© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Catastrofi naturali, terrorismo, scandali finanziari, black out informatici ed energetici hanno reso il rafforzamento del risk-management, l’insieme delle strategie tese ad una efficace gestione del rischio, una priorità assoluta sia per le imprese che per gli enti governativi. In questo contesto, dove le emergenze, non più circoscritte ma sempre più globali, interagiscono con i processi di mondializzazione in atto, diventa centrale il risk-manager, emergente figura professionale che si occupa della prevenzione e della gestione degli imprevisti.

Forum su Risk manager

A tale nuova professione è stato dedicato, a Roma, il Ferma Forum 2003, incentrato sul tema: “Reagire ad un mondo di incertezze: il risk-manager in azione”. L’iniziativa, conclusasi ieri, è stata promossa dalla Federazione delle associazioni europee di risk-management (Ferma), ed ha tentato di analizzare quali sono i mutamenti, sul piano dell’economia mondiale e sul piano dei rapporti tra gli Stati, che possono aumentare, diminuire o prevenire i rischi nelle nostre società. Ma quale è l’interazione tra il rischio ed i processi di globalizzazione? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al professore di globalizzazione all’Università cattolica di Lovanio, Riccardo Petrella:

 

R. – La globalizzazione attuale, che è caratterizzata da principi tipici dell’economia capitalista di mercato, aumenta i fattori di instabilità. In particolare questa mercificazione globale della vita, sotto l’insegna della competitività, non fa altro che aumentare i fattori di insicurezza della nostra economia e dei rapporti sociali.

I rischi

D. – Lei ha parlato di rischi nell’era della globalizzazione: quali sono le emergenze più ricorrenti?

R. – I rischi più ricorrenti sono: l’adozione della guerra come metodo di soluzione dei conflitti; il mantenimento di una situazione di stato di povertà per quasi la metà della popolazione del mondo; il continuo degrado dell’ambiente; il problema della contaminazione sempre crescente delle acque; la questione degli alimenti tossici ed il cambio climatico legato all’uso non equilibrato delle risorse energetiche. Tutti questi elementi messi insieme fanno sì che dobbiamo aspettarci ulteriori “bombe” ambientali.

La figura del risk manager

D. – Volendo tracciare un quadro complessivo, abbiamo dunque un contesto generale caratterizzato dal fenomeno della globalizzazione, un fatto particolare, ovvero il rischio, ed una nuova figura, il “risk-manager” che dovrebbe proporre delle soluzioni. Ma chi è il “risk-manager”?

R. – E’ la persona incaricata in seno all’impresa di informare il top-management per prendere decisioni che consentano che l’attività possa essere proseguita con il minore danno e con il massimo dei benefici. Penso che il “risk-manager”, nell’impresa, debba contribuire a creare soluzioni necessarie affinché ci sia questo gestore collettivo della sicurezza in tutte le sue dimensioni.

Mercato ed etica

D. – Conciliando il mercato globale con i principi etici …

R. – Le logiche del mercato competitivo capitalista non sono mai conciliabili con i principi etici. E’ importante, però, che il mondo dell’impresa possa almeno essere confrontato con il problema dell’eticità.

Comunicazione cruciale

D. – Comunicare efficacemente il rischio diventa dunque necessario. Ma come è possibile sviluppare e promuovere la presa di coscienza collettiva di fronte alle emergenze che superano la dimensione locale?

R. – La migliore cosa è di far capire quali sono i fattori che creano questi rischi, ovvero la povertà, l’obiettivo del profitto a tutti i costi e la dominazione dei più potenti.

 

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