Al Qaeda in Iraq rivendica nuovi attentati

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Al Qaeda ha annunciato di aver ucciso, in Iraq, almeno 20 tra poliziotti e dipendenti del ministero della Difesa, rapiti nei giorni scorsi. L’organizzazione terroristica ha anche rivelato che sarà prossimamente pubblicato su alcuni siti Internet il filmato con l’uccisione degli ostaggi. Intanto, sulla drammatica situazione dei profughi iracheni si è aperta stamani, a Ginevra, la Conferenza promossa dall’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati. L’Agenzia delle Nazioni Unite ha sottolineato che sono più di 50 mila gli iracheni in fuga, ogni mese, dallo Stato arabo. L’emergenza riguarda anche numerose famiglie cristiane. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Molte famiglie cristiane di una zona meridionale di Baghdad hanno subito pesanti minacce da parte di gruppi islamici legati ad Al Qaeda. Questi movimenti fondamentalisti sostengono che i cristiani e gli appartenenti ad altre minoranze religiose sono “infedeli e nemici dell’islam”. In diversi casi, molte famiglie sono state costrette ad abbandonare le loro case. Gruppi di estremisti hanno lanciato esplicite minacce di morte e a molti cristiani è stata chiesta la conversione o il pagamento di un tributo. Si deve anche sottolineare che diverse persone minacciate si sono rivolte ad autorità della moschea del loro quartiere ricevendo “solidarietà e comprensione”. Ma la situazione resta grave e l’esodo continua: la comunità cristiana irachena, una delle più antiche del Paese, era composta fino a qualche anno fa da più di un milione di persone.

Cristiani in calo

Nel 2006, i cristiani dello Stato arabo erano scesi a 700 mila e tale cifra, in questi ultimi mesi, si è ulteriormente ridotta. In Iraq, intanto, la violenza continua a minacciare anche la libertà di stampa: una delegazione dell’Unione dei giornalisti iracheni ha partecipato ad un incontro tenutosi a Ginevra e ha chiesto al governo elvetico di intervenire per fermare il continuo “massacro” di reporter da parte di gruppi armati non identificati. Il segretario generale del sindacato, Moaud Allamy, ha dichiarato che sono in pericolo almeno il 40 per cento delle 5000 persone impegnate, in Iraq, nel mondo dei mezzi di informazione.

Saddam Hussein e la stampa

I giornalisti iracheni, presenti a Ginevra, hanno anche sottolineato che durante il regime di Saddam Hussein non era assolutamente garantita la libertà di stampa. Ma hanno aggiunto che la caduta del regime e la nuova fase, caratterizzata da un’ampia libertà di espressione, non sono state accompagnate da misure appropriate per garantire un’adeguata cornice di sicurezza. Attualmente, in Iraq, i giornalisti rapiti e non ancora liberati sono almeno 14.

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