Attentati di Madrid, si segue la pista Al Qaeda

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Le indagini degli inquirenti sui tragici attentati di Madrid si sono progressivamente spostate dall’organizzazione terroristica dell’Eta alla rete di Al Qaeda. Su questa nuova fase investigativa, ascoltiamo l’inviato de “Il sole 24 Ore”, Alberto Negri, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 Si tratta sicuramente di una svolta interessante anche se nessuna delle ipotesi viene ancora del tutto scartata. Si deve notare che il governo spagnolo ha mostrato un forte imbarazzo in questa occasione: aveva puntato immediatamente il dito contro l’Eta e poi, ha progressivamente spostato il mirino nei confronti dell’estremismo islamico.

La reazione del mondo arabo

D. – Come ha reagito il mondo arabo a questi ennesimi attentati?

R. – Il mondo arabo non ha reagito con stupore. La dimensione dell’attentato, fin dall’inizio, aveva fatto pensare in Medio Oriente che, dietro la strage di Madrid, ci fosse la mano di un’organizzazione diversa dall’Eta. La stessa difficoltà a rivendicare gesti di questo genere rivela comunque che è difficile tradurre atti di terrorismo così terrificanti in atti e azioni politiche; rivela anche, qual è il reale obiettivo e la vera natura del terrorismo: quella di mantenere in stato di shock e di insicurezza intere popolazioni e governi.

Terrorismo su scala globale

D. – E’ reale l’ipotesi di una fusione tra un terrorismo globale, come quello drammaticamente messo in atto dall’estremismo islamico, e organizzazioni che invece hanno una dimensione locale?

R. – Il terrorismo islamico nasce su base locale e poi assume una dimensione più estesa con la guerra in Afghanistan. Non è assolutamente da escludere che proprio questa organizzazione riesca a sfruttare quelle che sono le contraddizioni locali. Il terrorismo di al Qaeda non prende, infatti, soltanto spunto dall’Islam o dalle situazioni incancrenite del Medio Oriente, ma ideologicamente preme su quella che è una sorta di lotta antimperialista.

Diversi Paesi a rischio

D. – La tragica scia di orrore e odio potrebbe colpire in futuro altri Paesi e tra questi, quali sono più a rischio?

R. – L’Italia sicuramente – per dirne uno – è uno dei Paesi nel mirino, come lo sono tutti gli Stati occidentali che, in qualche modo, partecipano alla coalizione internazionale in Iraq. Si deve inoltre sottolineare un fatto: la maggior parte, finora, dei volontari reclutati da al Qaeda è sempre venuta dal Pakistan, dall’Egitto e dall’Arabia Saudita, tre Paesi che sono alleati degli Stati Uniti. Questo dato dovrebbe far riflettere l’amministrazione americana.

Minaccia incombente

D. – Come scongiurare adesso questa drammatica minaccia?

R. – Certamente la minaccia di al Qaeda ha una caratteristica inedita che è quella di essere globalizzata e di appoggiarsi su una rete economico-finanziaria importante; questo rende tale organizzazione sicuramente più pericolosa, ma forse, in futuro, anche più penetrabile di quanto non sia adesso.

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