Pezzi: consacrare Russia e Ucraina a Maria significa riscoprirsi operatori di pace

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews L’arcivescovo dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca commenta la decisione di Papa Francesco di consacrare Russia e Ucraina al Cuore immacolato di Maria: è un invito a convertirsi a Cristo e a ritrovare la speranza e la pace.

Venerdì 25 marzo, durante la celebrazione della Penitenza che presiederà alle 17 nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco consacrerà al Cuore immacolato di Maria la Russia e l’Ucraina. A Vatican News l’arcivescovo dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, monsignor Paolo Pezzi, sottolinea che questo atto di consacrazione è un invito ad accendere la fiammella della speranza in un momento buio. Il significato di questa consacrazione, aggiunge monsignor Pezzi, è quello “di convertire i nostri cuori a Cristo”.

Il Papa ha deciso di rimettere tutto nelle mani di Maria. Cosa significa questo affidamento alla Madonna?

È un periodo buio. Di cosa c’è bisogno quando c’è il buio? C’è bisogno di luci, almeno di fiammelle. La consacrazione è un invito ad accendere questa fiammella di speranza che non si è mai sopita nel nostro cuore, che non è mai sopita. Questo è anche il significato per cui il Papa può, con libertà e con forza, rivolgersi a tutta la Chiesa e chiedere, in particolare, che queste fiammelle di speranza si riaccendano nei popoli di Russia e Ucraina.

Come è stata accolta dai cattolici questa volontà del Papa di consacrare l’Ucraina e la Russia al cuore immacolato di Maria?

È stata accolta con grande entusiasmo. In Russia la consacrazione al Cuore di Maria è molto sentita tra i cattolici. Io stesso, alcuni anni fa, in occasione di un anno mariano, rinnovai la consacrazione al Cuore immacolato di Maria della nostra diocesi. Quindi devo dire che questo invito è stato accolto veramente come un gesto di sostegno alla nostra speranza e, mi permetto anche di dire, come un gesto che ha risvegliato o, che vuole risvegliare, il nostro desiderio di essere effettivi operatori di pace attraverso questa consacrazione.

Quale è il senso e il significato di questo atto che Francesco compirà il 25 marzo a Roma, mentre a Fatima farà altrettanto il cardinale Krajewski?

Penso che sia un significato molto simbolico ed esortativo. Intanto, mi sembra significativo di per sé che il Papa abbia scelto di fare questa consacrazione sia a Roma sia a Fatima. Sappiamo benissimo che nel quarto messaggio, quello di luglio del 1917, Maria parlò esplicitamente della conversione della Russia. Il significato di questa consacrazione è proprio quello di convertire i nostri cuori a Cristo, di tornare a dare il posto a Cristo nella nostra vita. Cristo è il Principe della pace, Colui che – come dice San Paolo – ha riunito i popoli divisi, li ha riuniti in sé. E sappiamo che il Cuore immacolato di Maria è esattamente il modo attraverso cui la Madonna partecipa a queste sofferenze di Cristo che continuano a vivere laddove non c’è pace, laddove non c’è amicizia tra gli uomini. In un certo senso, è come il voler consegnare questi popoli, in particolare, a ciò che di più intimo c’è nella Vergine e come specchio della Trinità – potremmo dire – nel cuore stesso di Dio. È come un invito a essere anche noi presi dentro questo magnete d’amore che è la croce.

Dunque dare spazio a Cristo nelle nostre vite e dare spazio a Cristo in questo tempo così buio. Un suo appello ai governanti di Russia e Ucraina.

Il mio appello vuole essere quello lanciato da Papa Francesco. Non vorrei aggiungere nulla se non quanto disse Giovanni Paolo II a tutto il mondo e in particolare ai governanti: “Non abbiate paura di Cristo”. Parafrasando potremmo dire che con Cristo tutto è possibile, senza Cristo nulla è possibile. Quindi non abbiamo paura, soprattutto chi ha più responsabilità. Non abbiamo paura di Cristo, Egli non ci giudica, Egli ci invita solo a fare di tutto perché possa essere al centro delle relazioni tra gli uomini.

Dio perdona sempre, Gesù è sempre pronto ad accogliere gli artigiani di pace…

Questo non bisogna mai dimenticarlo. Papa Francesco ha detto, in una recente intervista televisiva, che il perdono è il diritto di ogni uomo. Penso che questo non solo sia vero ma, forse è quello che per noi è anche più scioccante; noi non siamo così pronti e, quindi, dobbiamo convertirci perché il perdono sia la prima parola. Cristo vuol bene forse più di tutti agli operatori di pace perché l’operatore di pace è colui che vive di questo perdono: ha bisogno di questo perdono ed è disposto ad offrirlo senza limiti ad ogni altra persona.

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