Istat: risale disoccupazione giovanile
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Italia aumentano i posti a tempo indeterminato, risale la disoccupazione giovanile, torna a crescere il Pil. E’ quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dall’Istat. Per il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, l’aumento in particolare degli occupati – 70mila in più a gennaio – è “un grande risultato”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Rimane invariato il tasso di disoccupazione, pari all’11,5%, ma il mercato del lavoro, in base agli ultimi dati dell’Istat, ha due volti contrapposti.
Aumentano gli occupati
Uno, incoraggiante, riguarda l’incremento dell’occupazione. A gennaio gli occupati sono 70mila in più. Cresce in particolare di 99mila unità, su dicembre 2015, il numero di dipendenti assunti a tempo indeterminato. Sono invece 28mila in meno quelli a termine. A completare il quadro la tendenza stabile degli occupati indipendenti.
Risale la disoccupazione giovanile
L’altro volto, preoccupante, si riferisce alla disoccupazione giovanile. Il tasso a gennaio è risalito portandosi al 39,3%, il valore più alto dallo scorso mese di ottobre. E’ disoccupato un giovane su 10.
Aumentano Pil e debito
Il Pil torna a crescere, dello 0,8%, dopo 3 anni di cali. I consumi interni, in aumento dello 0,5%, hanno compensato, in parte, la caduta della domanda estera. La pressione fiscale nel 2015 si attesta al 43,3% del Pil, il livello più basso dal 2011. Il debito italiano si attesta al 132,6% del Pil, il massimo dal 1995, circa 2.170 miliardi di euro.
L’incremento del numero di occupati dimostra che la riforma del mercato del lavoro sta producendo effetti positivi. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, l’economista Giacomo Vaciago:
R. – Soprattutto, il dato di gennaio è significativo perché c’è un primo gradino di riduzione della cosiddetta “decontribuzione” e, ciò nonostante, si riscontra un aumento di occupazione.Questo vuol dire che gli aspetti strutturali di miglior funzionamento del mercato del lavoro prevalgono sugli aspetti monetari che inducevano le imprese ad assumere persone.
D. – Ma risale la disoccupazione giovanile: gli occupati, di fatto, crescono soprattutto tra gli over 50 …
R. – Questo è un dramma: se i giovani rimangono disoccupati a lungo, poi non troveranno più lavoro! La quota di cui la disoccupazione è in aumento arriva fino ai 24 anni, cioè sono quelli che escono dalle scuole. Qui non è tanto il mercato del lavoro. E’ la buona scuola, la riforma del sistema scolastico con l’alternanza fabbrica-scuola, che dovrebbe in futuro – ma ci vorrà tempo – migliorare l’accessibilità al mercato del lavoro da parte dei giovani. Al momento, stiamo scaricando sui nostri figli tutti i problemi di inefficiente funzionamento del Paese.
D. – Il Pil, secondo gli ultimi dati dell’Istat, torna a crescere dello 0,8% dopo tre anni di cali. Come spiegare questo dato che, in realtà, presenta aspetti non così positivi?
R. – Gran parte di quell’aumento è avvenuto nella prima metà dell’anno. Il dato annuo nasconde il fatto che in corso d’anno la tendenza è per aumenti sempre minori: il quarto trimestre è il peggiore dei quattro del 2015. In altre parole, l’economia italiana inizia l’anno – un anno fa – in ripresa e questa ripresa s’affloscia nel corso dell’anno perché importiamo problemi irrisolti dal resto del mondo. Pensiamo alla Cina, le cui borse crollano nell’agosto del 2015, e che da allora fa da freno all’economia mondiale. Il 2016 è iniziato con una nota di pessimismo maggiore …