Accordo tra Usa e Russia su tregua in Siria

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Siria si scorge  finalmente un possibile, atteso punto di svolta: Stati Uniti e Russia hanno raggiunto un accordo per una tregua che, nel martoriato Paese mediorientale, scatterà  al tramonto di lunedì prossimo, giorno in cui si celebra la festa musulmana di Eid al Adha. L’annuncio è stato dato a Ginevra al termine di una maratona negoziale di oltre 13 ore tra il Segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

Il primo scopo dell’intesa è la cessazione dei combattimenti, a partire da lunedì prossimo, per arrivare in futuro alla conclusione della guerra civile, che dal 2011 ha provocato più di 290 mila morti. Per favorire questo percorso che fa leva su una tregua immediata per avviare in seguito un processo di transizione politica e garantire la pace attraverso la via dei negoziati, è anche prevista una collaborazione militare e di intelligence tra Mosca e Washington. Il piano poggia, in gran parte, sulla capacità di persuasione che Stati Uniti e Russia potranno esercitare sui loro alleati. Mosca dovrà assicurare, in particolare, che il governo siriano rispetti i termini dell’accordo.

La priorità è isolare gli estremisti

Washington, da parte sua, dovrà convincere i gruppi di ribelli laici e moderati a rompere l’alleanza con le milizie di al Nusra e del sedicente Stato Islamico. Si tratta di un passaggio cruciale per la stabilità della regione mediorientale. L’accordo mira infatti a creare un asse strategico decisivo: quando le forze dello Stato islamico saranno isolate, le due superpotenze potranno, in futuro, combattere insieme contro le milizie jihadiste.

Su questa intesa Amedeo Lomonaco ha chiesto un commento al prof. Andrea Ungari, docente di Storia e teoria dei Movimenti politici all’Università Luiss Guido di Roma:

 

R. – Questo è senza dubbio un passo fondamentale. Bisognerà vedere se questo accordo terrà. Gli Stati Uniti hanno dato una precisa indicazione: è una tregua delle armi che deve durare almeno una settimana perché l’accordo poi prenda realmente vigore.

Le speranze nella nuova tregua

D. – Che cosa  può avere di diverso questa tregua rispetto a quelle passate?

R. – Aldilà di un impegno più preciso e più diretto da parte di Stati Uniti e Russia, credo che sia mutato anche il quadro internazionale di riferimento. Penso che la Casa Bianca abbia cominciato a comprendere come un accordo con la Russia diretto e chiaro sulla questione mediorientale adesso sia indispensabile per risolvere questo problema, in particolar modo per quanto riguarda la Siria. Tra l’altro, la diplomazia americana è riuscita anche in un capolavoro strategico che non era mai riuscito prima: fare andare d’accordo Turchia e Russia per la prima volta in secoli di storia. Quindi, forse, alla Casa Bianca è prevalso un atteggiamento un po’ più prudente, direi anche un po’ più intelligente nei confronti della Russia.

La questione della transizione politica

D. – Un accordo che poi dovrebbe prevedere anche una transizione politica in Siria per arrivare – si spera – alla pace attraverso la via dei negoziati. È questa la direttrice giusta per concludere questa pagina sanguinosa della guerra civile nel Paese mediorientale?

R. – Senz’altro è una via giusta anche se credo bisogna esser molto cauti. Spetterà sia alla Russia sia agli Stati Uniti di tenere a bada i propri alleati. La Russia, ovviamente, dovrà fare pressioni su Assad affinché cessi le ostilità e quindi controllare anche le milizie iraniane hezbollah che operano accanto al regime di Assad. E, dall’altra parte, anche gli Stati Uniti dovranno fare pressioni sui miliziani moderati per cercare di indurli ad evitare di continuare le operazioni militari. Quindi senz’altro è un accordo importante. Però aspettiamo con cautela di vedere come si svolgano poi realmente le operazioni sul campo.

Il ruolo degli alleati

D. – Per il completamento di questo processo di pace in Siria è dunque fondamentale anche il ruolo degli alleati di Russia e Stati Uniti. Da questo punto di vista, ci sono segnali confrontanti oppure ci dobbiamo aspettare il solito quadro complesso di intrecci difficili?

R. – Credo che le pressioni che la Russia può fare su Assad siano molto convincenti. Quindi Assad potrebbe essere indotto, quanto meno, a sospendere le operazioni militari. Certo, controllare tutte le milizie, tutte le variegate formazioni e truppe paramilitari che operano all’interno di questa sanguinosa guerra civile sicuramente non facile. Sarà compito degli Stati Uniti e della Russia cercare anche di capire quanto possibili o probabili iniziative da parte di cani sciolti di queste formazioni paramilitari possano influire sull’accordo di pace.

L’impegno comune di Usa e Russia

D. – Questo accordo può essere anche la premessa imprescindibile per un impegno congiunto da parte di Stati Uniti e Russia contro le milizie jihadiste dello Stato islamico…

R. – La speranza è che ci sia un accordo che, appunto, si estenda non solo alla questione siriana, ma che possa essere un’intesa un po’ più generale perché sia gli Stati Uniti sia la Russia hanno interesse ad una stabilizzazione del Mediterraneo. Una stabilizzazione che, appunto, parte dalla Siria ma  non si ferma in Siria.

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