Fake news, mons. Viganò: cruciale verifica delle fonti
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
La 69.ma edizione Prix Italia, la rassegna internazionale promossa dalla Rai che premia il meglio delle produzioni internazionali radio, tv e web, si è aperta stamani a Milano con un incontro incentrato sul tema: “Il giornalismo al tempo delle fake news”. E’ intervenuto, tra gli altri, il prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede, mons. Dario Edoardo Viganò. La radio – ha affermato – svolge un ruolo importante nel contrasto delle fake news perché “con tempestività è possibile aggiornare, approfondire e rettificare le notizie”. Per fronteggiare il fenomeno delle fake news – ha sottolineato il prefetto – “occorre rimettere al centro la verifica delle fonti, meccanismo alla base della professione giornalistica. Il ricorso agli algoritmi non basta. Solo i giornalisti sono in grado di agire su questo versante”.
Podcast e testo relativi ad un passaggio dell’intervento di mons. Dario Edoardo Viganò:
Mons. Viganò:
“Tutti quei temi che sono particolarmente carichi di impatto emotivo sono perfetti per le fake news. La fake news funziona perché è credibile ma non è verificata. Credo che venga utilizzata in maniera strategica sia attorno ad alcune tematiche importanti, come l’immigrazione, sia in alcuni momenti particolarmente caldi di un Paese, come ad esempio le elezioni politiche. La fake news, in qualche modo, è un termometro regolatore delle dissonanze affettive e cognitive: si misura, se è utilizzata in maniera strategica, chi si lascia coinvolgere attraverso una fake news in una percezione di una realtà e chi invece è contro. Sulla misurazione poi si decidono le politiche e le strategie comunicative. Quindi, da questo punto di vista, la fake news è assolutamente un elemento forte, strategico per misurare anche alcune scelte sia comunicative sia politiche”.
Notizie false possono avere un grande impatto anche nella politica internazionale. Il giornalista Gerardo Greco, direttore del Giornale radio e di Radio 1 Rai, ha ricordato in particolare la figura di Paul Horner, morto ieri negli Stati Uniti e considerato “il re delle fake news”. Horner – ha affermato Greco – ha scritto e contribuito a diffondere false notizie che, secondo alcuni osservatori, hanno anche influenzato le presidenziali statunitensi vinte da Donald Trump.
Podcast e testo di un passaggio dell’intervento di Gerardo Greco:
Gerardo Greco:
“Paul Horner, un signore di Phoenix in Arizona morto ieri, era il più grande inventore di bufale americane del 2016. E’ colui che aveva messo in giro la voce secondo cui quanti contestavano i comizi di Donald Trump, erano pagati migliaia di dollari da alcuni comitati dei democratici. Lui stesso, poi, è stato intervistato e ha detto: “Secondo me Trump deve molto a me per essere arrivato alla Casa Bianca”. Si stupiva del fatto che nessuno fosse andato a verificare queste notizie che lui, dalla sua casetta in Arizona, si inventava ogni mattina e diffondeva in rete. Non tutte le informazioni sono notizie. Le notizie vengono distinte dall’autorevolezza, messe in fila dalla credibilità della fonte e da un sistema di check che non tutti posso fare. Si deve essere autorevole e l’autorevolezza si conquista ogni giorno sul campo essendo il più obiettivo possibile”.
Anche le elezioni politiche in Germania sono state precedute dalla circolazione di fake news. Questa diffusione di false notizie ha avuto un peso sull’esito della recente consultazione, caratterizzata dall’avanzata del partito di estrema destra “Alternativa per la Germania (Afd)”? Su questo interrogativo si è soffermata Cristina Giordano, giornalista di “Westdeutscher Rundfunk Köln”.
Podcast e testo di un passaggio dell’intervento di Cristina Giordano:
Cristina Giordano:
“Se questo è successo oggi è difficile dirlo: non ci sono dei dati certi, degli studi che possono in qualche modo comprovarlo. È emblematico però vedere che il partito Afd, diventato la terza forza politica del Paese con il 12,6 percento di consenso elettorale, sia poi la formazione che maggiormente ha cavalcato l’ondata delle fake news. E soprattutto su temi, come l’immigrazione e la sicurezza interna, che maggiormente si appoggiano a queste. Faccio un esempio: nell’agosto di quest’anno un gruppo parlamentare del Land del Württemberg dell’Afd ha aperto un’interrogazione parlamentare chiedendo che si facesse luce sul rientro temporaneo dei profughi in patria. L’interrogazione parlamentare si intitolava “profughi in vacanza nel proprio Paese di origine”. Questo titolo poi è finito sulla stampa locale. La Gazzetta di Stoccarda ha di fatto riportato proprio questo titolo nel proprio articolo e ha in qualche modo distorto l’informazione. In realtà, nel frattempo, l’interrogazione parlamentare ha avuto una risposta da parte del ministero che invece ha chiarito che questi rientri c’erano: erano un centinaio, ma erano dovuti ad altri motivi, chiaramente non legati alle vacanze ma a lutti famigliari, malattie in famiglia … Però l’informazione che è rimasta è stata quella”.
Il più potente antidoto contro le fake news – ha detto infine Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa – resta il “fact checking”, il controllo delle fonti.
Podcast e testo di un passaggio dell’intervento di Marcello Sorgi:
Marcello Sorgi:
“Il nostro è un lavoro che obbedisce a certe regole: il controllo delle fonti, il controllo incrociato, la verifica dei dati … Chi fa giornalismo in modo professionale lo fa in questo modo. Chi si informa, chi è un consumatore di informazione professionale, chi segue il giornale radio, chi segue i tg, chi la mattina legge i giornali, ha intenzione di capire effettivamente come stanno le cose e naturalmente non immagina che ognuno di noi dia una verità rivelata. Il lavoro che fa chi vuole informarsi è quello di confrontare delle versioni diverse e di trarne una sua conclusione. Chi preferisce i social forum naturalmente fa un lavoro diverso, più legato alle proprie sensazioni. E’ un modo diverso di rapportarsi alla realtà”.