A Betlemme vescovi di Europa e Stati Uniti

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

La situazione in Medio Oriente è al centro dell’incontro, apertosi oggi a Betlemme sul tema “La Chiesa universale in solidarietà con la Chiesa di Terra Santa”, al quale partecipano i rappresentanti delle Conferenze episcopali di Europa e Stati Uniti e l’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa. In particolare la situazione del popolo palestinese, della comunità cristiana e i piani pastorali per la comunità locale saranno esaminati e discussi durante la Conferenza che si concluderà giovedì prossimo.

Sul significato di questa iniziativa ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il custode della basilica della Natività a Betlemme, padre Ibrahim Faltas:

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E’ un segno di solidarietà per il popolo palestinese, soprattutto per i cristiani di Terra Santa. Da Betlemme, ad esempio, sono emigrate oltre due mila persone in questi ultimi tre anni. C’è bisogno, dunque, di solidarietà verso il popolo di Betlemme e per tutti i palestinesi, soprattutto i cristiani che stanno andando via.

La Chiesa come può mettersi al servizio della comunità della Terra Santa?

La Chiesa sta facendo del suo meglio per aiutare i cristiani presenti aiutando a costruire le case. Stiamo portando avanti due grandi progetti a Betlemme. Ma il problema più grosso adesso per i cristiani di Betlemme è che non trovano lavoro. Da tre anni è infatti bloccato il settore del turismo e potete immaginare la situazione economica della gente. Quello che ci preoccupa è che tanti cristiani stanno andando via. Non possiamo dire loro: “Dovete rimanere. Dovete restare qui”. Il vero problema è la situazione politica.

Una delegazione di vescovi incontrerà il presidente palestinese Yasser Arafat a Ramallah. Quali frutti può dare secondo lei quetso incontro?

Io penso che si debbano incontrare soprattutto le due parti e si devono convincere che l’unica soluzione possibile è il dialogo.

Per quanto riguarda gli impegni a favore della Terra Santa, quali sono le attività concrete a favore di questa zona continuamente martoriata?

La nostra missione è quella di educarci alla pace ed educare i nostri bambini alla pace. Abbiamo le scuole, abbiamo le parrocchie. La Chiesa sta facendo di tutto per l’educazione alla pace. Abbiamo portato, per esempio, diverse volte ragazzi palestinesi e ragazzi isareliani in Italia. Si sono incontrati ed hanno giocato e mangiato insieme. Questa, ad esempio, è un’iniziativa concreta che aiuta le due parti a intraprendere il cammino della pace.

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