Vaticano, documento su economia: “Il denaro deve servire, non governare”

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© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Si intitola “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones” il nuovo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale che raccoglie “considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario”.

Le tematiche economiche e finanziarie, per progredire “sulla via di un benessere per l’uomo che sia reale ed integrale”, devono legarsi ad una chiara “fondazione etica” e al necessario “connubio fra sapere tecnico e sapienza umana”. E’ questa una delle premesse che orienta il nuovo documento: “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario”. Si tratta di considerazioni, approvate da Papa Francesco, che ne ha anche ordinato la pubblicazione.

Documento presentato dal card. Turkson e da mons. Ladaria

Alla presentazione del testo, nella sala stampa della Santa Sede, sono intervenuti il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. All’incontro con i giornalisti hanno preso parte anche gli economisti Lorenzo Caprio, professore di Finanza aziendale all’Università Cattolica e Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università “Tor Vergata”. Quest’ultimo, ai nostri microfoni sottolinea che il sistema economico alla fine gira sulle scelte dei cittadini che consumano e risparmiano. E quindi – aggiunge il prof. Becchetti – potremmo sempre di più imparare “a votare con il portafoglio”, cioè a premiare con le nostre scelte quelle aziende che sono all’avanguardia nel creare valore sostenibile.

L’amore al bene integrale è la chiave dello sviluppo

Facendo riferimento alla Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, nel documento si sottolinea che “l’amore per la società e l’impegno per il bene comune sono una forma eminente di carità, che riguarda non solo le relazioni tra gli individui, ma anche “macro-relazioni, rapporti sociali, economici, politici”. La chiave di un autentico sviluppo è “l’amore al bene integrale, inseparabilmente dall’amore per la verità”. Per promuovere tale sviluppo è cruciale “il discernimento etico”. E la Chiesa – si legge ancora nel documento – “riconosce fra i suoi compiti primari anche quello di richiamare a tutti, con umile certezza, alcuni chiari principi etici”.

Mondo governato ancora con criteri obsoleti

Il documento prende in analisi anche la storia recente del tessuto economico mondiale. “La recente crisi finanziaria – si sottolinea – poteva essere l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria, neutralizzandone gli aspetti predatori e speculativi e valorizzandone il servizio all’economia reale”. Nonostante “sforzi positivi a vari livelli”, non c’è stata “una reazione che abbia portato a ripensare quei criteri obsoleti che continuano a governare il mondo”.

Lucrare è deplorevole

Un fenomeno inaccettabile  “è lucrare sfruttando la propria posizione dominante con ingiusto svantaggio altrui o arricchirsi generando nocumento o turbative al benessere collettivo”.  E tale prassi è particolarmente deplorevole, dal punto di vista morale, “quando il mero intento di guadagno da parte di pochi – magari di importanti fondi di investimento – mediante l’azzardo di una speculazione volta a provocare artificiosi ribassi dei prezzi di titoli del debito pubblico, non si cura di influenzare negativamente o di aggravare la situazione economica di interi Paesi”.

Economia e cultura dello scarto

A destare preoccupazione, in particolare, è il dilagare, anche in ambito economico, di quella che Papa Francesco definisce “cultura dello scarto”. “E’ in gioco – si ricorda nel documento – l’autentico benessere della maggior parte degli uomini e delle donne del nostro pianeta, i quali rischiano di essere confinati in modo crescente sempre più ai margini, se non di essere esclusi e scartati dal progresso e dal benessere reale, mentre alcune minoranze sfruttano e riservano per sé soltanto ingenti risorse e ricchezze, indifferenti alla condizione dei più”.

L’egoismo fa pagare a tutti un prezzo troppo alto

In un contesto segnato da profonde disuguaglianze è necessario un ripensamento dei modelli economici. “É perciò giunta l’ora – si osserva nel testo – di dar seguito ad una ripresa di ciò che è autenticamente umano, di allargare gli orizzonti della mente e del cuore, per riconoscere con lealtà ciò che proviene dalle esigenze della verità e del bene”. É sempre più chiaro che” l’egoismo alla fine non paga e fa pagare a tutti un prezzo troppo alto”. L’economia non deve essere vista come uno strumento di potere ma di servizio: “il denaro – si sottolinea nel documento – deve servire e non governare”.

Nuove forme di economia

Operatori competenti e responsabili sono allora chiamati ad “elaborare nuove forme di economia e finanza, le cui prassi e regole siano rivolte al progresso del bene comune e rispettose della dignità umana, nel sicuro solco offerto dall’insegnamento sociale della Chiesa”. In particolare, si sente la necessità di intraprendere una riflessione etica su “taluni aspetti dell’intermediazione finanziaria, il cui funzionamento, quando è stato slegato da adeguati fondamenti antropologici e morali, non solo ha prodotto palesi abusi ed ingiustizie, ma si è anche rivelato capace di creare crisi sistemiche e di portata mondiale”.

Alla ricerca del bene comune

Per rimodellare gli odierni sistemi economico-finanziari, ciascuno di noi – si legge infine nel documento “può fare molto, specialmente se non rimane solo”: “numerose associazioni provenienti dalla società civile rappresentano in tal senso una riserva di coscienza e di responsabilità sociale”. Oggi più che mai, “siamo tutti chiamati a vigilare come sentinelle della vita buona ed a renderci interpreti di un nuovo protagonismo sociale, improntando la nostra azione alla ricerca del bene comune e fondandola sui saldi principi della solidarietà e della sussidiarietà”.

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