© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Entra nel vivo il viaggio in Europa del presidente statunitense, George Bush, per il 60.mo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Questa mattina il capo della Casa Bianca ha incontrato a Maastricht il primo ministro olandese, Jan Peter Balkenende, e poi ha visitato il cimitero americano di Margraten dove ha sottolineato il valore della libertà per l’umanità. Ma l’appuntamento centrale della giornata è previsto questa sera quando Bush si recherà nella dacia del presidente russo, Vladimir Putin. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

L’incontro si preannuncia carico di tensioni. Uno dei portavoce del governo russo fa sapere che “la cena nella dacia di Putin sarà fredda”. L’attuale fase di gelo nei rapporti tra Russia e Stati Uniti segue le dichiarazioni del presidente americano rilasciate ieri in Lettonia, dove Bush ha intrecciato alcuni orrori del passato con i timori del presente: “L’Europa e il mondo non dovranno più conoscere i drammi dei totalitarismi e delle dittature”; “l’occupazione sovietica dell’Europa dell’Est sarà ricordata come una delle più grandi ingiustizie della storia” ha detto il capo della Casa Bianca indicando la Bielorussia come “l’ultima dittatura presente in Europa”.

Democrazia antivirus delle dittature

“Bisogna diffondere la democrazia affinché la vittoria della pace sia duratura”, ha aggiunto Bush riconoscendo le responsabilità degli Stati Uniti per quanto accaduto nell’Europa dell’Est dopo la seconda Guerra mondiale.Bush ha anche condannato l’accordo di Yalta del 1945 tra il suo predecessore Roosevelt e il leader dell’ex regime sovietico Stalin per la divisione dell’Europa. Il presidente statunitense, che ha elogiato i popoli baltici per aver resistito durante una “lunga veglia di sofferenza e speranza” durata cinquant’anni, ha  poi detto che il nuovo governo iracheno costituisce un esempio di transizione riuscita da una dittatura alla democrazia. La reazione del presidente russo non si è fatta attendere: “Il nostro popolo – ha detto Putin – ha liberato 11 Paesi europei dai nazisti. Altro che invasione – ha rimarcato il capo del Cremlino – sottolineando che l’URSS sbaragliò tre quarti della macchina bellica di Adolf Hitler”. Nei confronti degli Stati Uniti Putin ha anche lanciato un preciso monito: “La democrazia non si può esportare con armi e dollari”.

Intervista con l’opinionista Giulietto Chiesa

Si prospetta, dunque, all’insegna della tensione l’incontro di questa sera a Mosca tra Putin e Bush. Molti osservatori concordano sul rischio di una nuova guerra fredda. Sostiene questa tesi anche l’opinionista del quotidiano “La Stampa”, Giulietto Chiesa. L’intervista è di Amedeo Lomonaco:

R. – Potrebbe essere l’inizio della nuova guerra fredda, perché le dichiarazioni Condoleeza Rice e di Bush hanno rilasciato sulla fine della seconda Guerra Mondiale e sul fatto che la Russia deve accettare l’ingresso della democrazia americana nei suoi confini, sono provocatorie per Mosca. Le dichiarazioni di Putin a caldo lo testimoniano. Questo significa un inasprimento inevitabile – io credo – delle relazioni tra Russia e Stati Uniti e in generale tra Russia e Occidente.

Clima teso

D. – Sarà dunque un clima molto freddo quello di domani durante le celebrazioni per il 60.mo anniversario della fine della seconda guerra mondiale?

R. – Sì, sarà un clima assolutamente gelido. Non si capisce a questo punto per quale ragione Bush abbia accettato di venire a celebrare l’anniversario della vittoria e poi rilasciare queste dichiarazioni. Bisogna anche capire quali saranno gli effetti politici. Uno di questi sarà il prevedibile avvicinamento tra Russia e Bielorussia fino, probabilmente all’unificazione, dei due Paesi. E se ci sarà una federazione, toccare la Bielorussia sarà equivalente a toccare la Russia. Il gioco potrebbe allora diventare estremamente grave.

Bush e la Bielorussia

D. – Quanto c’è di vero nella dichiarazione di Bush, secondo cui “la Bielorussia è l’ultima dittatura in Europa”?

R.- Se la Bielorussia è una dittatura, anche la Russia è una dittatura. Bisognerà quindi trarne le conseguenze da questa affermazione. Se la Russia non è una dittatura, non è una dittatura neanche la Bielorussia. Mi pare che l’affermazione sia del tutto irresponsabile e piena di conseguenze gravi.

Il ruolo di Putin nello scacchiere europeo

D. – Qual è allora il ruolo di Putin nello scacchiere politico europeo?

R. -Putin è un elemento centrale dell’equilibrio europeo. Bisognerà semplicemente decidere se si vuole andare allo scontro con lui o no. Si tratterà di vedere se l’Europa si fa trascinare in questa avventura pericolosa oppure se l’Europa adotterà un’altra linea di comportamento verso tutto il problema della cosiddetta “esportazione della democrazia”.

Foto:

By White House photo by Eric Draper [Public domain], via Wikimedia Commons

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