Smart working: luci e ombre di una rivoluzione

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Esattamente due anni fa veniva annunciato in Italia, era il marzo 2020, il primo lockdown: il lavoro da remoto diventava un’esperienza di massa. La macchina radiofonica di “Doppio Click” accende i riflettori su questo fenomeno del nostro tempo, il cosiddetto “lavoro agile”, riproponendo anche alcune riflessioni di Papa Francesco su tematiche legate a questo nuovo processo organizzativo. Un cambiamento radicale stimolato, in particolare, dalle esigenze determinate dalla pandemia.

Dopo l’invenzione della macchina a vapore nel XVIII secolo, la diffusione del sistema della fabbrica a partire dalla seconda metà del 1800 e la nascita dell’informatica nel XX secolo, si è aperta nel terzo millennio quella che viene definita “Industry 4.0”, la quarta rivoluzione industriale: comprende gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, i molteplici ambiti del mondo digitale e, soprattutto, sostanziali trasformazioni nel mondo del lavoro. Uno dei tratti distintivi di questo contemporaneo sistema industriale è lo “smart working”, con cui si indica un nuovo modello produttivo che usa le nuove tecnologie per svolgere l’attività lavorativa in modo flessibile e ovunque, anche da casa.

Il lavoro è sempre meno contrassegnato da un cartellino e da un luogo fisico. È la qualità della produttività il principale criterio di misurazione. In questo tempo segnato dalla pandemia, con l’adozione di misure tese anche al distanziamento e all’isolamento per far fronte all’emergenza sanitaria, lo smart working è entrato in modo sempre più strutturato nell’organizzazione di moltissime aziende e, in particolare, nella vita dei lavoratori e delle famiglie.

Il lavoro agile e il diritto alla disconnessione

Nei primi mesi della pandemia, nel 2020, milioni di cittadini nel mondo hanno scoperto lo smart working. In Italia, in base ad una indagine dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche pubbliche (Inapp) il cosiddetto “lavoro agile” è diventato, nel corso del 2021, una realtà per più di 7 milioni di persone.

Luci

Una delle principali sfide è oggi legata alla relazione tra tempo e lavoro. “Il tempo – scrive Papa Francesco nella esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” – è superiore allo spazio”. “Si tratta di privilegiare le azioni – si legge nel documento – che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti”. Il tempo è anche vita, vita da condividere con la famiglia. Una domanda che Francesco pone sempre a giovani coppie e a ciascun genitore è questa: ‘Tu giochi con i tuoi figli?’. Le risposte, come ha ricordato il Pontefice in collegamento con la trasmissione “Che tempo che fa”, si scontrano a volte con una realtà sintetizzata da queste parole: “Quando esco da casa per lavorare – rispondono non raramente i genitori – loro dormono e quando torno la notte stanno dormendo un’altra volta”. “È la società crudele – ha affermato il Papa – che si stacca dai figli”. Con lo smart working questa società può essere “meno crudele”: non essendo più necessari quotidiani spostamenti per raggiungere luoghi di lavoro anche lontani dalle proprie abitazioni, diventa concreta la possibilità di poter conciliare il tempo del lavoro con quello delle relazioni e degli affetti familiari. Nel tempo della pandemia, scandito anche dall’isolamento e dallo smart working, è stato inoltre possibile riscoprire la bellezza di tanti luoghi liberi dal traffico e dai rumori. Papa Francesco lo ha ricordato all’Angelus del 21 giugno 2020 sottolineando che è necessario “favorire una cittadinanza sempre più consapevole” di una grande responsabilità: quella della cura della casa comune. In questa prospettiva lo smart working, riducendo il traffico e l’inquinamento, può rivelarsi un alleato prezioso. Con il lavoro agile è possibile aumentare la produttività, si riducono i costi affrontati dalle aziende e dai dipendenti: a bollette meno pesanti per le imprese si aggiungono infatti minori costi, connessi ai trasporti, per i lavoratori. Si tratta di dinamiche che possono favorire un nuovo modello economico, una nuova economia più sostenibile, come più volte auspicato anche da Papa Francesco. Quelle legate al lavoro agile sono anche opportunità che possono insegnarci a diventare “imprenditori del nostro tempo”, come si auspica nel Messaggio per il primo maggio 2021 della Conferenza episcopale italiana.

Ombre

Lo smart working non è sempre realizzabile e non può essere una modalità applicabile per tutta la platea dei lavoratori. Il tempo della pandemia, in particolare, ha messo a nudo criticità del sistema socio economico acuendo le disparità tra chi può continuare a svolgere il proprio lavoro da remoto e quanti invece sono entrati in crisi a causa, ad esempio, di restrizioni alla mobilità. “In questi tempi di pandemia – ha ricordato il Pontefice all’udienza generale del 12 gennaio 2022 – tante persone hanno perso il lavoro e alcuni, schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita”. Un altro rischio, acuito dalla pandemia e non escluso dal lavoro agile, è legato all’isolamento. Lo smart working, in particolare, può portare ad un senso di “alienazione”, ad una distanza non solo fisica dal luogo di lavoro. Il lavoro da remoto può tradursi in una progressiva preponderanza delle tecnologie sulle relazioni. “Peggio di questa crisi – ha affermato Francesco – c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”. La crisi ha avuto gravi ripercussioni per i lavoratori più fragili. “In particolare – ha ricordato Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2022 – l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante”. “Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga”. “In molti Paesi – si legge ancora nel messaggio – crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso”. Un lavoro dignitoso deve essere previsto e regolamentato anche nelle modalità connesse allo smart working.

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