Vaccino, comunità Giovanni XXIII: sia prioritario per disabili e detenuti

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Dopo l’appello affinché le persone con disabilità siano inserite fra le categorie a cui somministrare subito il vaccino anti-Covid-19, la Comunità fondata da don Oreste Benzi chiede che la priorità venga data anche a chi vive in carcere. Ramonda: rispondere al grido dei più deboli.

I disabili devono essere vaccinati subito. A questo accorato appello lanciato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII per la somministrazione prioritaria del farmaco anti Covid sono seguite le confortanti dichiarazioni dal commissario straordinario per l’emergenza: “da febbraio – ha affermato ieri Domenico Arcuri – si comincerà a vaccinare gli over 80, i disabili e i loro accompagnatori”. Il presidente della Comunità fondata da don Oreste BenziGiovanni Paolo Ramonda, ha accolto positivamente queste parole. E ha lanciato a Vatican News un appello per un’altro specifico gruppo di persone.

R. – Siamo molto contenti perché ormai è un anno che le persone disabili e le loro famiglie vivono questa pandemia molte volte isolati. Hanno dovuto anche abbandonare per lunghi periodi la scuola, centri riabilitativi o attività sportive. Riteniamo che devono rientrare tra le categorie che abbiano un pass privilegiato. Tra l’altro, molti di loro hanno anche patologie correlate. Quindi ci sentiamo di essere voce di queste famiglie, dei loro ragazzi e di tante comunità come le nostre case famiglia.

La situazione più grave riguarda, in particolare, le persone con disabilità intellettiva che non possono prendersi cura della propria salute…

R. – Non possono perché non tengono la mascherina e non hanno la coscienza di tenere la distanza. E quindi c’è un rischio per loro di essere infettati o di essere a loro volta trasmettitori dell’eventuale virus. Riteniamo che si deve rispondere al grido dei più deboli, dei più fragili come sono tra l’altro anche tutti gli anziani.

E rispondere anche al grido delle famiglie che sono costrette a tenere i figli disabili a casa separati dal mondo…

R. – Sì, perché questi ragazzi hanno bisogno come tutti i nostri giovani di potere mantenere delle relazioni. Ma in questo anno, praticamente, sono stati privati di questo diritto fondamentale. Il vaccino, finalmente, potrebbe dare una risposta nel giro di pochi mesi e dare anche a loro la possibilità di poter tornare, gradualmente, ad una vita relazionale adeguata. Loro hanno come un blocco e l’handicap, a volte, limita le relazioni. Ma pensiamo anche ad un’altra categoria. Mi riferisco alle persone detenute nelle carceri. Anche loro ci stanno chiedendo di diventare voce presso il governo perché, magari dopo i disabili, possano avere un’attenzione particolare.

Quindi lanciate un appello al governo per un vaccino prioritario anche per le persone detenute…

R. – Certamente, dopo ai disabili anche loro lo chiedono. Chiedono attenzione perché, effettivamente, i luoghi chiusi sono pericolosi dal punto di vista della trasmissione del virus.

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