Libia, Farnesina: uccisi due ostaggi italiani

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Libia sono stati uccisi, nella regione di Sabrata, due dei quattro tecnici italiani rapiti nel Paese lo scorso mese di luglio. Lo ha reso noto la Farnesina precisando che potrebbe trattarsi di Fausto Piano e di Salvatore Failla. Intanto, sembra sempre più probabile l’ipotesi di un ulteriore intervento militare internazionale in Libia a guida italiana. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

In Libia, le milizie del sedicente Stato islamico controllano diverse aree del Paese tra cui varie zone della città di Sirte. Il tempo dunque stringe ed è sempre più forte la pressione degli Stati Uniti per un intervento in Libia con un ruolo di guida da affidare all’Italia. Il ministro degli Esteri libico, Ali Ramadan Abuzaakouk, condivide la strategia di attribuire un ruolo cruciale all’Italia ma chiede che qualsiasi azione militare sia minuziosamente concordata con il governo del Paese nordafricano. Se così non fosse – ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera – verrebbe violata la sovranità nazionale libica.

Verso un governo di unità nazionale

Il principale obiettivo – ha ribadito inoltre il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni – resta la creazione di un governo libico di unità nazionale per sconfiggere le milizie del cosiddetto Stato islamico e contrastare il traffico dei migranti. Sono infine in corso le verifiche per appurare se due italiani, dipendenti della società di costruzioni “Bonatti” e rapiti lo scorso mese di luglio in Libia, sono morti – come si evincerebbe da un filmato – in seguito ad una sparatoria. Secondo un testimone, i due ostaggi sarebbero stati usati come scudi umani da miliziani del sedicente Stato islamico durante scontri con forze libiche. Nel pomeriggio, sulla situazione in Libia, è in programma una riunione del Copasir.

La drammatica notizia dell’uccisione dei due tecnici italiani può influenzare la politica estera dell’Italia in un momento in cui sembra sempre più probabile, in Libia, l’ipotesi di un ulteriore intervento militare internazionale a guida italiana? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Lucio Caracciolo, direttore di Limes:

 

R. – Certamente questa notizia – se confermata – darà ancora più il senso dell’urgenza di un’operazione che però, così come è stata posta, mi pare estremamente complessa. Non è ben chiaro né  l’obiettivo finale né quali forze si possano effettivamente schierare per raggiungere quell’obiettivo. In realtà, un intervento militare internazionale non a guida italiana ma di forze speciali britanniche, francesi e americane è in corso da molti mesi ed è destinato a colpire lo Stato islamico, a mettere in protezione alcune strutture energetiche e a cercare di capire che cosa stia succedendo in un Paese che non esiste più, essendo frammentato e conteso da mille milizie.

Tobruk e Tripoli, mondi inconciliabili

D. – In questo Paese così frammentato è possibile, come è auspicato anche dal ministro Gentiloni, la creazione di un governo libico di unità nazionale?

R. – Mancano le premesse. Innanzitutto manca la nazione libica. In secondo luogo, mancano dei leader credibili. In questo momento le fazioni, Tobruk e Tripoli, sembrano effettivamente inconciliabili. Ci sono operazioni di guerra che sono in corso ad opera di forze speciali e adesso anche le forze speciali italiane stanno affluendo.

Stato islamico e Libia

D. – Qualsiasi decisione comunque è urgente anche perché si prevede a breve un’operazione militare a Mossul, in Iraq, e questo porterebbe molti miliziani dello Stato islamico verso la Libia …

R. – In realtà alcuni sono già in Libia, anche se non bisogna esagerare la presenza del sedicente Stato islamico, concentrata, per ora, nella zona di Sirte. E’ formata in buona parte da elementi locali che si sono ribattezzati appartenenti allo Stato islamico. Di questo e di tutto quello che è collegato parleremo tra l’altro al Festival di Limes a Genova “La Terza Guerra mondiale”, che parte dalla frase di Papa Francesco e che ammonisce sul pericolo che questi spezzoni di guerra in corso tra Siria, Iraq, Libia ed altri Paesi possono congiungersi in un conflitto di proporzioni incontrollabili.

La Libia e la Guerra a pezzi

D. – Nello specifico, che pezzo di questa “Terza Guerra mondiale a pezzi” – come ha detto Papa Francesco – è questa guerra in Libia?

R. – È un pezzo per ora minore rispetto a quello siro-iracheno che ha prodotto più di 300 mila morti. Potenzialmente, però, potrebbe diventare un pezzo di un certo rilievo soprattutto se dovesse collegarsi alla guerra in corso nel Levante e se lo Stato islamico cercasse e riuscisse a ripresentarsi come difensore del popolo libico contro i nuovi colonialisti, i “nuovi crociati” che vengono a riconquistare la Libia.

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