Seminario “Dopo le guerre, il dialogo”

0
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

“Dopo le guerre, il dialogo. Posizioni e prospettive per la Caritas nell’area mediorientale, Terra Santa, Iraq, Iran, Afghanistan”. E’ il titolo del seminario apertosi ieri, a Roma, e promosso dalla Caritas italiana. L’iniziativa, che si conclude oggi, intende essere un’occasione per concordare linee comuni con le Caritas diocesane impegnate nelle zone di guerra.  Ma come promuovere, soprattutto in queste aree, la cultura della tolleranza e della riconciliazione? Ascoltiamo in proposito il direttore della Caritas italiana, don Vittorio Nozza:

Mi sembra importante individuare, in modo particolare, tre azioni che siano strumento per il dialogo e per la costruzione della pace. La prima è quella che riguarda le persone. L’azione di attenzione alla persona, a livello internazionale e a livello nazionale, fa sì che il dialogo diventi lo strumento attraverso il quale costruire sempre più realtà ‘ponti’ in grado, poi, di promuovere la pace. Una seconda grande azione è quella legata alle dottrine, alle religioni che vanno conosciute, comprese, ponendoci in forte ascolto dell’identità dell’altro. E la terza grande azione che riteniamo importante, che possa essere messa in atto, è quella con le istituzioni, attraverso una riscoperta dell’azione politica.

Dialogo tra Islam e cristianesimo

Nella tavola rotonda “Quale dialogo” alla quale ieri hanno partecipato, tra gli altri, il segretario della Commissione per i rapporti con i musulmani, mons. Khaled Akasheh e l’ambasciatore e direttore della sezione italiana della Lega musulmana mondiale, Mario Scialoja, è stato soprattutto messo in luce il valore del dialogo tra Islam e Cristianesimo. Ma da quali basi si deve partire per promuovere un incontro tra queste due religioni? Risponde l’ambasciatore Mario Scialoja:

R. – A partire dalla convivenza negli stessi Paesi. Il dialogo islamo-cristiano va avanti da tempo. Progredisce, forse lentamente, perché ci sono incomprensioni anche di carattere politico. Ma è l’unica strada da percorrere.

D. – Quali frutti può portare il dialogo interreligioso?

R. – I frutti certamente di una maggiore comprensione reciproca, di un maggior rispetto dell’altro e soprattutto la cooperazione su tutti quei temi nei quali le religioni hanno le stesse vedute.

**********

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *