Presidenziali in Bielorussia
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Urne aperte in Bielorussia per oltre 7 milioni di persone chiamate a scegliere il nuovo presidente. L’affluenza, al momento, ha superato il 50 per cento. Le elezioni sono monitorate da circa 500 osservatori internazionali ma si temono brogli. L’opposizione ha già denunciato presunte irregolarità e il regime del presidente uscente, il super favorito Alexander Lukashenko che gli exit poll danno vincente con più dell’80 per cento dei voti, ha minacciato dure repressioni in caso di proteste. Una manifestazione pacifica è prevista questa sera dopo la chiusura delle urne. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Sull’esito del voto non sembrano esserci dubbi: appare scontata, infatti, la riconferma del capo di Stato uscente, Alexander Lukashenko, al potere dal 1994 e vicino al terzo mandato grazie ad una modifica che lo stesso presidente ha fatto introdurre nella Costituzione. E’ imprevedibile, invece, la reazione del popolo bielorusso dopo la chiusura dei seggi. L’opposizione ha fissato infatti per questa sera, nel centro di Minsk, una manifestazione pacifica per contestare contro presunti brogli compiuti dal regime. Il presidente della Commissione europea, José Barroso, ha avvertito che il ricorso alla violenza potrebbe irreparabilmente danneggiare i rapporti fra Minsk e l’Unione Europea.
Opposizione fragile
Ma i servizi segreti bielorussi, che hanno conservato il nome di matrice sovietica “KGB”, hanno già avvertito che chi protesterà contro i risultati elettorali, sarà considerato un terrorista e rischierà l’ergastolo o la pena di morte. Il governo ha anche accusato l’opposizione di puntare ad una presa violenta del potere. L’opposizione appare, però, fragile e disunita. L’unico vero antagonista di Lukashenko, è l’ex sindaco di Grondo, Alexander Milinkevich, sostenuto da Unione Europea e Stati Uniti.
Ultima dittatura d’Europa
In campagna elettorale, Milinkevich ha indicato due priorità: la rinuncia all’attuale statalismo e un’apertura ai mercati. Ma la Bielorussia, definita dal presidente statunitense Bush“l’ultima dittatura d’Europa”, si appresta con la scontata vittoria di Lukashenko, ad un nuovo e già collaudato ciclo di rigide politiche economiche di stampo sovietico tese a consolidare il già forte legame con la Russia, Paese che garantisce al governo di Minskun sostanzioso sostegno economico.