© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Tra le aiuole ordinate, gli alberi ad alto fusto, gli arbusti, le piante decorative e la ricca vegetazione dei Giardini Vaticani, situati alle spalle della Basilica San Pietro, il chiarore delle fiaccole ha accompagnato ieri sera, in occasione della festività di Santa Marta, la tradizionale recita del Santo Rosario. L’iniziativa è stata promossa dal Vicariato della Città del Vaticano con la preziosa collaborazione dell’Associazione impegnata nel volontariato dei Santi Pietro e Paolo, in occasione del XXV anno di pontificato di Giovanni Paolo II.

 

(Canto Ave Maria)

 La processione “aux flambeaux”, alla quale hanno partecipato oltre 200 persone, ha avuto inizio nel piazzale dell’Eliporto, l’area adibita ai trasferimenti in elicottero del Papa a Castel Gandolfo ed in altre località prossime al Vaticano. Dopo la recita del I mistero davanti alla effige della Madonna di Czestochowa la sosta successiva è avvenuta dinanzi al monumento raffigurante l’apparizione, avvenuta nel 1531, della Madonna di Guadalupe all’indio messicano, San Juan Diego. Completato il suggestivo viale degli Olivi, la processione si è fermata prima dinanzi alla statua della Madonna di Fatima e, successivamente, davanti alla grotta della Madonna di Lourdes. Il V mistero è stato recitato di fronte alla Madonna della Guardia dove le suore carmelitane di clausura, volute dal Santo Padre come fiaccole oranti all’interno del Vaticano, hanno anticipato con una preghiera il canto del “Salve Regina”.

In chiusura mottetti mariani

La celebrazione si è conclusa con i mottetti mariani eseguiti dalla corale della pontificia parrocchia di Sant’Anna ed intramezzati dalla lettura, di Claudio Capone, del XXXIII canto del Paradiso. Sulla manifestazione di ieri, che ha voluto unire, nella preghiera, le “Marie” della vita contemplativa con le “Marte” della vita attiva, ascoltiamo la testimonianza di don Giorgio, uno dei sacerdoti partecipanti a questo significativo momento di spiritualità.

R. – Come tra Marta e Maria c’era un rapporto molto intenso, anche se due stili diversi di accogliere il Signore, penso che nella Chiesa tutti, chi lavora e chi si dedica alla vita contemplativa, debbano avere un’unica e comune radice, quella dell’attenzione alla presenza del Signore nella loro vita. Pensiamo al messaggio bellissimo di San Benedetto “Prega e lavora” anche se ovviamente ogni persona privilegia un impegno maggiore nella contemplazione o un impegno maggiore nella vita attiva, ma le due vocazioni non sono contrapposte ma sono riconducibili alla esperienza della fede.

Giardini e Rosario

D. – I giardini vaticani sono indubbiamente un eccezionale scenario per la recita del Rosario. Ma il teatro più importante è sicuramente quello del cuore. Come incastonare, dunque, questa preghiera tra le cornici dell’anima?

R. – La preghiera del Rosario è una preghiera molto semplice, anche se evidentemente è una preghiera che invita ad essere vissuta in profondità. La contemplazione dei Misteri ed il ripetere con intensità di affetto una lode alla Madonna, o un’invocazione alla Madonna, sono certamente qualche cosa che deve trovare nel cuore la sua radice.

La luce della fede

D. – La recita delle Litanie mariane al chiarore delle fiaccole disegna un tracciato illuminato dalla fede. Quale luce può proiettare la preghiera nelle nostre vite?

R. -La preghiera non ci dispensa dalla fatica di ogni giorno, dalle difficoltà che la vita porta con sé, a volte dagli smarrimenti, dalle sofferenze, ma nello stesso tempo la preghiera ci dà un punto di riferimento al Signore e quindi è un modo con cui noi cerchiamo di tenere saldo questo rapporto con il Signore attraverso le vicende di ogni giorno. La preghiera ci aiuta a vivere ogni esperienza con la certezza che il Signore accompagni i nostri passi nella gioia e nel dolore.

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