Corona Care: il conforto dei Camilliani anche al telefono e su Internet
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews. In questi giorni di grande emergenza per il Coronavirus, sempre più persone pongono domande sul senso della malattia e cercano parole consolatorie. I Camilliani offrono il loro prezioso contributo anche tramite una piattaforma di ascolto e di attenzione.
È uno strumento per richiedere informazioni mediche, condividere dubbi e timori, cercare conforto e sostegno. Si tratta di “Corona care”, una piattaforma ideata in India e in più lingue che, grazie al supporto, offerto volontariamente da psicologi, medici, specialisti e religiosi, offre a chiunque ne abbia bisogno la possibilità di ricevere risposte, ad ampio respiro, sull’emergenza legata al coronavirus. Si può accedere a tale prezioso servizio tramite il sito https://coronacare.life. Aderiscono a questa rete mondiale di ispirazione cristiana diverse realtà, tra cui la Fondazione “Camillian Disaster Service International” (Cadis) e la “Catholic Health Association of India”. Su questa iniziativa si sofferma Marco Iazzolino, dell’equipe di Cadis:
R. La grande famiglia camilliana sta lavorando in tutto il mondo per prevenire o combattere, a seconda dei luoghi, quello che sta accadendo. Abbiamo oltre 400 presidi ospedalieri che lavorano anche per il Covid-19 e per tutte le cose che stanno andando avanti nel quotidiano. Non dimentichiamo che poi alla fine il Coronavirus è una parte importante e significativa in questo momento, ma ci sono tante altre malattie “normali” che colpiscono soprattutto i più poveri nel sud del mondo che continuano a provocare vittime anche peggio del Coronavirus. Al di là dell’impegno ordinario, sono state attivate varie iniziative. Una delle cose che stiamo facendo è la promozione del network “Corona Care”, una piattaforma informatica diffusa in tutto il mondo e attiva attualmente in 14 lingue, tra cui l’italiano, il cinese e il portoghese. Con questo strumento possiamo mettere in contatto la rete di volontari con chi chiama cercando a volte di rispondere alla richiesta di informazioni specifiche sul Coronavirus. Molte altre volte viene chiesto cosa sta succedendo e cosa accadrà in futuro. Essendo una rete cristiana, viene messo al centro il messaggio evangelico.
Su questa piattaforma, anche religiosi e sacerdoti offrono il loro contributo proprio per portare parole di sostegno e di conforto. Un contributo che si scandisce attraverso l’ascolto l’attenzione, l’amore…
R. – Non solo sacerdoti e religiosi ma anche tanti volontari come me, che sono ispirati dal carisma camilliano, cercano di portare un ascolto significativo e umanizzante alle persone che soffrono, non solo ai malati ma soprattutto a chi vive con angoscia questo tempo. Si cerca di portare conforto.
Cosa le stanno chiedendo in particolare le persone?
La prima domanda in assoluto è questa: come reagire di fronte al panico? E quindi come reagire alla paura e, soprattutto, come essere anziani senza essere un peso. La domanda che ci viene posta è anche questa: quando finirà tutto questo? Quando proviamo a dire che non lo sappiamo, oppure che bisogna aspettare una, due o tre settimane la replica è un’altra domanda: non c’è una data precisa? Bisogna allora lavorare sul senso della sofferenza. Non è semplice. Devo dire che in Italia sta aiutando molto, soprattutto per gli anziani ma non solo, la possibilità di vedere la Messa presieduta da Papa Francesco. Anche forme di pietà popolare fanno la differenza. Per esempio in alcuni paesi del Sud Italia si è cominciato a recitare il Rosario dai balconi.
La carità nel tempo del Coronavirus
In questo momento di dura prova legata al Covid-19, seppur con forme nuove, non si interrompono le opere di carità a servizio degli ultimi. Fratel Mariano Pio Servadei, religioso camilliano, che ricorda il quotidiano impegno assicurato, anche in questo periodo di emergenza, dal Centro di accoglienza San Camillo ad Acireale :
R. Ad Acireale viviamo la nostra esperienza di comunità legata al servizio mensa dei poveri. In questi giorni, non è possibile poter ospitare i poveri, accoglierli nella mensa perché si devono evitare assembramenti. Abbiamo comunque deciso di venire incontro alle esigenze di questi nostri fratelli più vulnerabili. E lo facciamo offrendo comunque il servizio pranzo dando un pacchetto con generi alimentari. Chi ha bisogno, viene a bussare all’ora del pranzo. Per coloro che vivono per strada offriamo, seppure con le dovute precauzioni, la possibilità di poter fare una doccia. Ed è anche attivo il servizio guardaroba. Stiamo sperimentando tanta Provvidenza: ci sono tante persone, tanti fedeli che ci stanno sostenendo. E ci sono attività commerciali che non possono vendere quello che avevano già acquistato e lo portano per sostenere questa opera di carità. In molti hanno accolto il nostro appello.
Dunque questo è un prezioso servizio. Si offre un pasto ma sono anche importanti le parole consolatorie in questo periodo così difficile…
R. Molte persone ci telefonano. Io e un altro mio confratello abbiamo dato la disponibilità per il servizio “Corona Care” al quale ha aderito anche la Fondazione camilliana Cadis. Abbiamo già sperimentato la dimensione dell’ascolto con le persone che ci circondano. Quello che mi ha colpito, e che mi fa riflettere molto, è che molti laici ci fermano per strada piangendo. Lamentano l’impossibilità di partecipare, per il momento, alla celebrazione eucaristica. E questo fa riflettere molto noi religiosi per questa grazia che abbiamo come consacrati: quella di poter offrire il sacrificio eucaristico non solo per noi, ma anche, come intercessori, per tutte queste persone che ci sono vicine spiritualmente.
Fratel Mariano, lei ha dato la sua disponibilità per dare un contributo attraverso la piattaforma “Corona Care”. Molte persone richiedono informazioni e, soprattutto, chiedono di essere sostenute. Questo è il momento in cui ha ancora più forza la pastorale dell’ascolto…
R. – Si, anche perché alla luce del nostro carisma camilliano, il concetto di salute si riferisce non solo alla salvezza, ma anche alla salute integrale che comprende tutti gli aspetti della persona. Lì dove non si può intervenire fisicamente, si deve salvaguardare il benessere spirituale e psicologico. Anche in questo vediamo come il nostro carisma può essere segno profetico, adattandolo a quelli che sono i segni dei tempi. Questo carisma di misericordia verso gli infermi continua ad essere esercitato anche attraverso quelle che si rivelano infermità spirituali, queste angosce e paure che la gente sta vivendo.
Come ha ricordato, c’è l’impossibilità di poter partecipare all’Eucaristia. Cosa dire Ai tanti fedeli che vivono questa situazione?
Non si sentano soli. Sappiano che si sono dei confratelli che hanno consacrato la vita per loro. Stiamo offrendo il nostro ministero spirituale per loro. Questo ci aiuterà anche a riscoprire anche il valore delle nostre case come chiese domestiche: dobbiamo mantenerci in questa comunione spirituale con il Signore vivendo gli eventi della giornata ed anche il peso della quarantena. Sono difficoltà non indifferenti. Tutto questo può essere anche un sacrificio spirituale che non sostituisce il valore insostituibile della comunione, dell’Eucaristia. Però aiuta ad essere partecipi con Cristo e in Cristo in questa situazione storica che stiamo vivendo. Ringraziamo poi il Signore perché oggi veramente si sta sviluppando quella che è la cosiddetta prossimità dei media. Ci sono nuove forme di vivere e di annunciare il Vangelo. Sfruttiamo anche questi mezzi che la Provvidenza ci dona attraverso l’ingegno umano per promuovere il bene, per essere alo servizio della Chiesa e di Cristo.
Si assiste ad una creatività evangelica…
R. Lasciamoci ispirare dallo Spirito Santo. Diceva San Camillo: ognuno serva il malato, lo Spirito Santo ispirerà. Siamo docili allo Spirito Santo che, nello scorrere dei tempi, ci ispira ad attuare diverse forme per annunciare la stessa Verità di sempre: Cristo Signore.