Guardie svizzere: giuramento delle reclute

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

(Rullo dei tamburi)

Radio Vaticana – Il rullo dei tamburi a scandire il passo delle guardie nelle uniformi di gran gala mentre avanzano tra la meraviglia e gli applausi della folla e la scintillante presenza delle alabarde hanno accompagnato l’ingresso delle reclute della Guardia Svizzera Pontificia nell’Aula Paolo VI. La cerimonia, nella quale si commemora anche il sacrificio di 147 soldati elvetici che morirono durante il Sacco di Roma il 6 maggio del 1527 per difendere Papa Clemente VII, è quindi proseguita con l’esecuzione dell’inno elvetico e di quello Pontificio. Successivamente il cappellano della Guardia, Mons. Martin Beutler, ha pronunciato il proprio discorso, incentrato sulla parola ‘nuovo’ e sul significato che questo termine assume per il corpo istituito nel 1506 da Papa Giulio II. Quindi il cappellano ha letto il testo del giuramento:

“Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II e i suoi legittimi successori, come pure di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, ove occorra, anche la vita per la loro difesa”… 

Un simbolo che suscita rispetto ammirazione

Le nuove reclute, chiamate per nome, si sono quindi fatte avanti ed ognuna, con la mano sinistra sulla bandiera della Guardia e la destra alzata con le tre dita aperte, quale simbolo della Trinità, ha confermato e giurato. Ammirate nei secoli da pellegrini e turisti per la caratteristica foggia rinascimentale della loro divisa, il cui disegno viene attribuito all’estro di Michelangelo, le Guardie Svizzere sono parte integrante della Città del Vaticano. Un simbolo che suscita ammirazione, rispetto, curiosità e che non sembra conoscere gli effetti del tempo. Al suggestivo evento, sempre ricco di grande fascino, hanno partecipato – tra gli altri – il Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri, il segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, ed autorità svizzere e italiane.

(Marcia)

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