Natale: una Luce sempre accesa, anche tra guerre e pandemia

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Puntata di “Doppio Click”, programma della Radio Vaticana in onda tutti i venerdì in diretta alle 12:40, dedicata al Natale, tempo della speranza più forte di qualsiasi minacciosa ombra legata a conflitti ed emergenze sanitarie.

Persecuzioni, guerre e pandemia non fermano il Natale. È una Luce che risplende sempre nella storia, in ogni angolo del pianeta, e si lega ad un Bambino che nasce in uno sperduto e povero villaggio della periferia dell’Impero Romano. La scena del Natale capovolge ogni schema terreno: accanto alla sacra famiglia ci sono persone povere e semplici. I potenti e il palazzo di Erode restano sullo sfondo. Scrive Papa Francesco nella Lettera apostolica “Admirabile Signum”: “Dio si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza del suo amore, che si manifesta in un sorriso e nel tendere le sue mani verso chiunque”.

La tregua del 1914: armi silenti davanti al Signore della pace

Quel Bambino nato a Betlemme, anche nei tempi più bui, riempie i cuori di speranza. Il Natale porta pace anche dove sembra prevalere la voce delle armi. Un episodio indelebile è la tregua del 1914 durante la Prima Guerra Mondiale. Soldati dell’esercito inglese e di quello tedesco depongono le armi e si stringono la mano. Giocano a calcio, cantano insieme le stesse canzoni natalizie e partecipano alla Santa Messa. La lettera del capitano Carter, che si trovava sul fronte occidentale nel 1914, pubblicata nel 2014 dalla Royal Mail, è una preziosa testimonianza. “Carissima mamma, (…) penso di aver assistito oggi a una delle cose più straordinarie mai viste prima. Stavo sbirciando sopra il parapetto [della trincea] – scrive- quando ho visto un tedesco fare gesti con le braccia e subito due di loro sono usciti dalla trincea venendo verso i nostri”. “Stavamo proprio per sparargli – spiega nella lettera il capitano Carter – quando abbiamo visto che non avevano fucili, così uno dei nostri uomini è andato loro incontro e in circa due minuti la porzione di terreno tra le due linee di trincee brulicava di uomini e ufficiali di entrambi gli schieramenti, che si stringevano le mani e si auguravano a vicenda un buon Natale”.

Natale ad Auschwitz, una Luce tra le tenebre

Un altro Natale, segnato da tragici eventi ma anche dalla speranza, è quello del 1944. Nel radiomessaggio del 24 dicembre, Papa Pio XII ricorda che l’umile culla di Betlemme “fa convergere verso di sé il pensiero di tutti i credenti”. “Nel fondo dei cuori ottenebrati, afflitti, abbattuti, scende, e tutti li invade, un gran torrente di luce e di gioia. Le fronti abbassate – sottolinea Papa Pacelli – si rialzano serene, perché il Natale è la festa della dignità umana”. “Ma il nostro sguardo – aggiunge il Pontefice – si porta spontaneamente dal luminoso Bambino del presepio sul mondo che ci circonda, e il doloroso sospiro dell’Evangelista Giovanni sale sulle nostre labbra: ‘Lux in tenebris lucet et tenebrae eam non comprehenderunt’ (Io. I, 5): La luce splende fra le tenebre”. “L’alba del Natale si leva su campi di battaglia sempre più estesi, su cimiteri ove sempre più numerose si accumulano le spoglie delle vittime, su terre deserte”. Quella Luce splende anche tra le tenebre di Auschwitz dove a mezzanotte del 24 dicembre un sacerdote, prigioniero nel campo di sterminio, celebra la Santa Messa. Con del materiale fornito da un prigioniero, vengono cuciti circa 200 giocattoli. Poco più di un mese dopo, il 27 gennaio del 1945, il campo di concentramento nazista viene liberato dai soldati sovietici.

Natale con “casa” nel cuore

È Natale anche all’Isola Solidale, una struttura a Roma che ospita persone che hanno commesso reati. Si tratta di persone che si trovano agli arresti domiciliari, in permesso premio o che, giunte a fine pena, si ritrovano prive di riferimenti familiari e in stato di difficoltà economica. Il Natale negli istituti penitenziari è sempre una festività che viene vissuta con molte limitazioni. In questo tempo scosso dalla pandemia, le limitazioni sono ancora più stringenti anche per chi è sottoposto a misure alternative alla detenzione in carcere. Lo ricorda Eraldo Neri, tra gli organizzatori di Isola Solidale, sottolineando che comunque è un Natale lontano da casa.

Non c’è pandemia che può spegnere la luce del Natale

Tra i segni di luce in tempi difficili, come quelli che stiamo vivendo a causa della pandemia, ci sono il presepe e l’albero. Simboli del Natale, ha detto Papa Francesco dopo l’Angelus dello scorso 6 dicembre, che sono anche segni di speranza. “Facciamo in modo – ha detto in quell’occasione il Pontefice – di non fermarci al segno, ma di andare al significato, cioè a Gesù, all’amore di Dio che Lui ci ha rivelato, andare alla bontà infinita che ha fatto risplendere sul mondo. Non c’è pandemia, non c’è crisi che possa spegnere questa luce. Lasciamola entrare nel nostro cuore, e tendiamo la mano a chi ha più bisogno. Così Dio nascerà nuovamente in noi e in mezzo a noi”.

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