Giornata mondiale dell’alimentazione: nuove sfide in tempo di pandemia
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Nei 75 anni dalla fondazione della Fao, il mondo ha fatto grandi passi in avanti nella lotta contro povertà, fame e malnutrizione. Nonostante questo, oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso regolare a cibo sano e nutriente. Uno scenario drammatico in cui si è aggiunta la piaga del Covid-19. Da Paolo VI a Papa Francesco gli interventi dei Pontefici presso l’organizzazione dell’Onu”.
Con la macchina del tempo radiofonica di “Doppio click”, programma radiofonico della Radio Vaticana in onda tutti i venerdì in diretta alle 12.40 e in replica alle 18.35, accendiamo i riflettori sull’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione che si lega ad una data precisa: quella del 16 ottobre del 1945, quando 42 Paesi si riunirono in Quebec, in Canada, con lo scopo di istituire l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao). Tra gli obiettivi, una priorità: quella di agire contro la fame e la malnutrizione. Per questo, la Fao celebra oggi la Giornata mondiale dell’alimentazione e commemora, il 16 ottobre di ogni anno, la sua fondazione. Attualmente, con 194 Stati membri, la Fao opera in più di 130 Paesi del mondo. Il tema scelto per quest’anno è “Coltivare, nutrire, preservare. Insieme”.
Dati su fame e malnutrizione nel mondo
Lo scenario attuale, sconvolto dalla pandemia, presenta dati drammatici. Oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso regolare a cibo sano, nutriente e sufficiente. Circa 135 milioni di persone in 55 Paesi soffrono di fame acuta e hanno bisogno urgente di cibo, nutrizione e assistenza per i mezzi di sussistenza. Ogni anno, circa il 14% del cibo prodotto per il consumo umano va perso prima che possa raggiungere i mercati all’ingrosso. Se i sistemi alimentari non verranno trasformati, la sottoalimentazione e la malnutrizione aumenteranno notevolmente entro il 2050. Le conseguenze potrebbero peggiorare a causa della disparità di reddito, della disoccupazione o dello scarso accesso ai servizi.
Perdita di biodiversità
La produzione alimentare intensiva, abbinata al cambiamento climatico, sta causando la rapida perdita di biodiversità. Oggi nove specie vegetali rappresentano il 66% della produzione agricola totale. Le diete scorrette e gli stili di vita sedentari hanno fatto impennare i tassi di obesità non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli a basso reddito. Si registrano poi forti disparità in ambiti cruciali. In particolare, oltre 3 miliardi di persone, in tutto il mondo, non hanno accesso ad internet. La maggior parte vive in aree rurali e remote. I piccoli agricoltori hanno bisogno di un maggiore accesso all’innovazione, a finanziamenti e alla formazione per migliorare i loro mezzi di sussistenza.
La pandemia richiede coraggio
Questo tempo di pandemia pone ulteriori sfide. Garantire l’accesso ad alimenti sani e nutrienti è una parte fondamentale della risposta al Covid-19. Alcune restrizioni legate alla pandemia hanno reso l’accesso al cibo e al reddito ancora più difficile per le famiglie vulnerabili, in seguito all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e al calo dei salari nella maggior parte dei Paesi che già stavano affrontando una crisi alimentare. Per questo la Fao, nel critico contesto attuale, cerca di rispondere rapidamente con interventi che vanno dai programmi di protezione sociale al sostegno all’agricoltura. La lezione più grande che la Fao ha imparato nei suoi 75 anni di attività è che non basta produrre più cibo. Si deve garantire che i sistemi alimentari siano sostenibili e che forniscano diete sane e a prezzi accessibili per tutti, compresi i più fragili. Una lezione di cui far tesoro specialmente in questo tempo di crisi, come sottolineato a più riprese da Papa Francesco, che oggi è voluto intervenire tramite un videomessaggio all’evento odierno della Fao, invitando la comunità internazionale a prendere una decisione coraggiosa: “Costituire con i soldi che s’impiegano nelle armi e in altre spese militari ‘un Fondo mondiale’ per poter eliminare definitivamente la fame”.
Una sfida precisa
L’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione, le sfide poste dall’attuale crisi, non solo sanitaria, e le riflessioni dei Pontefici sono alcuni degli spunti attraverso cui si snoda l’intervista rilasciata a Radio Vaticana da Mario Lubetkin, direttore generale aggiunto della Fao. Intervenendo al programma “Doppio Click”, ha sottolineato che è il momento di affrontare le persistenti disuguaglianze e inefficienze che continuano ad affliggere i sistemi alimentari, le economie e le strutture di assistenza sociale. “Siamo chiamati ad affrontare una sfida precisa, dove è necessario ridurre la fame nel mondo ed allo stesso tempo preservare il pianeta”. Dunque il tema dell’alimentazione si intreccia con altri, “come mai prima d’ora nella storia”, sottolinea Lubetkin. “Fame e salute, fame ed ambiente, fame ed economia, ed è una vergogna – aggiunge – che venga sprecata ogni anno una quantità di cibo pari ad un valore di 400 miliardi di dollari”.
Interventi della Fao in vari Paesi
Quest’anno la Fao ha promosso vari interventi per lottare contro fame, povertà e malnutrizione. In Perù i coltivatori di banane biologiche, formati dalla Fao, hanno continuato a sostenere il programma nazionale di alimentazione scolastica consegnando a domicilio i pasti per i bambini. Ad Haiti, la Fao ha aiutato il ministero dell’Agricoltura a rilanciare la produzione agricola. Sono state svolte, inoltre, attività di sensibilizzazione destinate alle famiglie sui rischi della diffusione del Covid-19 e sulla necessità di osservare le misure preventive. In Spagna, i pescatori dello storico sito di irrigazione de L’Horta, che rientra nei sistemi del Patrimonio agricolo di rilevanza mondiale riconosciuti dalla Fao, hanno preso gli ordini via sms e consegnato il pesce fresco in bicicletta ad anziani e ad altre persone che non hanno potuto lasciare le loro abitazioni durante il lockdown. In Pakistan, l’organizzazione delle Nazioni Unite ha distribuito mangimi agli allevatori in difficoltà. In Oman, la tecnologia digitale ha aiutato i commercianti di pesce a osservare le norme di distanziamento sociale. Nel Sud Sudan, infine, la Fao ha riorganizzato la distribuzione di sementi agli agricoltori soggetti alle restrizioni del Covid-19.
Nobel per la pace al Pam
Le sfide legate all’alimentazione e alla lotta contro la fame nel mondo sono cruciali e decisive. Anche per questo, il Premio Nobel per la pace 2020 è stato assegnato al Programma alimentare mondiale (Pam), la principale organizzazione umanitaria e agenzia delle Nazioni Unite impegnata a salvare e migliorare la vita delle persone, fornendo assistenza alimentare nelle emergenze e lavorando con le comunità per migliorarne la nutrizione e costruirne la resilienza. “La pandemia di coronavirus – si legge nella motivazione del Premio – ha contribuito a un forte aumento del numero di vittime della fame nel mondo. In Paesi come Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, la combinazione di conflitto e pandemia ha portato a un drammatico aumento del numero di persone che vivono sull’orlo della fame. Di fronte alla pandemia, il Pam ha dimostrato un’impressionante capacità di intensificare i propri sforzi. Come ha affermato la stessa organizzazione, fino al giorno in cui avremo un vaccino medico, il cibo è il miglior vaccino contro il caos'”.
Francesco: l’amore ispiri la giustizia
I temi della lotta contro la fame e la malnutrizione sono stati al centro di discorsi, appelli e riflessioni di vari Pontefici. Visitando la sede della Fao a Roma il 16 ottobre del 2017, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, Papa Francesco ha esortato ad introdurre nel linguaggio della cooperazione internazionale la “categoria dell’amore”, declinata come “gratuità, parità nel trattare, solidarietà, cultura del dono, fraternità, misericordia”. “Non possiamo operare – ha detto il Pontefice – solo se lo fanno gli altri, né limitarci ad avere pietà, perché la pietà si ferma agli aiuti di emergenza, mentre l’amore ispira la giustizia ed è essenziale per realizzare un giusto ordine sociale tra realtà diverse che vogliono correre il rischio dell’incontro reciproco. Amare vuol dire contribuire affinché ogni Paese aumenti la produzione e giunga all’autosufficienza alimentare. Amare si traduce nel pensare nuovi modelli di sviluppo e di consumo, e nell’adottare politiche che non aggravino la situazione delle popolazioni meno avanzate o la loro dipendenza esterna. Amare significa non continuare a dividere la famiglia umana tra chi ha il superfluo e chi manca del necessario”.
Benedetto XVI: un mondo di paradossi
Alla categoria dell’amore indicata da Papa Francesco si deve aggiungere un altro concetto basilare: la dignità di ogni essere umano. Benedetto XVI, rivolgendosi il 24 novembre del 2005 ai partecipanti alla 33.ma Conferenza della Fao, aveva ricordato uno dei “paradossi più preoccupanti”: da una parte si raggiungono sempre nuovi e positivi traguardi in campo economico, scientifico e tecnologico, ma dall’altra “si constata la crescita continua della povertà”. “Oggi più che mai – aveva detto – c’è bisogno di strumenti in grado di vincere le ricorrenti tentazioni di conflitto tra diverse visioni culturali, etniche e religiose. Occorre fondare i rapporti internazionali sul rispetto della persona e dei principi cardine della convivenza, sulla fedeltà ai patti e sul reciproco accogliersi dei popoli come membra dell’unica famiglia umana. Occorre riconoscere che il progresso tecnico, pur necessario, non è tutto; vero progresso è solo quello che salvaguarda la dignità dell’essere umano nella sua interezza e consente ad ogni popolo di condividere le proprie risorse spirituali e materiali, a beneficio di tutti. “Non va poi dimenticato – aveva aggiunto Papa Benedetto XVI – che mentre alcune aree vengono sottoposte a misure e controlli internazionali, milioni di persone sono condannate alla fame, fino al rischio della vita, in zone dove sono in atto sanguinosi conflitti dimenticati dall’opinione pubblica perché ritenuti interni o etnici e tribali”.
Giovanni Paolo II: fame di giustizia
Passano i decenni che presentano sfide e minacce nuove, ma non muta l’impegno della comunità internazionale verso un bene e un dovere fondamentali: “la liberazione degli esseri umani dalla malnutrizione e dalla minaccia della morte per fame”. Lo ha ricordato Giovanni Paolo II il 23 ottobre del 1995 in occasione del 50.mo di fondazione della Fao. “La situazione economica e sociale del mondo attuale – aveva detto il Pontefice – ci fa comprendere fino a che punto la fame e la malnutrizione di milioni di persone siano il risultato di cattivi meccanismi all’interno delle strutture economiche, o siano la conseguenza di criteri ingiusti nella distribuzione delle risorse e della produzione, di politiche formulate per tutelare gruppi particolari di interesse o di varie forme di protezionismo”. “Sono molti i motivi di questa situazione paradossale nella quale l’abbondanza coesiste con la scarsità, motivi quali le politiche che riducono con forza la produzione agricola, la corruzione diffusa nella vita pubblica e l’investimento massiccio su armi sofisticate a detrimento delle necessità primarie delle persone”. “Il ‘Fiat panis’ a cui la Fao fa riferimento nel suo motto – aveva infine affermato Papa Wojtyła – è la condizione essenziale della pace e della sicurezza nel mondo”.
Paolo VI: serve un progresso sociale
La lotta contro la fame si lega anche alla custodia del Creato. Il 16 novembre del 1970, in occasione del 25.mo anniversario della Fao, Paolo VI aveva ricordato le parole di Pio XII e di Giovanni XXIII sui temi dell’alimentazione e della malnutrizione e ricordato una grave minaccia: “l’ecosistema rischia, sotto l’effetto di contraccolpi della civiltà industriale, di condurre a una vera catastrofe ecologica”. “Noi vediamo – aveva aggiunto – già viziarsi l’aria che respiriamo, inquinarsi l’acqua che beviamo, contaminarsi le spiagge, i laghi, anche gli oceani, sino a far temere una vera ‘morte biologica’ in un avvenire non lontano, se non saranno coraggiosamente decise e severamente applicate, senza ritardi, energiche misure”. Per l’uomo, aveva osservato Papa Montini, si tratta “di dominare il suo stesso dominio”. “E questa impresa necessaria non chiede all’uomo meno coraggio e risolutezza della conquista della natura”. “I progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo”.
Cosa possiamo fare?
La Giornata odierna, come sottolinea la Fao, ci ricorda che “tutti abbiamo un ruolo da svolgere per ottenere un mondo senza fame e malnutrizione”. “Non dobbiamo consentire che in tempi di crisi le abitudini sostenibili vengano trascurate. Possiamo fare scelte alimentari sane. Possiamo fare la nostra parte per ridurre gli sprechi. Possiamo sostenere i governi, le imprese e le organizzazioni affinché condividano le conoscenze e sostengano sistemi alimentari e mezzi di sussistenza sostenibili e resilienti. Insieme possiamo coltivare, nutrire e preservare il nostro mondo”.