G7 in Giappone per rilanciare l’economia mondiale

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Il rilancio dell’economia globale, la lotta al terrorismo e la crisi migratoria. Sono questi alcuni dei temi che orientano i lavori del vertice del G7,  apertosi stamani in Giappone. Al summit partecipano oltre ai leader di Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia anche due rappresentanti dell’Unione Europea: il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

La cerimonia di apertura si è tenuta nel santuario scintoista di Ise-Yingu, considerato uno dei luoghi sacri del Giappone e simbolo dell’età imperiale. “La comunità internazionale – ha detto il primo ministro giapponese Shinzo Abe – dovrà fronteggiare numerose sfide”, tra cui il rallentamento della crescita mondiale, il terrorismo, la questione dei i rifugiati. “Sfide – ha aggiunto – che minacciano la pace e la stabilità” nel mondo intero. Nella prima sessione di lavori, il vertice si concentra soprattutto su due modelli economici contrapposti per archiviare 8 anni di crisi e dare nuove risposte alla debole ripresa e alla domanda mondiale in stallo.

Austerity contro  riforme

Francia e Gran Bretagna continuano a sostenere misure di austerity per contenere la crescita del debito pubblico. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, sollecita in particolare tagli alla spesa pubblica. Il premier britannico David Cameron, in vista del referendum del prossimo 23 giugno sull’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, non vuole appesantire i conti del proprio Paese. Gli altri 5 Stati del G7 pensano, invece, di rilanciare l’economia mondiale con politiche monetarie e riforme strutturali.

Trattative sul Ttip

Il summit è anche l’occasione per nuove trattative sul Ttip, il trattato di partneriato per il commercio e gli investimenti, ovvero il trattato per il libero commercio tra Usa ed Europa. Il Presidente francese Francois Hollande intende ribadire a Barack Obama la sua opposizione in questa fase a proseguire nei negoziati. “Non possiamo accettare – ha detto recentemente Hollande – un libero scambio senza regole, che metta a repentaglio la nostra agricoltura e la nostra cultura”.

Lotta al terrorismo

Durante il vertice sarà anche ribadito l’impegno internazionale contro il terrorismo anche alla luce di quanto emerso dal G7 dei ministri delle Finanze, tenutosi venerdì scorso a Sendai. In questa occasione è stato elaborato un documento sul contrasto al terrorismo puntando a limitarne le capacità di finanziamento. Contrastare l’estremismo violento e portare i responsabili davanti alla giustizia – hanno sottolineato i ministri delle Finanze – sono priorità per tutta la comunità internazionale.

Emergenza immigrazione

L’immigrazione è un altro dei temi centrali del G7. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, richiede in particolare un piano comune per affrontare la crisi dei rifugiati seguendo il modello dell’Unione Europea. Tra le misure previste, un aumento dell’assistenza finanziaria. “Ci troviamo – ha detto Donald Tusk – di fronte ai numeri peggiori della Seconda guerra mondiale: quelli che ci criticano dovrebbero piuttosto pensare a come aiutarci perché ciò che l’Europa fa è già molto”.

Questione nordcoreana

Al centro del vertice anche la questione nordcoreana. La Corea del Nord – ha detto il Presidente americano Barack Obama – è “fonte viva di preoccupazione”. Il regime di Pyongyang ha condotto, a gennaio, un quarto test nucleare a cui sono seguite sanzioni internazionali ancora più rigide. Ora bisogna trovare – ha dichiarato durante un forum in Corea del Sud il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon – “un percorso per tornare al dialogo” con Pyongyang.

Dispute territoriali

All’ordine del giorno anche le rivendicazioni territoriali in Asia. Su questo tema si concentra in particolare l’attenzione della Cina che chiede al  G7 di non interferire sulle dispute nel Mar cinese meridionale. In questa area sono migliaia gli atolli rivendicati dalla Cina e da diversi Paesi tra cui Giappone, Vietnam e Filippine. In particolare, Tokyo e Pechino si contendono l’arcipelago Senkaku, un gruppo di isole disabitate ma circondate da acque con importanti riserve minerarie ed ittiche.

Leader mondiali “scossi” da Trump

Durante una conferenza stampa, il Presidente statunitense Barack Obama ha dichiarato, inoltre, che i leader mondiali sono “scossi” da Donald Trump. Il candidato presidenziale repubblicano sfoggia “ignoranza” e un “comportamento sprezzante”, ha aggiunto Obama parlando della campagna presidenziale americana. Il capo della Casa Bianca ha sottolineato che i leader stranieri sono stupiti da Trump e non sanno quanto dare credito alle cose che dice.

Domani l’epilogo del G7 e la visita di Obama ad Hiroshima

Il vertice del G7 si chiuderà domani e i leader di Canada, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Italia lasceranno il Paese asiatico. Resterà invece il presidente americano Obama che si recherà ad Hiroshima, la città nipponica dove, alla fine della Seconda Guerra mondiale, è stata sganciata la prima bomba atomica. Alcuni sopravvissuti parteciperanno a questo storico evento. Obama ha già dichiarato che non porgerà scuse ufficiali al Giappone per quanto avvenuto nel 1945.

Nella prima sessione di lavori, il vertice si è concentrato, soprattutto, su due modelli economici contrapposti: l’austerity, sostenuta da Germania e Gran Bretagna, e il processo delle riforme, auspicato dagli altri 5 Stati del G7. Quale, tra i due modelli, è preferibile in questo attuale scenario economico? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’economista Giacomo Vaciago:

R. – Ovviamente le riforme, che hanno idealmente costi economici, non fanno partire la crescita il giorno dopo. E quindi devono essere sostenute da una appropriata politica espansiva macro economica, soprattutto di quei Paesi come la Germania, che hanno un enorme avanzo sull’estero e quindi stanno risparmiando troppo, stanno rinviando la spesa. Quando succede all’interno di un’area molto integrata è come cercare di andare avanti con un automobile, a cui qualcuno ha tirato il freno a mano.

Le urgenze sullo scacchiere internazionale

D. – Quali sono oggi le riforme strutturali più urgenti, per rilanciare l’economia mondiale?

R. – Quelle di modernizzazione dei Paesi, che consentano alle migliori tecnologie di raggiungere tutti i settori. Sostanzialmente in questi 20 anni abbiamo applicato le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione soprattutto all’industria. L’enorme campo dei servizi, a maggior ragione quelli pubblici, è ancora fermo in molti casi al Medioevo: usano ancora  la penna e la carta e c’è ancora chi va agli sportelli bancari a fare le coda per fare un pagamento. Questa roba appartiene tutta al secolo scorso. Bisogna fare enormi passi avanti e guadagnare produttività perché nell’immediato si perdono posti di lavoro se non si favorisce la nuova occupazione.

Libero commercio tra Usa e Europa

D. – Sono anche ripartite le trattative sul trattato di libero commercio tra Usa ed Europa. Questa è una via importante oppure presenta delle possibili trappole?

R. – Va intrapresa con grande attenzione. In sé, tutto ciò che è favorevole agli scambi, in base alle relative convenienze, fa bene all’economia. Quindi un grande mercato che unisca l’Europa e gli Stati Uniti può, in linea di massima, far solo bene. Attenzione, però, a non regalare all’America i nostri punti di forza sotto costo e a non aprire in altre parole alla concorrenza americana, in alcuni settori, dove la nostra forza dipende anche da una legislazione favorevole. Queste trattative vanno fatte caso per caso, direi quasi prodotto per prodotto, per controllare che i costi e i benefici siano in pareggio o, meglio, che i benefici superino i costi.

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