Il Papa: con i giovani possiamo realizzare il sogno di un mondo fraterno

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews: In occasione della Giornata Internazionale della Gioventù, Francesco ricorda il fondamentale contributo delle nuove generazioni per rispondere alle necessità del prossimo, in particolare dei più vulnerabili

“Con l’aiuto dei giovani e il loro spirito innovativo possiamo realizzare il sogno di un mondo dove il pane, l’acqua, i medicinali e il lavoro fluiscano in abbondanza e arrivino prima ai più bisognosi”. È quanto scrive in un Tweet Papa Francesco in occasione dell’odierna Giornata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 con l’obiettivo di sottolineare l’importanza della partecipazione dei giovani per lo sviluppo della società. Quest’anno la Giornata è incentrata sul tema “Trasformare i sistemi alimentari: l’innovazione giovanile per la salute umana e planetaria”. Un tale sforzo globale non può essere raggiunto senza la partecipazione significativa dei giovani. Le nuove generazioni sono un anello centrale per promuovere uno sviluppo fraterno, sottolinea Valentina Rotondi, ricercatrice all’Università di Oxford e membro del comitato organizzativo di Economy of Francesco, l’iniziativa tenutasi dal 19 al 21 novembre del 2020 e lanciata dal Pontefice per favorire, attraverso giovani economisti e imprenditori, un processo di cambiamento globale.

I giovani sono l’anello centrale per realizzare questo sogno, anzitutto perché sono nati e cresciuti in un mondo in cui tutti sono vicini per necessità. Siamo la generazione dell’Erasmus, ma siamo anche la generazione che, forse, si è resa conto del fatto che beneficiamo tutti dell’ambiente, ma dobbiamo anche prendercene cura. Dobbiamo prendercene cura tutti insieme. Questa pandemia, inoltre, ci ha fatto necessariamente rendere conto che siamo tutti fratelli e siamo tutti uniti oppure nessuno si salva da solo.

Nessuno si salva da solo, siamo tutti fratelli. Sono queste considerazioni centrali che derivano anche dal pensiero di Papa Francesco. E sono i cardini di un evento come “Economy of Francesco”…

È stato un evento meraviglioso. Più che di un evento, si tratta di un processo iniziato ormai due anni fa e non si conclude. Penso non si concluderà nemmeno a breve. È un processo, un cammino in cui tantissimi giovani si sono riconosciuti: giovani economisti e imprenditori, ma anche quelli che chiamiamo “changemakers”, persone che rendono la loro vita un cambiamento. All’interno di Economy of Francesco, abbiamo avuto la fortuna di incontrare percorsi, storie meravigliose. Mi piace ricordare, ad esempio, un ragazzo che faceva parte del mio villaggio “CO2 delle diseguaglianze”, dove CO2 rappresenta lo scarto. Noi vorremmo che nessuno diventi uno scarto. Questo ragazzo ucraino, Ian, è un ingegnere. Ha deciso di provare a trasformare la sua passione per l’ingegneria, in particolar modo per l’ingegnere delle comunicazioni, per mettersi al servizio dei più poveri. E quindi prova a dare voce ai più poveri in Stati lontani da noi, ma neanche troppo, come Paesi dell’Africa dell’America Latina. Cerca di trasformare la propria passione per le telecomunicazioni in un inno alla vita e di dare voce ai più poveri attraverso il canale che ormai conosciamo tutti: web e YouTube.

L’odierna Giornata internazionale della gioventù, indetta dall’Onu, è incentrata sul tema: “Trasformare i sistemi alimentari”. In questo campo specifico anche i giovani possono avere un ruolo importante…

Sicuramente, possiamo essere un motore di cambiamento anzitutto cambiando e trasformando le nostre abitudini alimentari. Ad esempio rinunciando alla plastica, riducendo gli imballaggi, chiedendo più garanzia sulla filiera di produzione del cibo. Sto parlando, soprattutto, di noi giovani che viviamo nei Paesi più ricchi. Ma anche i nostri amici e compagni che camminano con noi attraverso “Economy of Francesco” stanno facendo molto. Stanno facendo molto, ad esempio, rendendosi conto del fatto che alcune colture potrebbero rendere più povere ancora le persone. Possono infatti impoverire il terreno e, quindi, sono una visione miope, di breve periodo. Altre colture, invece, potrebbero far rendere di più la terra soprattutto nel lungo periodo e, quindi, garantire cibo per tutti.

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