Padre Gheddo: l’Iraq epicentro di una catastrofe umanitaria

  
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

La crisi umanitaria in Iraq è destinata ad aggravarsi con le prossime offensive dell’esercito iracheno contro le postazioni del sedicente Stato islamico. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il rappresentante dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati in Iraq, Bruno Gheddo, ricordando che negli ultimi mesi è cresciuto nel Paese il numero di cittadini che hanno urgente bisogno di assistenza:

 

R. – E’ cresciuto perché c’è stata questa offensiva per riprendere Ramadi dai miliziani del sedicente Stato islamico. La città di Ramadi non è ancora completamente sotto il delle forze governative. Era rimasto un gruppo di civili – qualche migliaio di civili – che ha bisogno di assistenza umanitaria di urgenza. Il problema è che Ramadi è soltanto l’inizio…

D. – Negli ultimi mesi, in Iraq, milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni. Una emorragia, questa, destinata dunque ad aggravarsi con le prossime operazioni dell’esercito per riconquistare altre zone del territorio iracheno…

R. – Assolutamente. A Falluja, che dovrebbe essere il prossimo obiettivo militare, si trovano ancora – secondo nostre informazioni – decine di migliaia di civili. E quindi, quando dovesse essere ripresa con una battaglia che si annuncia molto pesante, dovremo far fronte a dei bisogni umanitari ancora più gravi. Senza poi contare Mosul, la madre di tutte le battaglie, che prima o poi dovrà arrivare. A Mosul c’è un milione e mezzo di residenti. Quindi, c’è questo problema di un numero crescente di civili che avranno bisogno della nostra assistenza. E coloro che sono già sfollati – 6 milioni e 200 mila – continuano ad avere bisogno. Nel 2014, il cosiddetto Stato islamico ha preso tutti di sorpresa e quindi la risposta è stata un po’ caotica. E questo si poteva comprendere, ma non potremo farci perdonare una risposta caotica la seconda volta. Adesso, tutti quanti sanno che ci sarà un’altra crisi umanitaria. Prima o poi arriverà e dobbiamo essere pronti.

Il ruolo della comunità internazionale

D. – Si può pianificare un’azione con il governo iracheno? La comunità internazionale deve anche poter dare delle risposte di supporto a queste operazioni…

R. – Sì, abbiamo una unità come Nazioni Unite che si chiama “civile e militare”, che tiene le relazioni fra i due corpi. Ma è chiaro che non possiamo sapere esattamente una data, perché questo diminuirebbe l’efficacia di una strategia militare. Una strategia che giustamente noi non conosciamo. La nostra sfida è di essere pronti, di avere siti e luoghi sufficienti per stabilire campi e sufficiente assistenza da fornire. Noi abbiamo 20 mila tende e 20 mila kit di assistenza umanitaria per le famiglie. Dobbiamo essere pronti, senza sapere precisamente quando accadrà…

Situazione umanitaria

D. – Qual è, nello specifico, la situazione umanitaria delle minoranze in Iraq? Penso agli yazidi, ai cristiani…

R. – Gli yazidi si trovano nei campi di sfollati. In generale, la situazione umanitaria è relativamente stabile perché ricevono assistenza e protezione in questi campi. Ma purtroppo la situazione degli yazidi e delle altre minoranze è preoccupante da un altro punto di vista. E’ preoccupante dal punto di vista psicologico: queste minoranze, dopo le atrocità inimmaginabili alle quali sono state sottoposte, non hanno più la fiducia necessaria per convivere con i loro vicini. Sembra che una maggioranza di queste minoranze sia arrivata alla conclusione che per loro l’unica garanzia di salvezza sia la migrazione verso l’Europa.

Stato islamica e finanza internazionale

D. – Dunque, diverse zone del territorio iracheno sono controllate da milizie jihadiste, che possono anche disporre di ingenti risorse legate non solo al petrolio. Come si può isolare il sedicente Stato islamico dal sistema finanziario internazionale?

R. – Quello che le posso dire è che ci sono stati, da lungo tempo, degli sforzi della coalizione per isolare tutti i finanziamenti ai terroristi. E, più recentemente, camion cisterna che portavano il petrolio in Turchia sono stati annientanti… Secondo le informazioni in mio possesso, grazie a queste azioni di isolamento finanziario i flussi di finanziamento allo Stato islamico sarebbero in diminuzione.

Foto:

By Mstyslav Chernov [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], from Wikimedia Commons

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *