mondo anche dalla Chiesa, che fa memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore, ricorrenza istituita da Pio XII nel 1955. “Signore Gesù, figlio del carpentiere di Nazareth – ha detto ieri l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi nella veglia tenuta alla vigilia di questa Giornata – fa che ognuno abbia forte il senso della dignità e della responsabilità del proprio lavoro”.
Creare cultura di impresa
Il lavoro – ha aggiunto il porporato – può essere un’occasione per formare comunità di uomini ed è necessario che gli imprenditori maturino un’autentica e coraggiosa “cultura di impresa”. Quindi un’invocazione per quanti lavorano nelle istituzioni, affinché “nel rispetto del principio di sussidiarietà” siano consapevoli “che la difesa del diritto al lavoro di tutti è la condizione più solida per lo sviluppo umano della società”. Varie le manifestazioni organizzate nel mondo, dove secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, il numero dei disoccupati ha raggiunto nel 2003 quasi 186 milioni di persone. E grande attesa c’è anche a Roma dove la Festa del lavoro dal 1990, in occasione del centenario della nascita del movimento sindacale in Italia, viene celebrata nella suggestiva piazza di San Giovanni, con grande partecipazione popolare al concerto che si terrà nel pomeriggio.
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