Comunicazione della Chiesa: identità e dialogo per ispirare fiducia
© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews: La Pontificia Università della Santa Croce promuove una serie di webinar sulla comunicazione della Chiesa. Un percorso on line, a cominciare dal 22 aprile, per riflettere sul ruolo dei comunicatori, in questo tempo segnato non solo dalla crisi sanitaria, e su come recuperare la fiducia dell’opinione pubblica.
Le radici e l’identità della Chiesa sono il punto di partenza e di arrivo dell’orizzonte verso cui si rivolge un convegno che lega le sfide della comunicazione a quelle dell’evangelizzazione. Si tratta del dodicesimo seminario professionale sulla comunicazione della Chiesa organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce e incentrato sul tema: “Ispirare fiducia. Comunicazione della Chiesa e vulnerabilità istituzionale”. A questo evento, che si snoda attraverso sei webinar a partire dal 22 aprile, partecipano oltre 500 professionisti del mondo della comunicazione provenienti da vari Paesi. Il programma del seminario si apre con una conferenza del professore Juan Narbona, docente di comunicazione digitale alla Pontificia Università della Santa Croce, che nel titolo pone una domanda cruciale: cosa sta succedendo alla fiducia? Al sesto e ultimo incontro on line, il 27 maggio, è previsto l’intervento di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, sul tema: “La sfida di comunicare la Chiesa”.
Ispirare fiducia
Il seminario è innanzitutto un’opportunità per riflettere sul ruolo della comunicazione e su come recuperare la fiducia del pubblico minata dai profondi cambiamenti culturali e sociali degli ultimi anni, ma anche da scandali e da incoerenze. Si è diffusa una cultura del sospetto verso i partiti politici, le istituzioni, i sindacati, i mezzi di comunicazione. Questo clima di sospetto sta toccando anche la Chiesa. Come allora recuperare e ispirare fiducia in questo complesso contesto? A queste e ad altre domande risponde a Vatican News Jordi Pujol, promotore del seminario e professore di Etica e Diritto della comunicazione presso la Pontificia Università della Santa Croce.
R. – È da tempo che ci rendiamo conto del declino della fiducia nelle istituzioni a livello generale: nelle banche, nei governi ed anche nelle istituzioni sociali. Ma questo sta colpendo anche la Chiesa. Ci si è resi maggiormente conto di questo con i casi degli abusi e quelli di corruzione. Questo crollo della fiducia bisogna capirlo fino in fondo e capire quale è il modo di affrontarlo.
Sono tre in particolare le prospettive che orientano il convegno…
R. – Partiamo dall’identità, dopo affrontiamo la vulnerabilità della Chiesa. Non si deve nascondere quello che non va bene. E poi vedremo come di nuovo ispirare fiducia. Queste sono le tre cornici che guidano il convegno.
Dalla parola comunicazione si ricava un altro termine importante: quello di comunione. Mettere in comunione è un aspetto essenziale della comunicazione. La trasparenza e la condivisione sono fattori fondamentali per generare fiducia. Anche il fatto di aprirsi al mondo può essere un tratto distintivo della comunicazione…
R. – Sarebbe un errore parlare soltanto tra noi, all’interno della Chiesa. Dobbiamo partire dalla nostra identità e arrivare a questa identità. Ma dobbiamo aprirci alla conversazione con gli altri e discutere con gli altri. Dobbiamo anche essere aperti a parlare delle nostre fragilità, delle cose che non vanno bene, delle perplessità sulla Chiesa. Questo è il ruolo della comunicazione. Non è una sorta di operazione di pubbliche relazioni per nascondere ciò che non va bene.
Quale è oggi la sfida centrale quando parliamo di comunicazione della Chiesa?
R. – Io penso che la sfida per recuperare fiducia è non avere paura di parlare, di aprirsi al confronto. È una sfida che porta al dialogo, ad una apertura.
Dialogo e apertura scandiscono un cammino lungo il solco tracciato, nel suo Pontificato, da Papa Francesco…
Penso che il Papa ci stia stimolando a questo. La Chiesa in uscita e in dialogo parte appunto da questo, dall’avere delle radici molto forti. E questo Francesco lo sta indicando con la sua vita. Il Papa, partendo da una vita di preghiera, ci esorta a non cadere nelle “malattie” che portano ad essere autoreferenziali, ma ad essere Chiesa in uscita , ad evangelizzare tutti gli ambiti della società.
La preghiera è la più alta forma di comunicazione perché porta all’incontro, al dialogo con Dio…
R. – Certo, con la preghiera possiamo dare del tu a Dio è questa è una cosa incredibile. Dio vuole avere questa comunicazione con noi.
Noi esseri umani, uomini e donne, siamo tutti fratelli e sorelle. Tutti fratelli sulla stessa barca…
R. – Questa unità non è uniformità. Ma è una unità fatta di differenze. È una unità di cuori.
Questa unità si manifesta anche attraverso la comunicazione…
R. – Penso che il binomio tra unità e comunicazione sia cruciale anche per comunicare la Chiesa.