Un mese fa attentato alla chiesa di Negombo, testimonianza di padre Nevil

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Amedeo Lomonaco – Negombo (Sri Lanka)

© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Visitare la chiesa di San Sebastiano significa ripercorrere alcuni dei momenti più strazianti degli attentati che, lo scorso 21 aprile, hanno colpito lo Sri Lanka. Intervista con un francescano, padre Fernando Nevil, tra i primi ad accorrere in chiesa dopo l’esplosione.

Il viaggio in Sri Lanka con “Aiuto alla Chiesa che soffre” non poteva non prevedere un momento di preghiera a Negombo. In questa città costiera conosciuta con l’appellativo di “piccola Roma” per l’abbondanza di chiese e di statue di santi, si è registrato il più alto numero di vittime. La seconda delle otto esplosioni che lo scorso 21 aprile hanno scosso lo Sri Lanka, ha devastato a Negombo la chiesa di San Sebastiano provocando la morte di oltre 100 persone.

Tra le vittime molti bambini

Sono trascorsi quasi 30 giorni dagli attentati. Questa chiesa, in stile gotico, custodisce le ferite e il sangue, ancora impresso su alcune statue, non solo della comunità cattolica. Tra le vittime, molti sono bambini e, tra questi, anche due piccoli musulmani che avevano accompagnato, in chiesa, i loro amichetti cristiani.

Famiglie distrutte

L’esplosione in questa chiesa ha distrutto anche un’intera famiglia, la famiglia Fernando. Hanno perso la vita padre, madre e tre figli. Erano in chiesa per la Messa di Pasqua. Uno degli ultimi ricordi di questa famiglia è impresso nella fotografia scattata pochi giorni prima della tragedia, in occasione del battesimo del terzo figlio.

Il card. Ranjith ai funerali: non si ceda alla violenza

Nella Chiesa di San Sebastiano sono stati celebrati, lo scorso 23 aprile, i primi funerali di massa delle vittime degli attacchi di Pasqua. Il rito funebre è stato presieduto dal cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo. Il porporato ha offerto un messaggio di consolazione e invitato i fedeli a non cedere alla violenza.

21 aprile, un’altra dolorosa pagina

Lo Sri Lanka è chiamato a superare un altro drammatico capitolo della sua storia. Nel 2004 il maremoto nel sud est asiatico ha provocato, solo in questo Paese, oltre 40 mila morti. Nel 2009 si è conclusa, con la sconfitta del movimento separatista Tamil, la guerra civile costata la vita ad oltre 65 mila persone. Gli attacchi, sferrati a Pasqua e rivendicati dal sedicente stato islamico, sono un’altra dolorosa pagina nella storia del Paese asiatico.

Testimonianza di padre Fernando Nevil

E’ passato un mese dagli attacchi in Sri Lanka. Padre Fernando Nevil, francescano, ricorda l’attentato compiuto nella chiesa di San Sebastiano a Negombo. E’ stato tra i primi ad accorrere in chiesa dopo l’esplosione. Prima della deflagrazione, ha visto non lontano dal luogo di culto un uomo con indosso uno zaino. Era l’attentatore. Dopo essere entrato in chiesa, che a Negombo ha provocato oltre 130 morti, padre Nevil ha visto una scena terribile. Questa è la sua toccante testimonianza:

R. – Erano le 8.45 quando è avvenuto questo disastro. Abbiamo sentito una forte esplosione e poi abbiamo visto subito del fumo che usciva dalla chiesa. Ho visto e sentito tutto. Subito dopo sono entrato in chiesa: c’erano tanti morti e molti feriti che avevano bisogno di assistenza. Ho chiesto aiuto ai superstiti e ad altre persone per portare i feriti in ospedale. Così è iniziato tutto.

Prima dell’esplosione, ha visto l’attentatore?

R. – Sì. Lui è passato davanti a me, stavo parlando con una persona davanti al convento; erano circa le 8.36. È passato per due volte davanti a me, come se non volesse disturbare … Sono passate tantissime persone davanti a noi, ma lui era particolare, era sicuro… non voleva disturbare. Lo abbiamo visto passare e poi entrare in chiesa.

Dopo l’esplosione, lei è rimasto accanto ai corpi delle vittime?

R. – Sì, ho visto il sangue, le vittime… Non c’era nessuno in quel momento con me. Poi sono arrivate subito altre persone. La polizia e le ambulanze sono arrivate dopo venti o trenta minuti, anche perché non si aspettavano quanto è successo. Ho chiamato i miei amici ed ho detto loro di chiamare la polizia, le ambulanze. Io non ho toccato nessuno perché non potevo fare nulla quando sono entrato in chiesa; mi sentivo confuso, le gambe mi tremavano, non riuscivo a camminare. È stata un’esperienza forte; non mi sarei mai aspettato questo disastro.

Francescani in Sri Lanka

Padre Nevil, insieme ai suoi confratelli francescani, è impegnato nella formazione dei seminaristi. I francescani sono stati tra i primi ad accorrere dopo l’attacco, sferrato lo scorso 21 aprile nella chiesa di San Sebastiano a Negombo. Da quel giorno, offrono assistenza spirituale e psicologica ai feriti e ai familiari delle vittime. Per i bambini rimasti orfani promuovono inoltre attività di ludoterapia. È una presenza, quella francescana in Sri Lanka come in altri Paesi, sempre vicina ai poveri e ai sofferenti.

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