Mons. Migliore: un dovere sradicare la povertà

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

“Le Nazioni Unite devono impegnarsi a preservare la vita ad ogni livello e in ogni angolo del mondo”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, intervenendo a New York alla 62.ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il presule ha anche sottolineato, in un successivo discorso, che “lo sradicamento della povertà e il pieno sviluppo dei diritti sociali di base per tutti gli individui e le loro famiglie sono un dovere morale”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

L’arcivescovo Celestino Migliore ha illustrato successi e insuccessi che caratterizzano, finora, il cammino percorso per centrare gli 8 Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo, che gli Stati membri dell’ONU si sono impegnati a raggiungere entro il 2015. Tra questi obiettivi, ci sono lo sradicamento della povertà, il miglioramento dei sistemi sanitari ed una più adeguata offerta formativa.

Dati allarmanti

Tra i dati allarmanti, il presule ha ricordato che sono quasi 10 milioni i bambini di età inferiore ai 5 anni che muoiono per cause evitabili e quasi 3 milioni i morti per l’AIDS. L’arcivescovo ha quindi affermato che la comunità internazionale “sembra aver perso di vista il fatto di doversi concentrare sulla necessità di assicurare a tutti il diritto alla salute di base”.

Cure primarie spesso trascurate

Anche se gli studi mostrano che la semplice prevenzione medica è in molti casi una delle vie più efficaci per migliorare la sanità e la stabilità della società, le cure primarie sono spesso trascurate. Davanti a questo panorama, caratterizzato dalla morte di milioni di bambini e dall’incapacità di far fronte alle esigenze fondamentali di intere generazioni, si continua ad andare “verso la distruzione globale”.

Azioni contrarie alla ragione umana

“Le spese militari annuali di oltre un trilione di dollari, i talenti e le risorse dedicate ai tipi di tecnologie che distruggono vite e pianeta, la persistenza della mal riposta fiducia nei confronti della forza piuttosto che nella legge – ha osservato mons. Celestino Migliore – sono solo alcuni esempi di azioni contrarie al bene e alla ragione umana”. Per impedire che la situazione peggiori – ha aggiunto – le “Nazioni Unite devono impegnarsi a preservare la vita ad ogni livello e in ogni angolo del mondo”.

Creare un clima sociale ed economico favorevole

L’arcivescovo ha poi indicato anche dati incoraggianti: alcune scoperte – ha detto il presule – hanno portato “alcuni reali progressi nel raggiungimento degli Obiettivi del Millennio”. Per incoraggiare gli investimenti sia pubblici sia privati e creare un clima sociale ed economico favorevole, ha spiegato, “la pace, la sicurezza e il primato della legge dovrebbero essere la base degli sforzi di riforma”. “Cooperare in programmi contro l’incitamento all’odio, testimoniare la pace contro la violenza – ha precisato – sono tra le molte cose che le comunità religiose e i loro leader possono fare per porre fine ai conflitti e costruire condizioni per la pace”.

Il dramma della povertà

In un successivo intervento, mons. Celestino Migliore ha ricordato come in occasione del Vertice mondiale sullo sviluppo sociale di Copenaghen del 1995 gli Stati membri delle Nazioni Unite abbiano affermato la necessità di affrontare il dramma della povertà, attaccandone le cause strutturali. Il dibattito internazionale seguito a quel Vertice si è concentrato, poi, sulla lotta globale per sradicare la povertà e affrontare le emergenze che la aggravano, quali le guerre, la corruzione, il traffico di droga e di esseri umani.

Politiche economiche accanto a quelle sociali

Ma è anche importante ribadire – ha detto il presule – che “le politiche economiche non possono essere separate dalle politiche sociali”. Negli ultimi 12 anni, ha aggiunto, si è registrato un aumento delle disuguaglianze tra ricchi e poveri e all’interno di diversi Paesi. Evidentemente – ha osservato l’arcivescovo – “i più importanti benefici dello sviluppo economico globale non hanno raggiunto gli strati più poveri della popolazione”.

Sono apparse nuove forme di povertà

Lo sradicamento della povertà e il pieno sviluppo dei diritti sociali fondamentali per tutti – ha proseguito – devono essere “obiettivi di ogni politica economica e di sviluppo, ed essere il metro del loro successo o fallimento”. La comunità internazionale è quindi chiamata ad assistere “gli Stati nello sviluppare tali politiche, promuovere una nuova cultura della solidarietà ed incoraggiare i poveri ad essere protagonisti del loro sviluppo”. “Solo pochi Stati – ha detto mons. Migliore – hanno raggiunto un giusto equilibrio tra il successo nell’economia di mercato ed il mantenimento di una protezione sociale”. In “molti casi”, invece, “sono apparse nuove forme di povertà sia nei Paesi ricchi sia nei Paesi poveri”.

Porre attenzione alla dimensione sociale

“La mancanza di mezzi tra i settori più deboli della società – ha aggiunto il presule – ha portato alla perdita di relazioni sociali”. Ha anche portato alla perdita “di reti necessarie per mantenere l’integrità e la dignità personale”. E’ il caso “degli anziani lasciati da soli, dei malati non assicurati, dei disoccupati e degli inabili, dei migranti che non riescono a trovare lavoro”. Ma anche “delle donne e degli uomini che soffrono per rotture familiari”. E di “tutti coloro che si trovano in situazioni precarie”. La Dichiarazione del vertice di Copenaghen, definita “una traduzione nella lingua dei rapporti internazionali di quei valori etici” che sono enunciati negli insegnamenti morali e religiosi – ha inoltre sottolineato mons. Migliore – ha previsto varie criticità. Problemi – ha aggiunto – provocati dall’economia globalizzata se questa non è accompagnata da un’attenzione alla dimensione sociale.

Formazione alla base di tutte le politiche sociali

La Comunità internazionale, ha quindi spiegato l’arcivescovo, ha il dovere di “cooperare attivamente al suo incremento, sia creando condizioni commerciali e finanziarie favorevoli alla crescita di tutte le economie nazionali, sia rifiutando condizionamenti che impediscano agli Stati di adottare politiche mirate ad aiutare i settori meno favoriti della società, come i disabili e gli anziani”. Oggi, ha detto il presule, “il mondo soffre per lo scardinamento, a livello maggiore o minore, dello sviluppo sociale dal progresso economico”. “La formazione – ha concluso – è alla base di tutte le politiche sociali”. Infatti va oltre lo sviluppo economico e i bisogni primari. L’istruzione consente una lotta più efficace contro la corruzione e permette alle persone di stabilire rapporti fondati sul rispetto e non sulla coercizione.

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