Papa Francesco: che grazia se nella morte custodiamo la fede

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

“Siamo piccoli e indifesi davanti al mistero della morte. Però, che grazia se in quel momento custodiamo nel cuore la fiammella della fede!”. E’ questo l’odierno tweet di Papa Francesco nel giorno che la Chiesa dedica alla commemorazione dei  defunti.

La morte nella visione cristiana

Nella visione cristiana, il senso della morte è aperto alla speranza. “Grazie a Cristo – si legge nel Catechismo della Chiesa cattolica – la morte cristiana ha un significato positivo”. “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21). “Certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui” (2 Tm 2,11). La morte è quindi vista come “un guadagno” perché conduce alla comunione piena, definitiva con Cristo.

Il senso della morte nella liturgia

La visione cristiana della morte è espressa anche nella liturgia della Chiesa: “Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo”. “La morte – si legge ancora nel Catechismo della Chiesa cattolica – è la fine del pellegrinaggio terreno dell’uomo, è la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino ultimo”.

Papa Francesco sul ricordo dei defunti

Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi – aveva detto Papa Francesco all’Angelus del 2 novembre del 2014 – “sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio”. “Siamo chiamati – aveva aggiunto il Pontefice – a ricordare tutti, anche quelli che nessuno ricorda”. “Ricordiamo le vittime delle guerre e delle violenze; tanti ‘piccoli’ del mondo schiacciati dalla fame e della miseria; ricordiamo gli anonimi che riposano nell’ossario comune”. “Ricordiamo – aveva concluso il Papa – i fratelli e le sorelle uccisi perché cristiani e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri”.

Mons. Staglianò: commemorare i defunti è ricordare la risurrezione

Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, sottolinea che l’odierna giornata è importante perché “il cristianesimo nasce nel mondo con questo annuncio,  con questa speranza: ricordati che devi risorgere”. Viene superato l’annuncio del memento mori, “Ricordati che devi morire”. L’annuncio di gioia e di speranza è legato al fatto che” Gesù è morto ed è risorto”. Ed è la risurrezione di Gesù – aggiunge mons. Staglianò – che dona “la risposta definitiva, grandiosa, all’unico vero problema della vita degli esseri umani, che è la morte”. I cristiani in questo giorno si impegnino – sottolinea il presule – “non soltanto nell’andare al cimitero a trovare i defunti ma anche a ragionare, in famiglia, con gli amici, sulla speranza cristiana”. “La commemorazione dei defunti – conclude – non è il ricordo della morte, è il ricordo della risurrezione”.

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