Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
“Gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza verso tutti”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la 95.ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Il documento è incentrato sul tema: “San Paolo migrante, Apostolo delle genti”. Lo spunto – aggiunge il Papa – è la “felice coincidenza dell’anno giubilare indetto in occasione del bimillenario della nascita dell’apostolo”.
Messaggio presentato in conferenza stampa
Il messaggio del Santo Padre per la Giornata, che si celebrerà il prossimo 18 gennaio, è stato presentato stamani nella Sala Stampa Vaticana. A presentarlo il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti, e l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario dello stesso dicastero. Il porporato ha anche espresso l’auspicio che Benedetto XVI possa pubblicare, entro la fine dell’anno, una enciclica sociale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
San Paolo, “migrante per vocazione”, “itinerante ambasciatore di Cristo” e autentico “missionario dei migranti” si tramutò da persecutore dei cristiani in Apostolo delle Genti dedicando la propria vita a far conoscere ed amare Gesù, perché “in Lui tutti i popoli sono chiamati a diventare un solo popolo”. Questa – osserva il Santo Padre nel Messaggio – è anche oggi, nell’era della globalizzazione, la missione della Chiesa. Missione, aggiunge, che “con attenta sollecitudine pastorale si dirige pure al variegato universo dei migranti includendo coloro che sono vittime delle schiavitù moderne”.
Migrazioni e globalizzazione
Presentando il Messaggio del Papa ai giornalisti, il cardinale Renato Raffaele Martino ha sottolineato la dimensione globale delle migrazioni:
“Questo clima di chiusura rende ancor più triste e amara la vicenda umana di molti immigrati, spingendoli altresì a condizioni di irregolarità. Ma il fenomeno migratorio in un mondo globalizzato sta diventando, di fatto, inarrestabile: il problema non si risolverà chiudendo le frontiere, ma accogliendo, con giusto regolamento, equilibrato e solidale, i flussi migratori da parte degli Stati”.
San Paolo – si legge ancora nel messaggio del Papa – si è contraddistinto per zelo apostolico e per quella che il Santo Padre definisce “la foga del lottatore”: conquistato da Cristo restò a Lui intimamente unito e “nessuna difficoltà gli impedì di proseguire nella sua coraggiosa azione evangelizzatrice in città cosmopolite come Roma e Corinto”. Il contatto con questo mosaico di etnie e culture porta San Paolo a proporre un modello di Chiesa aperta a tutti, senza distinzioni di cultura e di razza, protesa verso l’ottica della “solidarietà fraterna”.
Criticità
“Anche oggi – sottolinea il Santo Padre – va proposto il messaggio della salvezza con lo stesso atteggiamento dell’Apostolo delle Genti, tenendo conto delle diverse situazioni sociali e culturali”, e delle particolari difficoltà di ciascun migrante. Ma l’attuale scenario internazionale – ha fatto notare in conferenza stampa l’arcivescovo Agostino Marchetto – presenta diverse criticità:
“Si ha l’impressione che da anni i rifugiati vengano trattati senza considerazione dalle ragioni che li forzano a fuggire. Ciò si è tradotto anche in tentativi di impedire loro l’ingresso nei Paesi di arrivo e nell’adozione di misure destinate a renderlo più difficoltoso. Purtroppo, questo atteggiamento adottato dai Paesi del Nord del mondo ha ripercussioni negative sulle politiche verso i rifugiati seguite nel Sud”.
“La solidarietà – ha spiegato il presule – è particolarmente collegata alla capacità di capire che formiamo tutti una sola famiglia umana, al di là delle differenze di nazionalità, razza, etnia, religione, situazione economica e atteggiamento ideologico, e che siamo interdipendenti, custodi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, dovunque essi vivano. Lo straniero è il messaggero di Dio, che sorprende e rompe la regolarità e la logica della vita quotidiana, portando vicino chi è lontano”. “Un tale atteggiamento – ha detto l’arcivescovo – contraddice gli attuali comportamenti di discriminazione, xenofobia e razzismo”.
Cultura dell’accoglienza
Riferendosi alla fratellanza degli uomini, figli dello stesso Padre, il Papa pone nel documento anche degli interrogativi: “Come non farci carico di quanti, in particolare tra rifugiati e profughi, si trovano in condizioni difficili e disagiate? Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato, spesso escluso dalla società? A queste domande, il cardinale Renato Raffaele Martino accosta una sola, possibile risposta: “la cultura dell’accoglienza”:
“Bisogna infatti, facilitare una graduale integrazione dei migranti, nel rispetto della loro identità culturale e anche di quella della popolazione locale. Da ciò scaturisce la pratica generosa dell’ospitalità che è figlia primogenita dell’agapê”.
Esercizio della carità
Benedetto XVI auspica infine che “l’insegnamento di San Paolo, umile-grande apostolo e migrante, evangelizzatore di popoli e culture, ci sproni a comprendere che l’esercizio della carità costituisce il culmine e la sintesi dell’intera vita cristiana. Nell’amore – scrive infine il Santo Padre – è condensato l’intero messaggio evangelico e gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza verso tutti”. A margine della conferenza stampa, il cardinale Raffaele Martino ha confermato infine che “il progetto di una enciclica sociale c’è ed è acquisito: Speriamo – ha spiegato il porporato – che il Papa possa pubblicarla prima della fine dell’anno”.
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