Radio Vaticana: sulle frequenze della storia

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Puntata di “Doppio Click”, programma della Radio Vaticana, dedicata all’emittente pontificia inaugurata il 12 febbraio del 1931. Ripercorriamo 90 anni di vita, a partire da quel primo giorno e andando anche ad osservare il mondo della Radio tra studi di registrazione e regie.

Quando una nuova vita si appresta ad affacciarsi per la prima volta alla finestra del mondo, l’attesa del grande evento si tramuta solitamente in una emozionante sequenza di ricordi da condividere con amici e familiari. Anche la famiglia dell’emittente pontificia, con il suo volto internazionale e multiculturale sagomato da nove decenni di vita, ricorda con grande emozione il giorno della nascita della Radio Vaticana. È Il 12 febbraio del 1931. Lo Stato della Città del Vaticano, nato l’11 febbraio del 1929, è pronto a diffondere anche nell’etere le parole del Vangelo e del Papa. È il giorno in cui vengono tradotte con microfoni, fili e cuffie le parole scritte nel Trattato tra Santa Sede e Italia, stabilito al terzo comma: “L’Italia provvederà… altresì al collegamento, direttamente anche con altri Stati, dei servizi telefonici, radiotelegrafici, radiotelefonici e postali della Città del Vaticano”.

All’ombra del “cupolone”

Nei Giardini Vaticani sono stati da poco completati i lavori per l’allestimento della Stazione Radio. Come si ricorda nell’opera in due volumi “Ottant’anni della Radio del Papa”, scritta da Fernando Bea e da Alessandro De Carolis ed edita dalla Libreria editrice vaticana per celebrare gli ottanta anni di attività e servizio, gli spazi della nuova Stazione si snodano tra sale e macchinari. Il fabbricato della Stazione trasmittente comprende una stanza per il trasmettitore e una per il controllo degli amplificatori. Ed anche una sala di ricezione, un’altra per le macchine e un magazzino per le valvole. Le antenne, alte ed eleganti, svettano dietro la cupola di Michelangelo.

Nascita della Radio Vaticana

È Il 12 febbraio del 1931. In Italia, i programmi dell’Ente italiano per le audizioni radiofoniche (Eiar) annunciano per le ore 16.30 il collegamento con il Vaticano per una “trasmissione speciale dalla Città del Vaticano per l’inaugurazione della Stazione Radio”. È una giornata limpida, sferzata da una leggera tramontana. Sono da poco passate le 16.00 di un pomeriggio denso di emozioni. Davanti alla palazzina della Radio, sono schierati un plotone della Guardia Svizzera e un reparto della Guardia Palatina. Sono presenti anche il drappello delle guardie nobili e i sediari pontifici. Il microfono è collocato nella sala degli amplificatori. Papa Pio XI arriva poco dopo le 16.15. Ad attenderlo c’è anche una piccola folla che si trova sul piazzale antistante la palazzina della Radio. All’ingresso, il Pontefice è accolto dal grande scienziato Guglielmo Marconi e da padre Giuseppe Gianfranceschi, gesuita e primo direttore della Radio Vaticana.

L’annuncio di Guglielmo Marconi

Il primo “speaker” è l’inventore della radio. Come un padre, Guglielmo Marconi assiste ai primi “vagiti” di Radio Vaticana. Annuncia che il Papa si rivolgerà a tutte le genti. “Ho l’altissimo onore – afferma l’inventore della radio – di annunziare che tra pochi istanti il Sommo Pontefice Pio XI inaugurerà la Stazione Radio della Città del Vaticano. Le onde elettriche trasporteranno in tutto il mondo attraverso gli spazi la sua parola di pace e di benedizione. Per circa venti secoli il Pontefice Romano ha fatto sentire la Parola del Suo Divino Magistero nel mondo; ma questa è la prima volta che la Sua voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra. Con l’aiuto di Dio che tante misteriose forze della natura mette a disposizione dell’umanità, ho potuto preparare questo strumento che procurerà ai fedeli di tutto il mondo la consolazione di udire la voce del Santo Padre. Beatissimo Padre, l’opera che la Santità vostra si è degnata affidarmi io oggi Vi consegno: il suo compimento è oggi consacrato dalla Vostra Augusta Presenza; degnatevi, Santo Padre, di voler far sentire la Vostra Augusta Parola al mondo”.

Guglielmo Marconi e Pio XI

Il radiomessaggio di Pio XI

Dopo Guglielmo Marconi, si avvicina al microfono Papa Pio XI. Per il suo radiomessaggio, rivolto a tutte le genti, usa il latino che il Pontefice considera la lingua universale della Chiesa. “Essendo, per arcano disegno di Dio, Successori del Principe degli Apostoli, di coloro cioè la cui dottrina e predicazione per divino comando è destinata a tutte le genti e ad ogni creatura (Mt., 28, 19; Mc., 16, 15), e potendo pei primi valerci da questo luogo della mirabile invenzione marconiana, Ci rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini, loro dicendo, qui e in seguito, con le parole stesse della Sacra Scrittura: « Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mia bocca (Deut., 32, 1). Udite, o genti tutte, tendete l’orecchio, o voi tutti che abitate il globo, uniti in un medesimo intento, il ricco e il povero (Ps – XLVIII, 1) – Udite, o isole, ed ascoltate, o popoli lontani”.

Dopo le prime parole indirizzate a tutto il Creato, il Pontefice si rivolge ai cattolici, che fanno “parte della famiglia e dell’ovile del Signore”.  E ai cardinali, ai patriarchi, agli arcivescovi, ai vescovi, ai prelati e ai sacerdoti, “distribuiti per i diversi gradi della Gerarchia”. Le parole di Pio XI sono rivolte anche ai missionari religiosi, partecipi “di una vocazione veramente celeste ed angelica”. Il radiomessaggio è indirizzato inoltre “agli infedeli e dissidenti”, a coloro che sono ancora “lontani dalla fede e dall’unità di Cristo ed anche ai governanti, con la speranza “che comandino nella giustizia e nella carità”. Papa Pio XI si rivolge poi ai ricchi e ai poveri, ai datori di lavoro. Il radiomessaggio si conclude infine con il pensiero del Papa per gli afflitti e i perseguitati. “Ultima nella esecuzione ma prima nell’intenzione e nell’affetto del cuore, a voi giunge la Nostra parola, quanti siete nelle infermità e nei dolori, nelle tribolazioni e nelle avversità, specialmente a voi che tali cose soffrite dai nemici di Dio e dell’umana società”.

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