Oxfam: nello Yemen la più grave crisi umanitaria al mondo

Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews  Paolo Pezzati di Oxfam Italia: sono più di 24 milioni gli yemeniti, l’80% della popolazione, che necessitano di assistenza e aiuti.

Se la guerra dovesse continuare, lo Yemen diventerà il Paese più povero al mondo. La previsione, fatta dagli esperti delle Nazioni Unite, tratteggia uno scenario che nel 2020 potrebbe portare il 79% della popolazione al di sotto della soglia della povertà. Già oggi, il 65% degli abitanti del Paese vive in condizioni di estrema povertà. Il conflitto ha provocato, finora, la morte di almeno 90 mila persone. Un’intera generazione sta crescendo tra instabilità e violenze. Si stima che i bambini soldato siano oltre 2500. Quasi la metà delle ragazze si sposa prima dei 15 anni. Ricevendo lo scorso 9 gennaio i membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco ha ricordato che lo Yemen “vive una delle più gravi crisi umanitarie della storia recente, in un clima di generale indifferenza della Comunità internazionale“.

Situazione umanitaria drammatica

Dal mese di luglio del 2015, la Ong Oxfam insieme ai suoi partner locali ha aiutato nel Paese più di 3 milioni di persone. Ogni giorno viene portato soccorso alla popolazione yemenita in 9 governatorati, con cibo, acqua pulita e servizi igienici per prevenire malattie e contenere l’epidemia di colera. Paolo Pezzati di Oxfam Italia, sottolinea che si affievoliscono le possibilità di una rapida soluzione diplomatica del conflitto. Si riducono le speranze anche alla luce della morte del generale iraniano Soleimani. Quella dello Yemen, spiega Paolo Pezzati, è la più grave crisi umanitaria al mondo. Sono più di 24 milioni gli yemeniti, l’80% della popolazione, che necessitano di assistenza umanitaria. Almeno 18 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile. Sta crescendo inoltre il numero di sfollati interni, salito a circa 3 milioni. Nel 2019 sono stati registrati 860 mila casi di colera. E a causa di questa malattia, sono morte almeno 1000 persone. Non si scorgono segnali di speranza: la tensione, conclude Pezzati, sta aumentando in tutto il Paese, sia nelle regioni meridionali sia in quelle settentrionali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *