Siria: primi aiuti umanitari. Intervista con mons. Audo

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Siria l’esercito siriano, sostenuto dall’aviazione russa, ha preso il controllo oggi di al Kansba, località strategica nella provincia di Latakiya nel nord-ovest del Paese. “La ripresa della provincia di Latakiya – riferisce l’agenzia governativa siriana – permetterà il lancio di una grande operazione per la riconquista della provincia di Idlib”. Intanto l’Unione Europea chiede a Damasco di interrompere le operazioni militari contro i gruppi legati all’opposizione moderata. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

I leader europei chiederanno a Russia e Siria di interrompere subito gli “attacchi contro i gruppi dell’opposizione moderata” perché minacciano le prospettive di pace, avvantaggiano le milizie del sedicente Stato Islamico e alimentano la crisi dei rifugiati. E’ quanto si legge nella bozza delle conclusioni al Consiglio europeo di oggi e di domani. Intanto sul terreno, mentre Medici Senza Frontiere denuncia che oltre 100 mila persone sono intrappolate nei pressi di Aleppo, almeno 15 civili – tra cui 3 bambini – sono rimasti uccisi nel nord della Siria in seguito a bombardamenti della coalizione a guida Usa. Fonti dell’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria hanno infine reso noto che più di 2.000 miliziani dell’opposizione sono entrati nel Paese dalla Turchia con armi e mezzi blindati per contrastare l’avanzata di combattenti curdi nell’area di Azaz a nord di Aleppo.

Arrivati i primi aiuti

In Siria intanto sono arrivati i primi aiuti umanitari destinati alle popolazioni delle città assediate, come stabilito dall’accordo per la tregua raggiunto venerdì scorso a Monaco di Baviera. L’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, aveva definito un “dovere” del governo siriano quello di garantire l’accesso agli aiuti. Si tratta di un segno importante, sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo caldeo di Aleppo, mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria:

 

R. – È una situazione di miseria, di povertà totale in tutte le regioni della Siria. E penso che una decisione di questo tipo, di apertura, per facilitare l’arrivo degli aiuti, sia una cosa molto positiva: è il segno di un accordo per trovare una soluzione, accettare il dialogo, finalmente. Questo è molto importante.

D. – Può essere questo proprio un segno del fatto che la guerra stia finalmente terminando?

R. – Penso che a livello internazionale ci sia stato un cambiamento. Adesso si deve passare ad un livello regionale: si deve gestire la situazione, risolvere la questione degli interessi di Arabia Saudita, Iran e Turchia. Se facciamo questo passo, passeremo alla terza tappa: all’interno della Siria si va adesso verso una soluzione politica, e non militare.

Gli auspici per la Siria

D. – L’auspicio è proprio questo: che si arrivi ad una soluzione politica, non militare. Come si inserisce “Caritas Siria” in questi sforzi di pacificazione?

R. – Quando lavoriamo con tutti serviamo tutte le parti, senza fare distinzioni. Siamo capaci di dare il messaggio che insieme – tutti i siriani – dobbiamo diventare “più cittadini”. Vogliamo mostrare la bellezza del Vangelo e così speriamo, come Caritas e come cristiani, di preparare il futuro.

Il futuro è nel dialogo

D. – A proposito di futuro, Papa Francesco recentemente ha auspicato per la Siria una soluzione politica. Qual’è, secondo lei, allo stato attuale, questa soluzione politica per la Siria?

R. – Incoraggiare il dialogo, fare mediazione, mostrare che vivere insieme è possibile, mostrare l’aspetto positivo della Siria libera da tutti gli interessi regionali e nazionali.

Foto:

Mil.ru [CC BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0)], via Wikimedia Commons

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