Decreto Lavoro, il governo: aumenterà l’occupazione
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Comincia oggi in aula la discussione sul Decreto Lavoro, uno dei nodi cruciali delle riforme annunciate dal premier Renzi. Il testo, su cui il governo potrebbe porre la fiducia, deve essere convertito in legge entro il 19 maggio. E’ stato già modificato ma è ancora bersaglio di critiche da diversi partiti, tra cui Nuovo Centro Destra e Scelta Civica. Tra i punti più controversi l’abbassamento da 8 a 5, nell’arco di 36 mesi, delle proroghe per i contratti a termine. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il Decreto Lavoro farà aumentare l’occupazione. Il commento dell’economista Alberto Quadrio Curzio:
“E’ una buona soluzione perché, da un lato, flessibilizza la gestione dei contratti a tempo determinato, facilitando in tal modo le assunzioni, (appunto a tempo determinato) con particolare riferimento ai giovani, che rappresentano l’emergenza del momento; da un altro lato, non è una liberalizzazione con un carattere di anarco-liberismo che, certamente, non sarebbe coerente con gli impianti della normativa di lavoro del nostro Paese”.
Un milione e 130 mila famiglie senza redditi da lavoro
Ma i dati diffusi dall’Istat sono allarmanti: in Italia oltre un milione e 130 mila famiglie, tra cui 491 mila composte da coppie con figli, non percepiscono redditi da lavoro. Tutti i componenti attivi di questi nuclei, ovvero quelli che potrebbero partecipare al mercato del lavoro, sono disoccupati. Per alcune di queste famiglie le uniche fonti di reddito provengono da rendite da affitti o da indennità di disoccupazione. A preoccupare è anche l’andamento percentuale del dato. Il numero delle famiglie dove tutti i membri sono in cerca di occupazione, risulta in crescita del 18,3% rispetto al 2012.
Maggiori sofferenze al Sud
A soffrire di più è il Mezzogiorno ma l’incremento percentuale riguarda tutto il Paese. Ancora Quadrio Curzio:
“Il problema della crisi che l’Italia sta vivendo, è di natura molto seria ed è un problema che trova condivisione nella situazione grave di vari altri Paesi europei, cosiddetti periferici. Il contesto nel quale l’Europa sta gestendo le sue politiche economiche è un contesto criticabile. E mi auguro che le elezioni europee portino al successo delle forze europeiste ma allo stesso tempo adeguatamente improntate ad una politica di sviluppo e di crescita che riassorba la disoccupazione”.
“Spesometro” e controlli fiscali
Ed oggi, intanto, debutta lo “spesometro”, lo strumento a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per tracciare il profilo fiscale dei contribuenti italiani. Il controllo riguarda gli acquisti effettuati nel 2013 per un importo, pari o superiore a 3.600 euro, su varie voci di spesa, tra cui automobili, gioielli e viaggi. Quadrio Curzio:
“Andrà valutato sulla base dell’esperienza che si potrà verificare nel corso del tempo. In linea di principio è uno strumento giusto e, di fatto, – ripeto – la sperimentazione ci dirà se è adeguato alla situazione italiana. E se, da un lato, consente di ridurre l’evasione, ma da un altro lato non impianta una macchina complessa, anche per la tipologia dei contribuenti, che sono contribuenti leali”.
Il problema dell’evasione
“Il problema dell’evasione in Italia rimane grave – 100 miliardi circa di imposte evase – ma c’è da chiedersi quali siano le modalità che possano efficacemente portare al recupero di questa evasione. Aspettiamo, dunque, e vediamo se funziona questo meccanismo”.
Cambiano le dinamiche di consumo
Inevitabilmente cambiano anche le dinamiche di consumo. Secondo studi di Unimpresa, cinque famiglie su sette, nel primo trimestre di quest’anno, si sono recate almeno una volta al discount per risparmiare. Consumi in calo anche nel periodo di Pasqua, con una riduzione del 13,8 %.