Vicenda Ilva, intervista con mons. Santoro
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
La decisione del tribunale del Riesame sulla vicenda legata all’Ilva è “equilibrata” e va in una direzione – afferma il ministro del Lavoro, Elsa Fornero – “certamente positiva”. Ha accolto con soddisfazione questa decisione, che conferma il sequestro degli impianti a caldo di Taranto, finalizzato non alla chiusura ma alla messa a norma dello stabilimento, anche l’arcidiocesi di Taranto. Ma si devono evitare nuove contrapposizioni, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco l’arcivescovo della città pugliese, mons. Filippo Santoro:
R. – Il mio giudizio è positivo per questo obiettivo che non bloccasse il funzionamento dell’impianto, ma che garantisse il lavoro agli operai e poi anche che richiedesse un intervento necessario per migliorare le condizioni dell’ambiente e quindi della salute e della vita. Per cui accogliamo questa decisione della Magistratura con soddisfazione anche se la partita è tutta aperta, deve essere giocata fino in fondo.
Speranze dell’arcidiocesi
D. – Quali sono le altre mosse importanti di questa partita? Mosse che si aspetta l’arcidiocesi?
R. – In primo luogo noi desideriamo che l’unità che si è realizzata in questo tempo possa continuare. C’è stata un’unità di popolo, di persone che desideravano la difesa del posto di lavoro e la difesa dell’ambiente e della vita. Sembrava una conciliazione impossibile: i segni della Magistratura lasciano sperare che questo possa avvenire! E’ chiaro, ci sono frange che non concordano, ma gran parte della popolazione è in questa lunghezza d’onda. C’è stato poi anche un altro aspetto positivo: il rendere la questione dell’Ilva di Taranto e di Taranto un problema nazionale, che riguarda tutta l’Italia, tuta la comunità civile e tutta e tutta la comunità ecclesiale. Altro segno positivo è l’unità, in questa stessa direzione, sia del Comune, che della Provincia, della Regione e – a livello nazionale – dello Stato, che si sono impegnati in queste opere di bonifica.
Stanziati 336 milioni
D. – Il governo ha stanziato 336 milioni proprio per il risanamento, ma anche per realizzare opere pubbliche. Un’occasione anche di rilancio per Taranto?
R. – Questi milioni sono un inizio positivo di recupero. Il segnale positivo per Taranto è molto grande, perché la città ha dimostrato in questo tempo una grossa maturità. Sia gli interventi che vengono dal governo, sia lo stato d’animo delle persone, nella sua grande maggioranza, ci lasciano ben sperare in un inizio in cui noi non permettiamo che il lavoro sia minacciato e ancora non permettiamo anzi facciamo tutto il possibile affinché l’ambiente, la salute e la vita siano difesi.
Da superare le contrapposizioni del passato
D. – E anche che non si ripresentino contrapposizioni del passato che ne non hanno fatto in questa vicenda…
R. – Certamente nel passato ci sono state delle contrapposizioni per esempio una visione della fabbrica chiusa in sé stessa, semplicemente in un suo modo di produzione. E’ necessario un rapporto positivo e costante con la città. Abbiamo visto una disponibilità in questo senso e quindi un lavoro positivo, da parte della fabbrica, che si può realizzare. D’altro lato, c’è sempre una bandiera agitata da certi settori ambientalisti, ma a senso unico. Quello che noi desideriamo è che la difesa dell’ambiente vada avanti e l’abbiamo sempre sostenuta. E’ per questo che c’è stato l’intervento del Santo Padre, molto apprezzato nella comunità diocesana e in tutta la città di Taranto e la Regione. Quindi una valorizzazione delle risorse naturali e della natura che permettano alla città di vivere un inizio nuovo, un cammino nuovo di speranza.
La voce della Chiesa
D. – Dunque la voce della Chiesa è importante proprio per questo equilibrio tra salute e lavoro…
R. – Il massimo di questo equilibrio è stato l’intervento del Santo Padre. Quando sono entrato in diocesi, il 5 gennaio di quest’anno, nel mio discorso inaugurale ho messo in evidenza la compatibilità tra lavoro e della difesa dell’ambiente. Questi obiettivi sono stati poi ripresi tante volte e sono stati ripresi nei grandi riti della Settimana Santa. Vedendo tutte le persone unite intorno ai Misteri del Signore morto e risorto, ho detto: “Se questa unità che vedo qui, l’avessimo di fronte ai problemi della realtà, noi potremmo risolvere tutti i problemi!”. Quindi una concertazione e non una divisione. Lo stesso messaggio lo ho anche lanciato alla Festa del Patrono, San Cataldo, e c’è stata una risposta molto positiva e impegnata da parte dei sacerdoti, delle associazioni e dei movimenti laicali. Mi sembra siamo tutti contenti per il passo che stiamo dando. La partita – a mio parere – è però ancora aperta e dobbiamo giocarcela tutta, ma dando come comunità ecclesiale un segno positivo di presenza, di condivisione e di lavoro.