Gli animali in tempo di pandemia: vite da tutelare e da custodire

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Nella settimana in cui la Chiesa ha ricordato Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, la macchina radiofonica di Doppio Click, programma della Radio Vaticana, accende i propri riflettori sulle conseguenze, non solo negative, della pandemia per la vita di questi esseri viventi. Gli animali, come si sottolinea nel Catechismo della Chiesa cattolica, sono creature di Dio.

Nel mese di marzo del 2020 l’Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di pandemia. Oggi il mondo è ancora scosso dalla crisi sanitaria e la diffusione del Covid-19 ha un impatto drammatico anche sulla conservazione della natura. Si riducono infatti i finanziamenti dei governi alle aree protette. Il crollo del turismo ha inoltre indirettamente favorito il fenomeno del bracconaggio e altri crimini ambientali. Prima della pandemia, il turismo naturalistico in Africa generava più di un terzo di tutte le entrate legate al turismo. Le aree protette ricevevano circa 8 milioni di visitatori l’anno.

Un caso emblematico è quello della Namibia, che nel 2019 ha accolto circa 1,7 milioni di turisti. Con la pandemia lo scenario è drasticamente mutato. L’emergenza sanitaria ha bloccato del tutto il turismo e alla perdita di posti di lavoro si aggiunge anche il degrado di habitat naturali. Queste ed altre cause rischiano di portare alcune specie di animali all’estinzione, come nel caso del leone africano. Oggi i leoni selvatici al mondo sono solo circa 20 mila e fra le cause che mettono a rischio il loro futuro si è aggiunta proprio l’emergenza collegata al Covid.

La pandemia e alcuni effetti positivi per gli animali

In questo tempo scosso dalla pandemia si intravedono, però, anche alcune luci. Il lockdown in molti Paesi, come ricorda il Wwf, ha ridotto il disturbo prodotto dall’uomo, abbassando i livelli di inquinamento, emissioni e rumore. Uno studio, recentemente pubblicato sulla rivista “Biological Conservation”, sottolinea che la ridotta mobilità umana, durante i periodi di chiusura generalizzata, ha portato molti animali selvatici ad esplorare nuovi habitat. Alcune specie, solitamente notturne, si sono mostrate anche durante il giorno. L’istrice, per esempio, ha fatto la sua comparsa in città ben più che negli anni passati. Per alcune specie è stato evidenziato anche un maggior successo riproduttivo. C’è anche un altro aspetto da inserire nella lista degli effetti positivi che il lockdown ha avuto per gli animali: la riduzione, in vari Paesi, di anfibi e rettili uccisi lungo le strade.

Il rispetto della creazione

Nel Catechismo della Chiesa cattolica si ricorda che “gli animali, come anche le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura”.  L’uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione”. “Gli animali – si legge ancora nel Catechismo della Chiesa cattolica – sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura.  Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro”.

Evitare sofferenze

“Dio – si sottolinea inoltre nel Catechismo – ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine.  dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane”. Nel Catechismo della Chiesa cattolica si ricorda inoltre che “è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. È pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini. Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone”.

San Francesco e gli animali

L’amore per gli animali è uno dei tratti distintivi delle vite uomini di Chiesa e santi, tra cui ad esempio san Francesco d’Assisi. La vita del poverello di Assisi è stata un canto di lode. Gli animali comprendevano che non avevano nulla da temere da san Francesco.  Fonti francescane ricordano che a Francesco gli è stato offerto in dono un leprotto, poi subito rimesso in libertà. L’animale ha preferito accorrere alla sua voce piuttosto che fuggire per i boschi. Si racconta anche che un falco alla Verna lo svegliasse regolarmente quando era l’ora della preghiera. E le rondini smettevano di garrire nel cielo per non disturbare la sua predica. Un altro episodio è avvenuto a Gubbio. Francesco si trovava una volta nei pressi dell’abbazia di San Verecondo, quand’era ormai notte. Cavalcava un asinello ed era in compagnia di un altro frate. Appena lo videro, alcuni contadini lo chiamarono invitandolo a restare con loro, per non incappare nei lupi. Ma Francesco replicò: “Non ho mai fatto nulla di male al fratello lupo, perché ardisca divorare il nostro fratello asino. State bene, figli, e temete Dio!”.

I Papi e gli animali

Nella storia di vari Pontificati non mancano riflessioni e pensieri di Papi sugli animali. Papa Pio XII riferendosi, in particolare, a quelli abbattuti per il nutrimento degli uomini, chiede che vengano evitate “inutili crudeltà”. Rivolgendosi il 17 novembre del 1957 ai lavoratori del mattatoio di Roma, Papa Pacelli ricorda che nella sala di macellazione gli animali “giungono, e subito  vengono abbattuti”. “Certamente dovranno essere ridotte al minimo le sofferenze, interdette le inutili crudeltà”. Papa Paolo VI durante l’udienza generale del 28 maggio del 1969 ricorda che gli animali, “anch’essi creature di Dio, nella loro muta sofferenza  sono un segno dell’universale stigma del peccato, e dell’universale attesa della redenzione finale”. Papa Giovanni Paolo II, durante l’udienza generale del 10 gennaio del 1990 sottolinea che alcuni testi “ammettono che anche gli animali hanno un alito o soffio vitale e che l’hanno ricevuto da Dio”. Papa Francesco durante l’udienza generale del 26 novembre 2014, riferendosi al piano salvifico di Dio per ogni creatura, afferma: “La Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio”. “L’apostolo Paolo lo afferma in modo esplicito, quando dice che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”.

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