Giovani e lavoro, intervista con Barbara Chiavarino

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

La relazione tra giovani e lavoro in molti Paesi presenta molteplici criticità, acuite anche dalla crisi economica che alimenta disoccupazione e precarietà. In Italia, in particolare, sono urgenti – sottolineano associazioni e sindacati – regimi di tassazione agevolati e, soprattutto, strumenti che favoriscano l’accesso al credito. Un’opportunità, in questo senso, è costituita dai fondi europei per le piccole e medie imprese, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco la dott.ssa Barbara Chiavarino, esperta in tecniche di progettazione comunitaria per il reperimento di finanziamenti europei ed internazionali:

 

R. – E’ dal 2008, cioè dalla pubblicazione dello “Small Business Act”, che la Commissione Europea rimarca e promuove azioni per favorire l’imprenditorialità dei giovani. Ci sono due tipi di modalità: una prima tipologia, attraverso i fondi del Programma quadro per la competitività e l’innovazione, destinati alle micro e alle piccole imprese. Questi sono fondi che prevedono erogazioni, attraverso prestiti, e sono gestiti a livelli nazionali e locali. La seconda forma è l’iniziativa “Erasmus per i giovani imprenditori”, un’iniziativa che la dice lunga su cosa l’Europa pensa sia necessario che i giovani facciano. Cioè che i giovani abbiano degli scambi a livello europeo, prima di tutto, ma anche internazionale, con imprenditori del settore in cui vogliono aprire, che siano imprenditori con esperienza in altri Paesi europei.

Opportunità Europa

D. – Dunque, un programma ambizioso per far crescere l’Europa…

R. – Per l’Europa questo è fondamentale. Il fatto che si faccia esperienza, si crei un contesto europeo in cui la creatività viene promossa attraverso la mobilità, la conoscenza, la messa al centro dei talenti dei giovani. I giovani devono muoversi, devono avere questa opportunità per andare ad imparare fuori dal loro Paese che cosa si fa, per andare a scovare le eccellenze dove ci sono. In questo caso è come se un giovane, che sia fortemente motivato ad aprire un’attività, possa andare a fare un tirocinio spesato all’estero, presso un imprenditore affermato, a cui lui vuole – come si diceva una volta – “rubare il mestiere”.

Erasmus per giovani imprenditori

D. – Quali i passi da compiere per partecipare al programma “Erasmus per giovani imprenditori”, o per accedere ai fondi per piccole e medie imprese?

R. – Ci sono dei siti, per esempio: www.erasmus-entrepreneurs.eu del programma “Erasmus per i giovani imprenditori”; ci sono delle modalità per poter essere selezionati per fare questi scambi. Mentre invece, per quello che riguarda più in generale l’utilizzo di quella parte di fondi che sono i fondi del Programma innovazione e competitività, ci si rivolge invece ai punti di contatto regionali, nella propria regione o nella regione dove si vuole aprire un’attività.

Accedere ai fondi

D. – Quali i tempi per completare questo iter ed accedere ai fondi, a queste opportunità?

R. – Per quello che riguarda il passaggio attraverso enti locali, i tempi variano molto e bisogna vedere in che momento ci troviamo. Per esempio, questo è un momento in cui alcune regioni del Sud stanno promuovendo molti bandi, per favorire l’apertura di imprese da parte dei giovani. Per quanto riguarda invece i tempi del programma “Erasmus per giovani imprenditori”, normalmente ci vogliono più o meno tre mesi per avere la risposta.

Giovani aspiranti imprenditori

D. – Di che cifre si parla nel caso di fondi messi a disposizione per giovani aspiranti imprenditori?

R. – Dipende da che cosa il giovane imprenditore va a fare: si va da bandi di enti locali, che stanziano ad esempio 30 mila euro – parliamo sempre di “credito agevolato”, quindi di fondi che vanno restituiti – a cifre più alte, secondo il tipo di impresa e di attività che si vuole aprire. Invece, quando parliamo del progetto “Erasmus per giovani imprenditori”, gli importi sono inferiori, perché qui l’importo comprende tutte le spese vive connesse alla mobilità, secondo le tariffe che variano per Paese europeo.

Giovani e creatività

D. – Quali gli ambiti più interessanti per un giovane in cui investire oggi creatività, spirito imprenditoriale…

R. – Non si può fare a meno del web. Un altro elemento fondamentale è tutto quello che può essere relativo all’ambiente. Ma non limitiamoci però a pensare alla salvaguardia dell’ambiente, ovvero quelli che possono essere gli “strumenti per…”; ma dobbiamo saper anche reinventare le cose. Pensiamo ad un Paese come il nostro: come possiamo unire sempre meglio la salvaguardia dell’ambiente ed il turismo? Come facciamo ad unire a questo uno sviluppo locale che comprenda i prodotti di un territorio, ma anche la cultura di quel territorio? Riscoprendo radici, inventando modi diversi di fare turismo, per esempio anche attraverso progetti di “mobilità green”, come l’uso della bici. L’altro ambito è chiaramente quello del “social care” e qui mi riferisco a tutto quello che riguarda l’invecchiamento.

Rivoluzioni culturali e tecnologiche

D. – Quindi non solo cure, assistenza, sanità…

R. – Tutto quello che riguarda il nostro impegno per migliorare la vita di una popolazione come la nostra, che invecchia e che però resta longeva e quindi ha bisogno e vuole continuare ad esprimersi. Non penso solo all’ambito medico, ma parlo anche dell’industria legata all’entertainment e ad altri aspetti: dalla domotica [scienza interdisciplinare che si occupa dello studio delle tecnologie atte a migliorare la qualità della vita nella casa], a come può cambiare la casa, ad una rivisitazione dell’essere designer…

I giovani e lo spirito imprenditoriale

D. – I giovani europei, in particolare italiani, hanno spirito imprenditoriale?

R. – Se l’Italia sia il fanalino di coda oppure no rispetto ai diversi Paesi, io direi di no. Se pensiamo a tutte le domande che dal 2009 ad oggi sono state presentate – per esempio – per il programma “Erasmus per giovani imprenditori”, noi e gli spagnoli la facciamo da padroni. Direi che questo è un bel segnale della voglia di muoversi e della voglia di imprendere, di imparare dei giovani imprenditori italiani.

Dal progetto all’impresa

D. – Un consiglio pratico prima del passaggio cruciale dal progetto all’impresa…

R. – “Il tempo che si spende per sviluppare un business plan è impiegato bene, è veramente un grandissimo investimento, che ai giovani tornerà. Tanto più si è cercato di essere previdenti, accurati nei dettagli, nel mettere a punto la propria idea, tanto più si è preparati anche a gestire i cambiamenti inevitabili che ci sono in corso d’opera. Quindi, bisogna farsi aiutare, dedicare del tempo, pensare a che cosa si è capaci di fare davvero all’interno del progetto di impresa, perché le capacità che un imprenditore deve avere sono tantissime”.

Avere chiaro il tipo di business

“Deve essere chiaro a ciascuno che cosa sappiamo fare, qual è il nostro talento, qual è la nostra competenza; l’azienda la faccio da solo o la faccio in una società e con chi? Qual è la mia capacità finanziaria? E con una grande attenzione ai movimenti, ai flussi di cassa. Fondamentale è anche la scelta del settore e il modo di attuazione, quali sono gli strumenti che voglio utilizzare, e poi ancora, come differenzierò il mio business da un altro business simile, e che cosa posso fare io per inserirmi in quella potenziale area di lavoro, in cui è prevedibile che ci sia lavoro nei prossimi anni? Tutto questo bisogna averlo assolutamente presente”.

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