L’Italia abbraccia Bergamo e ricorda le vittime della pandemia

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Si celebra oggi una speciale Giornata per conservare e rinnovare la memoria delle persone decedute a causa del Covid. A Bergamo, epicentro della crisi nella prima ondata, il premier Mario Draghi ha deposto questa mattina una corona di fiori al cimitero monumentale. Nel pomeriggio l’omaggio dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, alle vittime con la visita ai cimiteri di cinque parrocchie bergamasche di rito ambrosiano.

È il 18 marzo del 2020. Le strade silenziose e deserte di Bergamo sono attraversate, in un clima surreale, da una lunga colonna di mezzi militari. Trasportano bare dal cimitero cittadino, ormai al collasso, verso altri forni crematori. Quella drammatica immagine è l’emblema di una gravissima crisi sanitaria che, nella prima fase, colpisce soprattutto le persone più anziane. Per non dimenticare quella tragica pagina è stata istituita in Italia la Giornata nazionale in memoria delle vittime del coronavirus. Nel solo mese di marzo del 2020, nella provincia di Bergamo, sono morte 5.180 persone in più rispetto alla media mensile dei cinque anni precedenti. Quel dolore si ripete anche in questo tempo. L’Italia, alle prese con un nuovo lockdown, che coinvolge varie regioni, è infatti un Paese ancora scosso dall’emergenza sanitaria, da statistiche quotidiane che riportano nuovi casi di contagio e decessi.

Il programma della Giornata

Sono molteplici le iniziative promosse dal Comune e dalla Diocesi di Bergamo per celebrare la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus”. Il calendario delle commemorazioni si è aperto ieri, 17 marzo, con il Santo Rosario presieduto dal vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi. La “Preghiera per l’Italia” si è elevata, in particolare, per le persone che soffrono e per tutti coloro che, nei diversi settori della società, sono impegnati nella lotta contro il virus. Il programma prosegue oggi con una serie di eventi che si snodano a partire dalla mattina fino alla sera. Alla cerimonia commemorativa, prevista al Cimitero monumentale di Bergamo, prende parte anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Nel pomeriggio, all’ospedale Papa Giovanni XXIII, viene accesa la Torcia della Pace, fiaccola benedettina simbolo di luce, speranza e rinascita.

Tra preghiere e ricordi

La Giornata è anche una speciale occasione di raccoglimento. Alle ore 16 in particolare si tiene, al cimitero di Bergamo, una preghiera interreligiosa e interconfessionale alla presenza dei rappresentanti di diverse fedi e comunità religiose della città. Sempre nel pomeriggio l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, rende omaggio alle vittime, visitando i cimiteri di cinque parrocchie di rito ambrosiano della diocesi di Bergamo. Tra le varie iniziative in programma, anche l’inaugurazione della mostra fotografica “Primavera”, con scatti realizzati durante il lockdown dal fotografo Lorenzo Zelaschi. Immagini e fotografie che sono una indelebile testimonianza di quei dolorosi giorni. La serata è poi scandita dal suono della campane “a morto”. Un triste rintocco che, dalle parrocchie della diocesi di Bergamo, raggiunge case, ospedali e luoghi di lavoro con l’invito di sostare per un momento di preghiera. Alle ore 20,30, nella parrocchia di Maria Immacolata nel comune di Carenno, monsignor Delpini celebra, inoltre, la Messa in memoria di don Adriano Locatelli, sacerdote della parrocchia morto a causa del Covid il 19 marzo del 2020.

Nella prospettiva della Risurrezione

La Giornata odierna è anche l’occasione per “ricordare tutti i morti che in quei giorni tragici non abbiamo potuto salutare come avremmo voluto”. È quanto  sottolinea don Angelo Riva, parroco della chiesa di Maria Immacolata nel comune di Carenno. A Vatican News il sacerdote, tornando alle drammatiche immagini di un anno fa, ricorda che, a causa del Covid, è morto anche suo padre. Il modo di salutare le vittime, afferma, è “quello di vivere la memoria nella prospettiva di vita e di Risurrezione“.

R. – Ripensare a quelle immagini, e sapere che fra quei carri c’era anche il mio papà, fa sempre una certa impressione…

Un’immagine, quella dei carri militari con le bare, che ricorda momenti tragici. E che si collega a questa Giornata del 18 marzo, un’occasione per ricordare tutti i morti che in quei giorni non è stato possibile salutare come si sarebbe voluto…

R. – Il modo di salutarli è proprio quello di vivere la memoria in quella prospettiva di vita e di Risurrezione. Penso che pregare e ricordarli, nella luce della Risurrezione, diventi davvero quel modo per ricordarli con autenticità. È un po’ regalare la carezza del Risorto alle loro morti avvenute drammaticamente.

In questa Giornata in memoria delle vittime, l’arcivescovo di Milano rende omaggio alle vittime visitando i cimiteri di cinque parrocchie di rito ambrosiano della diocesi di Bergamo, tra cui quella di Carenno….

R. – Accogliere l’arcivescovo di Milano non vuol dire solo accoglierlo come metropolita, ma significa accoglierlo come un uomo testimone della speranza e della Risurrezione. La gente semplice e umile della mia comunità dice che è bello accogliere monsignor Delpini, perché è un uomo che davvero riesce a dare speranza, a dare un incoraggiamento alla luce del Vangelo.

La serata di questa Giornata è scandita dal rintocco delle campane a morto per ricordare le vittime della pandemia. Ancora oggi, purtroppo, si continua a morire a causa del Covid…

R. – Purtroppo il suono delle campane alle ore 20 delle parrocchie, in tutta la diocesi di Bergamo e anche in altre parti d’Italia, ci ricorda che questa campana continua a suonare per tanta gente. Tante famiglie sono attraversate dal dolore del Covid. Mi auguro che quei rintocchi, che ci ricordano la morte dei nostri cari per il dramma della pandemia, ci aiutino a recuperare la dimensione della carità. C’è il rischio, a mio parere, che il dolore – lo dico per esperienza rispetto a quanto vissuto lo scorso anno – ti aggredisce talmente tanto che rischia di renderti egoista. Il rischio è di rinchiuderti totalmente nel tuo dolore. Il rintocco della campana – che ci ricorda l’evento avvenuto un anno fa, ma che si rinnova ancora in questi giorni e in questi mesi – deve aiutarci a capire che c’è una persona e ci sono dei familiari. Ci sono persone che davvero necessitano della prossimità di un credente che li sostenga con speranza. Quindi il farci prossimi diventa la dimensione della carità come superamento del dolore del Covid, ma anche come testimonianza della carità cristiana.

Tra i vari momenti della Giornata in memoria delle vittime della pandemia, è in programma anche la Messa alle ore 20,30, presieduta dall’arcivescovo di Milano monsignor Delpini nella parrocchia di Maria Immacolata nel comune di Carenno. Una celebrazione in memoria di don Adriano Locatelli, sacerdote morto a causa del Covid il 19 marzo del 2020…

R. – Nell’area di Bergamo sono stati 35 i sacerdoti morti a causa della pandemia. Ricordare un sacerdote vuol dire riscoprire l’interiorità e l’intimità della speranza cristiana. il sacerdote tutti i giorni, durante la Messa, dice queste parole: “Prendete e mangiate. Questo è il mio corpo. Prendete e bevete. Questo è il mio sangue”. Ricordare un sacerdote defunto vuol dire ricordarlo nel suo dono totale alla comunità in nome del Signore, perché in quel dono ha detto e dice che Lui è risorto.

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