Incontro su moderne forme di schiavitù

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

L’attività di mercanti di schiavi non si è mai fermata. Gli schiavi esistono ancora. E’ il tema affrontato nell’incontro tenutosi stamani nella sede della nostra emittente per presentare due progetti a cura dei padri Mercedari in Sudan e in Burundi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Da circa 800 anni i religiosi Mercedari combattono contro la schiavitù. Quando il loro Ordine è stato fondato, nel 1218 per opera dello spagnolo San Pedro Nolasco, i padri mercedari riscattavano i cristiani schiavi nei Paesi musulmani. Oggi sono altre le catene da spezzare ma la dedizione e la missione non sono cambiati. Ascoltiamo padre Dino Lai, padre mercedario responsabile del Centro Oasi, Opera Assistenza Scarcerati Italiani:

“Oggi i padri Mercedari si interessano in modo particolare di un tipo di catene, ed è quello della schiavitù del carcere, schiavitù del bisogno. Quelli che ruotano attorno alla nostra opera sono gli immigrati, quelli che provengono dal carcere e quelli che – io dico sempre – nessuno vuole”.

Tra le moderne forme di schiavitù, quelle più drammatiche si consumano all’ombra di tragici conflitti. E’ questo il caso di milioni di uomini e donne in Africa, ai quali il mercedario burundese, padre Damase ha dedicato il libro “Il dramma dei Grandi Laghi, abbozzo di una teologia Bantù della sofferenza”. Ma da questo dolore – spiega padre Damase – i popoli africani possono uscire per vivere in una nuova era di pace. Ascoltiamo la sua testimonianza:

“In Burundi adesso c’è la speranza perché i soldati ribelli che tempo fa erano nemici, adesso hanno formato un Esercito nazionale. Ci sono segni di speranza. La gente è stanca della guerra. La guerra è una conseguenza della schiavitù dell’uomo, dell’egoismo: l’uomo vuole tutto per sé, senza condividere quanto ha con gli altri”.

Dopo la presentazione del libro di padre Damase, è stato anche illustrato il progetto per la realizzazione a Karthoum, in Sudan, di un centro di accoglienza per bambini soldato riscattati dai gruppi armati musulmani.

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